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Erano già caduti dei pezzi del ponte Morandi, ma Autostrade aveva solo risarcito i danni

Un camion troppo pesante potrebbe avere dato il colpo di grazia al Ponte Morandi. La procura valuta di sospendere gli interrogatori. Il Secolo XIX intervista Zampini ma non gli chiede della foto

Erano già caduti dei pezzi del ponte Morandi, ma Autostrade aveva solo risarcito i danni

Due grossi pezzi di cemento si staccarono dal viadotto nel 2016, finendo sui veicoli parcheggiati sotto, appartenenti ad Ansaldo. La denuncia che seguì, diretta ad Autostrade, è agli atti degli inquirenti.

Autostrade risarcì i danni ma non segnalò alle autorità competenti

Autostrade, all’epoca, si limitò all’apertura di un sinistro assicurativo risarcendo i proprietari delle auto. Nessuno, però, venne informato del crollo, né la polizia municipale né i vigili del fuoco, come invece vorrebbe la prassi.

La procura si starebbe concentrando proprio sui “crolli minori” susseguitisi negli anni, per capire se potevano considerarsi avvisaglie del disastro e se Autostrade abbia dedicato ad essi l’attenzione necessaria. Gli investigatori avrebbero effettuato decine di sopralluoghi, nelle ultime ore, ed ascoltato lavoratori e residenti della zona proprio su questo punto: “Molti hanno confermato – scrive La Stampa – come i distaccamenti nell’ultimo periodo fossero aumentati in maniera significativa”.

A dare il colpo di grazia al ponte potrebbe essere stato un camion pesante

La nuova ipotesi degli investigatori, oggi su alcuni giornali, è da brividi. A dare il colpo di grazia al ponte Morandi già malato, con gli stralli deformati e l’acciaio al limite della tenuta, potrebbe essere stato un autoarticolato.

Un camion ben preciso: il Fiat Stralis della Mcm autotrasporti di Novi Ligure, precipitato nel vuoto assieme alle altre autovetture, il cui autista è sopravvissuto.

Il peso era grande, ma nella norma

L’ipotesi verrebbe fuori dalla visione dei video che riprendono il disastro: potrebbe essere stato proprio quel camion a spezzare il filo del ponte.

Quella mattina stava trasportando un rotolo di acciaio di 440 quintali, non molto inferiore al limite di legge, che è di 462 quintali. Un tir in regola, dunque, ma il più pesante che in quel momento transitava sul ponte. Alla guida c’era Giancarlo Lorenzetto, 55 anni, che, intervistato oggi dal Corriere della Sera, ricostruisce i minuti precedenti il crollo.

Tra le altre cose, l’autista dice che il ponte ha sempre ballato un po’ “ma io ho sempre pensato che fosse una cosa naturale”. Aggiunge pure, però, che “qualcuno però mi ha detto che il giovedì precedente al crollo oscillava più del solito”.

Fermare gli interrogatori?

La Procura ci starebbe pensando. Lo scrive La Stampa: “In queste prime settimane, nonostante ci si trovi di fronte alla morte di 43 persone, ci sono stati silenzi, omissioni, poca voglia di collaborare, scene mute. Una sorta di omertà che ai pm che indagano non piace. E che potrebbe portare alla decisione di fermare gli interrogatori anche e soprattutto per non perdere tempo ed energie e concentrarsi su altri aspetti di un’indagine lunga e complicata”.

Lunedì 24, il giorno prima dell’incidente probatorio, sono comunque previsti due interrogatori importanti: quello dell’amministratore delegato Giovanni Castellucci e quello del direttore del primo tronco Stefano Marigliani.

La bandiera della Superba sventola su ciò che resta del Morandi

Quella che fu la bandiera della Repubblica marinara genovese da ieri sventola sul Ponte Morandi. I vigili del fuoco che stanno lavorando per installare i sensori che dovranno monitorare la stabilità dei tronconi hanno collocato sul pilone più alto di ciò che resta del viadotto la rossa Croce di San Giorgio, in campo bianco: “E’ il simbolo della rinascita della nostra città che non si è mai fermata e grazie ai genovesi tornerà ancora più bella e più forte di prima”, ha commentato il sindaco Marco Bucci.

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Il Secolo XIX intervista Giuseppe Zampini ma non gli fa LA domanda

Gilda Ferrari, sul Secolo XIX, intervista Giuseppe Zampini, ad di Ansaldo Energia. 4145 battute (le abbiamo contate) sul caso Genova, ma neppure l’ombra della domanda che da giorni aleggia nell’aria in attesa di una risposta: perché rideva, Zampini, assieme a Giuseppe Bono, ad di Fincantieri, sotto le macerie del ponte, a distanza di soli 20 giorni dal crollo? Quale battuta era stata fatta, tale da scatenare una simile ilarità di fronte ai resti di un colosso che aveva ucciso 43 persone? Ancora nessuno lo ha chiesto ai diretti interessati.

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Giuseppe Bono, ad di Fincantieri, ride spassosamente con Giuseppe Zampini, ad di Ansaldo Energia. Sotto il Ponte Morandi, pochi giorni dopo il crollo

Autostrade torna sulla questione delle giornate di lavoro devolute alle vittime

Si trova a chiarire ogni giorno qualcosa, Autostrade, anche al pubblico che legge i giornali.

Oggi torna sulla polemica dell’appoggio garantito ai lavoratori che volessero devolvere una o più ore di lavoro alle vittime del crollo, di cui abbiamo parlato ieri.

“La raccolta fondi promossa a favore delle famiglie delle vittime della tragedia del ponte Morandi è un’iniziativa spontanea di alcuni dipendenti – si legge nella nota pubblicata sul sito web di Autostrade – nata dalla loro sensibilità. Si tratta dunque di un’iniziativa che la società ha deciso semplicemente di sostenere e supportare e che si realizza su base esclusivamente volontaria, attraverso la libera ed eventuale decisione di ogni lavoratore della società di devolvere il corrispettivo economico di una o più ore del proprio lavoro. Quest’iniziativa ovviamente non ha e non potrebbe mai avere nulla a che fare né con i contributi per le primissime necessità che la società ha già versato agli abitanti e ai commercianti della Zona Rossa, né con il piano di interventi per Genova dal valore di 500 milioni di euro che è stato annunciato da Autostrade per l’Italia in occasione della conferenza stampa del 18 agosto scorso a Genova”.

Torna ancora una volta il tema della sensibilità. Quella “sensibilità diversa” su cui ci siamo già soffermati nei giorni scorsi. Stavolta, la sensibilità diversa dell’azienda l’ha portata ad inserire, in maniera forse superficiale, nella nota del 13 settembre intitolata: “Le iniziative di Autostrade per l’Italia per la ricorrenza del primo mese dalla tragedia”. Sembra abbastanza logico che, posta così, la questione prestava il fianco a qualche polemica…

Foto di copertina tratta da La Repubblica

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