La partita da falso terzino e da terzino vero, un ottimo rendimento, la sensazione che il Napoli abbia (ri)scoperto una risorsa importante.
Un’altra grande partita
Abbiamo già scritto di Nikola Maksimovic dopo Napoli-Liverpool 1-0. Gli dedicammo un pezzo in cui celebravamo la fine dell’Ancien Regime del Napoli, attraverso la sua figura. Ieri abbiamo avuto una conferma, anzi due:
- Ancelotti si fida di lui
- È una fiducia ben riposta
Sono due punti importanti, perché inglobano il racconto di tutto ciò che ruota intorno al Napoli. Nella parabola di Maksimovic c’è tutto: c’è un nuovo approccio culturale al turn over e alla tattica – collettiva e individuale; ci sono diverse dinamiche di gestione del gruppo e dell’organico, inteso come spogliatoio e un elenco di asset tecnici ed economici; c’è la rinascita di un calciatore che non aveva avuto modo di mostrare il suo valore, quindi in realtà il termine rinascita è impreciso, Maksimovic è stato scoperto per la prima volta, è un giocatore costruito grazie a quest’ultimo periodo. Un vero e proprio nuovo acquisto.
Probabilmente, il punto finale è quello più importante. Se nel pezzo di tre settimane fa parlammo di Maksimovic per parlare del Napoli di Ancelotti, ora è giusto parlare del difensore serbo per quello che ha fatto, per quello che ha dimostrato in campo. A Parigi, Nikola ha giocato una partita di livello assoluto, contro il miglior attacco del mondo (o giù di lì). È stato asciutto in fase di chiusura e presente nella fase di costruzione. Soprattutto, ha risposto con autorità a tutti gli stimoli di Ancelotti.
Il finto terzino, il vero terzino
L’ha spiegato lo stesso tecnico emiliano nel postpartita: «Nel primo tempo usavamo la fascia sinistra per uscire dal basso, dopo il cambio di sistema del Psg abbiamo allargato Maksimovic per utilizzare l’altra fascia». Ha funzionato, perché dopo il primo periodo difficile della ripresa il Napoli ha ripreso in mano il possesso, anzi ha di nuovo depotenziato l’attacco del Psg.
Grazie a Maksimovic, alla sua duttilità, alla sua capacità di interpretare un ruolo di per sé composito (il finto terzino del primo tempo) e poi di cambiare registro, di diventare terzino destro più o meno puro. Di contenimento, certo non possiamo pretendere grandi azioni in sovrapposizione da un giocatore con il suo fisico, con la sua massa muscolare. Di certo, il Napoli non ha mai sofferto dalla sua parte. Che poi è anche quella di Callejon, anche questo aiuta per i meccanismi tattici, non c’è dubbio.
Tante opportunità
Il rapporto con il turn over di Ancelotti si esprime perfettamente nel lavoro in corso sul gioco di Maksimovic. Il tecnico esplora tutte le possibilità offerte dalla rosa al punto che i giocatori finiscono per costruirne ancora altre, tutte diverse. È una questione di fiducia che viene riposta e poi ripagata, e che permette(rà) al Napoli di essere ancora più vario nella sua proposta tattica.
Come detto, Maksimovic è un esempio perfetto. Ostracizzato nella scorsa stagione e riproposto, in questa, contro Liverpool e Psg. È un dato di fatto, incontrovertibile: Sarri non considerava il difensore serbo, Ancelotti l’ha schierato da titolare in due partite delicatissime, giocate contro due delle squadre più forti del mondo. Ha avuto e sta avendo ragione il secondo, oggi il Napoli ha una risorsa in più dal punto di vista numerico e tattico ed emotivo, perché un calciatore che sente di far parte di un gruppo è spinto a fare e dare di più per la causa della sua squadra.
Missione compiuta
Ancelotti sta riuscendo in ciò che De Laurentiis gli ha chiesto, in ciò che si era preposto – per un tecnico dichiaratamente aziendalista come lui si tratta di cose coincidenti. E non ha pregiudicato i risultati del Napoli, anzi i numeri compositi tra campionato e Champions League sono in miglioramento. È una sensazione di missione compiuta che non può fare altro che bene, perché insistere su certi punti è decisamente più facile quando c’è il conforto dei risultati, quando si percepisce che la strada intrapresa è proprio quella giusta.
In questo momento, Maksimovic ha già un minutaggio superiore rispetto a quello dell’intera stagione 2017/2018, fino a gennaio – ovvero quando decise di accettare il prestito allo Spartak Mosca. I suoi 286 minuti in campo rappresentano una sorta di reset rispetto a una grandissima parte dei dogmi che avevano ammantato il Napoli di Sarri. Ancelotti ha scelto la strada del cambiamento e la sta portando avanti con assoluta coerenza politica e strategica. Maksimovic e tutti gli altri compagni gli stanno rispondendo, soprattutto gli stanno dando merito e ragione. Anche, se non soprattutto, attraverso le loro prestazioni nelle grandi partite.