La Lazio di Simone Inzaghi si presenta con Acerbi al posto di De Vreij, con Correa al posto di Felipe Anderson. Badelj sostituirà Lucas Leiva, squalificato.
Un mercato conservativo
La Lazio come il Napoli: pochi movimenti di calciomercato, operazioni mirate e tentativo di tenere i migliori. Per la società di De Laurentiis, missione compiuta; per quella di Lotito, situazione in evoluzione, con Milinkovic-Savic ancora in rosa a circa 30 ore dalla fine del mercato. Però, allo stesso tempo, ecco l’addio di De Vrij e Felipe Anderson. Tra l’altro, il difensore olandese è andato via a costo zero. Cosa sarebbe successo a Napoli se un calciatore così importante, e riconoscibile sui circuiti internazionali, fosse stato “perso” senza incassare nulla?
Tralasciando i commenti politici sul Napoli, andiamo sul campo. E vediamo com’è cambiata la squadra di Simone Inzaghi, arrivata quinta nello scorso campionato solo dopo lo “scippo” finale dell’Inter, una vittoria incredibile all’ultima giornata all’Olimpico di Roma. Al posto di De Vrij ecco Acerbi, uno dei difensori italiani più continui degli ultimi anni; per sostituire Felipe Anderson, è arrivato Joaquin Correa del Siviglia, vecchia conoscenza della Sampdoria; come integrazioni, infine, ci saranno Durmisi, Badelj e Berisha: il primo è un terzino sinistro di qualità offensive, il secondo è un metodista con un’ottima qualità di lettura del gioco, il terzo è un giocatore offensivo ibrido, un po’ esterno e un po’ trequartista. Si tratta di calciatori che, in qualche modo, ampliano e potenziano le alternative a disposizione di Inzaghi, senza però variare troppo la qualità della squadra rispetto al suo undici titolare.
Per Lotito e Tare, ripetiamo, un mercato conservativo: la cessione di Felipe Anderson (40 milioni al West Ham) ha foraggiato le operazioni in entrata, una grande offerta per Milinkovic-Savic avrebbe portato alla rivoluzione, ma per il momento nessun club è riuscito a soddisfare le richieste della Lazio. Che, contro il Napoli ripartirà dalle certezze della scorsa stagione. Con qualche variazione imposta.
Gioco offensivo e verticale
Quando abbiamo scritto della difesa del Napoli di Ancelotti, abbiamo raccontato così il gioco della Lazio: «È una squadra di grande intensità fisica, che coprirà il campo con accuratezza in fase difensiva e cercherà di essere pericolosa con uno strumento utilizzato lo scorso anno: il lancio in profondità alla ricerca dell’unica punta». In questo caso facciamo riferimento a Immobile, ma la realtà è più ampia: oltre al pallone nello spazio per il centravanti, Inzaghi è un tecnico attentissimo a sfruttare le caratteristiche dei suoi migliori calciatori. E allora il pallone lungo per Milinkovic-Savic (il miglior giocatore dell’ultimo campionato per rendimento nei contrasti di testa) è un’arma utilizzata in maniera sistematica, per poi attivare il resto del dispositivo offensivo.
La Lazio è una squadra verticale ed offensiva, che quando riesce a portare un pallone pulito nella metà campo avversaria diventa pericolosa. Grazie ad Immobile e a Milinkovic-Savic, certo, ma anche per merito di Luis Alberto, calciatore diverso dai suoi compagni d’attacco per approccio al gioco. Lo spagnolo è un uomo offensivo moderno, non ha una collocazione chiara di ruolo ma si sposta in tutte le zone del campo per supportare la manovra. È un calciatore intuitivo, rispetto ai movimenti del proprio corpo e del pallone; inoltre, ha un tocco ad alta precisione, l’ideale per cercare (e trovare) Immobile nello spazio. Non a caso, Luis Alberto è stato il miglior assist-man dell’ultimo campionato di Serie A, per lui 14 passaggi decisivi.
Assenze e contromisure
Al netto di possibili stravolgimenti nell’ultimo giorno di mercato, la Lazio che affronterà il Napoli è già fatta. Strakosha in porta; Acerbi in difesa al posto di De Vrij, con due tra Radu, Wallace e Luiz Felipe ai suoi lati; Marusic-Badelj-Parolo-Durmisi a centrocampo; Milinkovic-Savic e Luis Alberto alle spalle di Immobile. Mancano Lucas Leiva e Lulic, squalificati come Patric. Potrebbe esserci qualche altro piccolo dubbio (Badelj-Cataldi, ad esempio), ma la sostanza cambia poco. La Lazio vive un momento simile a quello del Napoli dal punto di vista dell’organico, la squadra è stata solo parzialmente rinnovata e non necessita di grandi cambiamenti. Per quanto riguarda il campo, questa sensazione è ancora più forte: se Ancelotti sta provando a dare una nuova dimensione tattica alla rosa che fu di Sarri, Inzaghi riparte da certezze consolidate. Quindi, da un atteggiamento reattivo rispetto alla partita e all’avversario.
In teoria, la Lazio è un avversario molto difficile per il Napoli. Soprattutto per il Napoli visto nel ritiro precampionato, una squadra ancora sbilanciata, che non ha ancora appreso – o comunque non è riuscita ad applicare – i meccanismi di copertura rispetto al gioco ambizioso e offensivo pensato da Ancelotti. Già la squadra di Sarri, nei due precedenti dell’ultima stagione, aveva sofferto le transizioni veloci degli uomini di Inzaghi, che con due grandi primi tempi avevano letteralmente azzerato la pericolosità offensiva di Insigne, Mertens, Callejon e compagni. In entrambi i match dello scorso anno, però, la differenza era stata tracciata nella ripresa, grazie ad un Napoli più concentrato nel possesso palla, più rapido nel verticalizzare, bravo ad approfittare del calo fisiologico degli avversari.
Lazio-Napoli 1-4
Ecco, anche per dopodomani si prospetta una partita di questo genere. La Lazio presserà molto senza scoprirsi troppo, per attivare le sue proverbiali contro-ripartenze. Il Napoli visto a Wolfsburg e a Dublino contro il Liverpool potrebbe soffrire questo atteggiamento, soprattutto nei primi minuti. La pazienza e l’attenzione difensiva saranno le chiavi per venire a capo della partita. Non sarà facile, ma un successo costruito con i dettami imposti da Ancelotti potrebbe dare una spinta importante all’entusiasmo di una squadra ancora alla ricerca della sua nuova identità.