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Dal Times («Sarri, Chelsea non è Napoli») all’hashtag #SarriOut. Tutto il mondo è paese

Tensione dopo la prima sconfitta (alla prima partita). Il quotidiano: «La sua panchina diventerà sempre più calda». Primi malumori anche su Twitter.

Dal Times («Sarri, Chelsea non è Napoli») all’hashtag #SarriOut. Tutto il mondo è paese

Il Charity Shield

Manchester City-Chelsea 2-0 è solo un primo passo. Anzi, il primissimo passo dell’avventura di Maurizio Sarri a Londra, sulla panchina dei Blues. Sconfitta brutta e netta, poco da dire sul predominio del Pep Team. Allo stesso tempo, però, è già partito il tempo della psicosi. Tra i tifosi, ma anche sui giornali più prestigiosi. Esattamente come è accaduto a Napoli, dopo un’altra brutta sconfitta (contro il Liverpool, 0-5). Lo sappiamo, lo stiamo vivendo con i processi sommari alla squadra azzurra, e a Carlo Ancelotti.

Tutto il mondo è paese, dunque. Basta fare un giro su Twitter, dopo la partita persa in Charity Shield, la Supercoppa d’Inghilterra. Esiste e già si è diffuso l’hashtag #SarriOut. Ovviamente molti retweet sono di persone che criticano questo approccio radicale, questa forma di espressione che va ovviamente stigmatizzata. Non tanto per motivi di timing (sappiamo che il gioco di Sarri ha bisogno di tempo per essere metabolizzato da qualsiasi gruppo di calciatori), ma proprio per quanto riguarda l’infondatezza. Il Chelsea è passato sotto le dipendenze del tecnico toscano da pochissimi giorni, era impossibile pensare che il suo lavoro fosse visibile fin da subito. In ogni caso, questo è il link su Twitter per capire di cosa parliamo.

Il Times

Fosse rimasta una cosa di Twitter, quindi circoscritta a certe menti “da tifoso”, allora probabilmente non avremmo scritto questo pezzo. O magari avremmo affrontato la cosa prendendola più alla leggera. Il “problema”, più o meno simile a quello che stiamo vivendo anche a Napoli in queste ore, riguarda anche la pura narrazione sportiva. Ieri, Repubblica ha raccontato del grande impatto (in senso positivo) del Sarrismo nell’ambiente-Chelsea, prendendo spunto dai giornali d’Oltremanica. Questa mattina, invece, ci siamo imbattuti in un articolo del Times – una testata abbastanza importante – che scrive quanto segue:

«Per una volta, dopo una carriera vissuta nelle serie minori e poi esplosa grazie alla recente escalation, Sarri era il protagonista. In uno degli stadi più importanti del mondo. Come la maggior parte dei suoi colleghi in Premier, l’ex tecnico del Napoli è un ideologo: non modificherà il suo approccio al gioco in base alle caratteristiche del suo organico, non si discosterà dai suoi principi. Non cambierà il suo sistema per adattarsi alle risorse a sua disposizione. Jorginho, un’acquisizione di prêt-à-porter dal Napoli di Sarri, riempirà il ruolo di regista. I segni della sua influenza erano un po’ difficili da distinguere, ad essere onesti. In realtà è questione di tempo, sappiamo che il calcio amato e praticato da Sarri è una questione di lavoro e identità. Anche a Napoli il suo avvio fu molto lento».

«Tuttavia a Wembley Sarri ha perso un’occasione per mettere un trofeo nella sua bacheca. Non ha mai vinto alcuna competizione a Napoli, questo non gli ha impedito di essere un idolo. Ma non avrà la stessa indulgenza al Chelsea. Il suo duro lavoro inizierà da qui, ora che l’estate cederà il posto al fresco dell’autunno. E la sua panchina diventerà sempre più calda». All the world is a country, per usare una traduzione grossolana. Ma che rende l’idea, ben più di all the world over che in qualche modo veicola lo stesso concetto nella lingua di Shakespeare.

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