Il minuto limpido di Fabián Ruiz, l’ora opaca del Napoli, i venti minuti di Hamsik, la scarsa concentrazione di Zielinski
L’ora opaca
Sono quei sessanta minuti circa della partita in cui non si è visto granché, succede. Molta confusione, più agonismo che gioco. Succede. Molti errori da una parte e dall’altra. Tante giocate fatte a occhi chiusi ma nel senso peggiore del termine, un metro prima o dopo del compagno. Succede. Ma pur stando nell’opaco non si sono corsi particolari rischi, questo è un bene. L’ora opaca passa senza lasciare addosso alcuna scoria, perché il Napoli non ha mai rischiato, questo vuol dire essere tranquilli e consapevoli e sicuri. L’ora opaca è scivolata via, noiosa se vogliamo ma mai malinconica. L’opaco dura poco, o diventa scuro o torna azzurro.
Il minuto limpido
Il minuto limpido è quello in cui Fabián Ruiz recupera palla sul vertice sinistro dell’area di rigore, mi è piaciuta molto la determinazione con cui ha recuperato palla. La cosa più bella però è la velocità di pensiero del calciatore spagnolo, perché dal primo controllo al tiro passano una decina di secondi e tutto è stato perfetto; il modo in cui si è liberato di Behrami è strepitoso (anche se lo svizzero mi è sembrato un po’ ingenuo) e solo il pensiero rapido unito all’istinto può darti il coraggio di tirare in quella maniera con il piede che non è quello tuo naturale. Applausi. Aspettavo questo gol di Fabián, che ho seguito un po’ l’anno scorso, mi pareva strano che non fosse ancora arrivato. Limpido è quando ti metti in riva al mare e scruti l’orizzonte, e non vi è foschia, e non vi sono nuvole, e puoi immaginare luminose parabole. Una di queste si trova sotto la traversa, lì dove è caduto il tiro.
I venti minuti decisivi
Sono quelli in cui entra Hamsik. Un paio di minuti dopo l’ingresso dello slovacco la regia inglese – del canale su cui stavo guardando la partita – inquadra il campo dall’alto, mi è parsa interessante (impressionante) la maniera in cui la squadra si sia riposizionata in relazione a quell’ingresso e poi mi ha colpito il modo in cui Hamsik sia entrato in partita, come se stesse giocando già da prima. Ho sempre pensato che Ancelotti con il riposizionamento di Hamsik avesse avuto un’ottima idea, difendendola anche nelle partite il cui il capitano non aveva particolarmente brillato. Ho avuto ragione, e ne ha avuta Ancelotti. In momenti in cui molti nostri calciatori stavano perdendo lucidità (anche per stanchezza) lui ne ha tirata fuori tantissima. La lucidità è quando riesci a ragionare quando la ragione degli altri si appanna. La lucidità ti fa vincere.
I minuti strani di Zielinsky
Ho trovato Zielinsky uno dei giocatori meno concentrati ieri, forse per stanchezza o non lo so; lo scrivo da innamorato del modo di giocare del polacco. Avrò contato, solo nel secondo tempo, almeno sei o sette passaggi sbagliati, che questi fossero semplici appoggi o filtranti che avrebbero potuto far scaturire qualcosa di più, senza contare il gol sbagliato nel primo tempo e l’assist lanciato nell’area di rigore, nel punto in cui non c’era nessun compagno di squadra, dopo aver avuto tutto il tempo di guardare in mezzo e averlo fatto. Zielinsky ieri è stato il contrario della lucidità, che è quando anche il pensiero più semplice non si realizza, perché ostacolato da nuvole basse che salgono dai polpacci al cervello.
Il minuto commovente
Mi sono quasi commosso quando ho visto Calle con la fascia di capitano, perché se pure immaginavo che senza Hamsik e Insigne sarebbe andata a lui non sapevo come l’avrebbe indossata. L’ha indossata benissimo, e – francamente – si è trattato di un vero caso di onore al merito.
L’istante di stanchezza mia
Ancelotti è forse il miglior allenatore del mondo ed è persona molto intelligente e simpatica, forse non è il caso di sottolineare la sua bravura a ogni sostituzione azzeccata, perché è ovvio che sappia cosa fare, ma soprattutto non è il caso di enfatizzare anche il modo in cui dice cose tipo: “A me piace il prosciutto crudo”. Devo dire che l’eccesso m’affatica, che riguardi chi c’è o che riguardi chi c’è stato.
I 40 secondi
Sono quelli che passano dal tempo in cui Rog entra a quelli in cui il suo tiro entra in porta. Stupendi.
Il minuto perfetto
È quello in cui Koulibaly compie l’intervento perfetto su Lasagna, mi sono tornati in mente – tutti insieme – Paolo Maldini, Franco Baresi, Rudy Krol e Gaetano Scirea.
Ci vediamo a Parigi, ma prendendo a prestito e ribaltando le parole di Paolo Conte, possiamo sperare e cantare: “L’azzurro scaraventato dentro al campo, mentre tutt’intorno è Francia”.