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L’ambizione difensiva del Napoli di Ancelotti

Come difende il Napoli di Ancelotti: l’approccio offensivo è una scelta del nuovo allenatore, che aumenta i rischi del modello usato nel passato.

L’ambizione difensiva del Napoli di Ancelotti

La difesa del Napoli funziona

Tre gol subiti in due partite, il Napoli di Ancelotti non ha un dato difensivo scintillante. Ma questa è una statistica grezza, che non basta a definire la forza di un dispositivo passivo. Quantomeno, non riesce a fare un’analisi completa della situazione. Sì, perché gli azzurri hanno già la quarta media più bassa di conclusioni concesse a partita (9), prima ci sono solo la Juventus, la Spal e la Fiorentina.

Considerando che i ferraresi hanno altri obiettivi e che i viola hanno giocato una sola partita, si può dire/scrivere che il Napoli ha una difesa quantomeno funzionante. Non perfetta, ok, ma funzionante. Anzi, funzionale agli uomini in organico, alle loro caratteristiche tecniche e fisiche al loro approccio al gioco. I numeri sono sostanzialmente invariati rispetto all’anno scorso: l’ultimo Napoli di Sarri ha chiuso la stagione con una media di 8.6 tiri concessi a partita.

Oltre i numeri, c’è anche un discorso di continuità tattica. L’ha spiegato Alfonso Fasano nell’analisi tattica del match contro il Milan: «Il Napoli ha un modello difensivo orientato sul pallone, cerca di recuperare il possesso muovendosi in base ai movimenti della sfera, un buon lancio ad aprire il fronte sul lato debole creerà sempre difficoltà in questo senso. È il dark side di un dispositivo che funziona, e che tutti adotterebbero se non avesse qualche criticità. È andata proprio in questo modo, i due gol subiti dal Napoli sono “strutturali”. Ovvero, nascono da grandi azioni pensate e costruite dal Milan per sfruttare i punti deboli del sistema difensivo di Ancelotti. Che, fondamentalmente, restano gli stessi di Sarri: come per il Napoli degli ultimi tre anni, un buon cambio di gioco può creare situazioni di grave inferiorità numerica». Nel pezzo c’era anche questa doppia gif decisamente significativa:

Come difende il Napoli

Al di là delle pure letture situazionali, il Napoli sta vivendo una fase di leggera transizione. La fase di recupero del pallone viene interpretata allo stesso modo rispetto al passato, ma con meno ossessività. In un’altra analisi tattica, pubblicata dal sito Ultimo Uomo, si legge: «I meccanismi di pressione restano ottimi, ma sono meno sistematici, anche perché Hamsik si è finora dimostrato meno bravo di Jorginho ad accorciare la squadra. I tempi delle sue uscite non sono sempre perfetti e il margine di manovra concesso a chi impostava l’azione è stato il principio dei tre gol subiti finora dalla squadra di Ancelotti».

È una scelta di Ancelotti, come si è visto nei giorni di preparazione a Dimaro e nei match amichevoli successivi: il Napoli in costruzione è una squadra che vuole scegliere come giocare, quindi anche come difendere, in base alla partita. In un pezzo pubblicato dal Napolista dopo il test match con il Borussia Dortmund, si parla di gioco di selezione anche in fase di recupero del pallone: «È un sistema abbastanza complesso, che modifica l’intera esperienza tattica del Napoli – senza però stravolgerla. L’ha spiegato lo stesso Ancelotti nel postpartita: “Abbiamo aspettato un po’ di più rispetto alle nostre abitudini e allora abbiamo rischiato meno. Oggi abbiamo deciso di stare leggermente più indietro rispetto alla gara contro il Liverpool. Non abbiamo ancora la condizione giusta per pressare sempre, e molto in alto, e allora abbiamo fatto qualcosina di diverso”».

Ancelotti ne faceva una questione di condizione atletica, visibilmente migliorata. E allora il Napoli ha ripreso a utilizzare un dispositivo aggressivo, forse meno ossessivo rispetto al passato (vedi sopra, la frase ripresa da Ultimo Uomo), ma comunque pensato per recuperare molti palloni in zona alta. Anzi, questo è stato l’obiettivo del primo cambio tattico di Ancelotti durante la partita, lo spostamento di Zielinski in posizione di trequartista/seconda punta per attaccare più velocemente Biglia.

Immagine tratta dal sito Ultimo Uomo

Dal punto di vista di schieramento e spaziature, questo atteggiamento si traduce in maniera automatica. Le caratteristiche del Napoli sono rimaste immutate nel modulo (4-5-1) e nella posizione in fase di non possesso. Sì, perché il baricentro continua ad essere molto alto: 53 metri, addirittura 13 in più rispetto ai 40 del Milan. Certo, la posizione costantemente avanzata dei terzini in fase attiva cambia qualcosa, più che altro li costringe ad un gran lavoro di recupero dopo la perdita del possesso.

I meccanismi e le scalate sono molto simili a quelli visti negli ultimi anni, e miglioreranno con il crescere della condizione atletica. Certo, c’è qualcosa che non funziona: come detto sopra, le nuove posizioni dei terzini durante il gioco offensivo creano spesso degli scompensi. Il Napoli aveva patito questo approccio contro Liverpool e Wolfsburg, ora la crescita fisica di Koulibaly e Albiol rende meno fragile la difesa in situazione di parità/inferiorità numerica. Una condizione che si crea spesso, e che il Napoli l’anno scorso cercava di evitare attraverso il possesso sincopato e la staticità di uno dei due laterali difensivi (soprattutto Hysaj). Ora Ancelotti ha voluto rendere più ambizioso il modello di gioco. Il tecnico emiliano ha scelto di praticare un calcio più verticale e di tenere molti uomini nella metà campo avversaria, sempre. Solo il tempo ci dirà se questa scelta radicale potrà portare giovamenti reali. Al momento, i risultati sono positivi.

Il gol di Immobile durante Lazio-Napoli. La difesa scappa all’indietro sul lancio lungo, ma Hysaj e Mario Rui partono da posizioni molo avanzata (la linea a destra); Hamsik, teoricamente centromediano, è in basso a sinistra, nel quadrato nero. Nel cerchio c’è la distanza ampia che si crea a causa della scappata all’indietro. Il Napoli non ha difeso male (Immobile era solo contro tre avversari in recupero) dal punto di vista concettuale. Ma ha concesso comunque il gol, partendo da una situazione letta in maniera approssimativa.

Conclusioni

Il Napoli è all’inizio di un nuovo cammino. Per usare una metafora: Ancelotti ha scelto di percorrere la stessa strada con un’automobile diversa. Forse meno precisa dal punto di vista della meccanica, ma potenzialmente più veloce, almeno nella sua lettura. Da qui i rischi difensivi, maggiori rispetto al recente passato. È un investimento sulla forza di questa squadra, che per il suo nuovo allenatore è veramente alto. Al di là delle dichiarazioni a mezzo stampa, le scelte fatte in campo da Carlo sono chiare, precise. Azzardate, perché ambiziose. Finora, numeri alla mano, è andata quasi bene. Col tempo, potrebbe andare anche meglio. Ma questa è solo una previsione.

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