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Come gioca il Sassuolo: ambizione e possesso, il calcio identitario di De Zerbi

Appunti tattici sul Sassuolo: il nuovo corso si basa su un gioco ricercato, sofisticato, che pretende la costruzione da dietro, nonostante tutti i rischi.

Come gioca il Sassuolo: ambizione e possesso, il calcio identitario di De Zerbi

Le parole del tecnico

Ieri, Roberto De Zerbi ha presentato Napoli-Sassuolo in conferenza stampa. Le sue parole sono un manifesto programmatico rispetto al suo lavoro come allenatore dei neroverdi: «Noi non dobbiamo pensare a togliere qualcosa al 100% degli altri, piuttosto dobbiamo riuscire a dare il nostro 100%. Voglio vedere la stessa squadra ambiziosa che ha perso contro il Milan, certamente con meno errori».

Difficile inquadrare meglio, più compiutamente, il progetto di calcio e identità che il tecnico bresciano sta portando avanti nel club di Squinzi. In realtà, chi ha seguito il Benevento dello scorso anno sa già di cosa stiamo parlando: il Sassuolo è una squadra che va in campo per praticare il suo gioco, per imporre certi ritmi e certe dinamiche alla partita, indifferentemente dal valore dell’avversario, dalle sue scelte tattiche. Da questo punto di vista, De Zerbi è molto vicino al pensiero di Sarri: il Sassuolo ha certi principi, e da certi principi non si deroga. Mai.

Rispetto all’ex tecnico del Napoli, però, De Zerbi ha caratteristiche più liquide. Intanto, il sistema di gioco è un concetto laterale per De Zerbi: «Il calcio è questione di tempi e occupazione degli spazi. Noi ci schieriamo con la difesa a tre o a quattro in base alle circostanze, il nostro obiettivo è fare punti e e noi riteniamo che sia più facile farli attraverso un’organizzazione. Costruire da dietro, ad esempio,  prendiamo campo in maniera graduale, in modo che la squadra salga di blocco. Io preferisco far tenere quanto più è possibile la palla tra i piedi dei miei calciatori».

Attaccare il possesso

Da qui si capisce facilmente come la teoria si concretizza sul campo: il Sassuolo è una squadra che tiene molto il pallone, che comincia ogni azione partendo da dietro. Che rischia sulla pressione avversaria, perché l’esasperazione del possesso palla espone al pericolo di un errore. Una situazione che aumenta le sue probabilità quando i giocatori che costruiscono il gioco si chiamano Ferrari, Marlon, Rogerio. Insomma, è una scelta coraggiosa, che paga dividendi ma può anche comportare dei sacrifici. In questo momento, il Sassuolo ha il terzo miglior attacco del campionato e la terzultima difesa.

Non è una squadra offensiva in senso assoluta, però pratica un calcio ambizioso, che punta ad attivare i giocatori d’attacco con meccanismi consolidati, magari non identici e/o ripetuti, ma riferiti a principi chiari, definiti. Lo ha spiegato lo stesso De Zerbi: «Facendo partire il gioco dal basso, i vantaggi sono maggiori: se hai qualità lì davanti, la palla gliela devi fare arrivare pulita e non alta e sporca». Come detto sopra, sono concetti identitari: la strategia condivisa da De Zerbi e dal Sassuolo è quella di far crescere la qualità individuali dei calciatori – e di fare risultati, ovviamente – all’interno di un modello fisso.

Sta funzionando, anche senza un mercato scoppiettante (anzi, il Sassuolo ha perso due dei suoi leader, Acerbi e Politano) i risultati della squadra e dei singoli sono assolutamente positivi. Del resto, i neroverdi hanno perso solo contro Juventus e Milan. Come dire: ci può stare. E poi Berardi, Locatelli, Lirola, Di Francesco, Sensi: tutti calciatori che hanno iniziato bene la stagione, recuperando o trovando una dimensione migliore rispetto alle proprie qualità.

Il Napoli

Affrontare il Sassuolo e cercare di vincere la partita si traduce nella necessità della concentrazione. La squadra di Ancelotti dovrà cercare di accorciare con i modi e i tempi giusti sull’inevitabile possesso della squadra di De Zerbi; inoltre, sarà fondamentale che il dispositivo di gioco verticale e diretto pensato dal tecnico emiliano dopo il recupero del pallone non sprechi troppe occasioni. A meno di un cambio radicale di approccio, per cui il Napoli deciderebbe di giocare la partita per dominare il possesso, il Sassuolo proverà continuamente a muovere la difesa azzurra spostando il pallone. Per questo, come detto sopra, la precisione del pressing e del gioco di rimessa sarà fondamentale.

In difesa, Koulibaly e compagni dovranno fare attenzione alle combinazioni veloci guidate da Boateng, ago della bilancia tattico. L’ex Milan dovrebbe essere schierato come falso nueve fisico, per cercare un appoggio in avanti e il gioco di sponda in favore degli esterni e delle mezzali. È il piano partita classico di De Zerbi: costruire da dietro ed attivare la qualità degli uomini avanzati con connessioni rapide, da attuare con la difesa fuori posizione. Il Sassuolo, in pratica, ha segnato sempre così: tutte le realizzazioni dei neroverdi sono arrivate dall’interno dell’area di rigore, al termine di azioni elaborate. Un dato che vale più di tutte le parole di questo articolo. O che quantomeno chiarisce l’idea di calcio cui Ancelotti e il Napoli dovranno far fronte tra poche ore.

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