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Callejon non muore mai (ma gioca sempre allo stesso modo)

Napoli-Carpi ci ha ricordato la qualità infinita di Callejon, bravissimo nella giocata finale. Allo stesso modo, però, ci ha mostrato che Ancelotti ha un’idea diversa dell’esterno destro.

Callejon non muore mai (ma gioca sempre allo stesso modo)

La febbre

Poco prima della partita Napoli-Carpi, l’account Twitter di Radio Kiss Napoli ha pubblicato una notizia in merito a José Maria Callejon.

Non vogliamo indagare sui retroscena, semplicemente possiamo limitarci a dire che il febbricitante Callejon ha poi giocato contro il Carpi, subentrando nella ripresa. E ha segnato un gol, e ha servito due assist.

È una metafora perfetta della sua carriera, soprattutto quella napoletana. Ne abbiamo scritto qualche giorno fa: «Nel 2015, l’arrivo di Sarri sulla panchina del Napoli sembrava dover essere il prologo all’addio di Callejon. Si parlava di inadattabilità, di inadeguatezza tattica, di una connessione impossibile tra il calcio di Maurizio e quello di José Maria. Ebbene, sappiamo com’è andata. È una condizione quasi inevitabile, per cui l’incontro con Callejon ti porta quasi immediatamente ad innamorarti di lui. Fino a cambiare qualcosa del calcio, fino a rivedere alcune delle tue convinzioni. Oggi siamo di nuovo nella stessa situazione, o giù di lì. Perché Callejon sembra un calciatore lontano dalle idee di Ancelotti, dal calcio secondo Carletto, dall’idea di esterno d’attacco che il tecnico di Reggiolo sembra già aver pensato su questa squadra».

Ebbene, anche ora sappiamo com’è andata: Callejon è entrato nella ripresa della prima amichevole vera. Ha segnato un gol, e ha servito due assist. Con la febbre.

Il gioco di José, il gioco di Carlo

Non muore proprio mai, José Maria Callejon. Si riprende sempre la sua scena, la sua fascia, la sua dimensione di intoccabile. Fa innamorare gli allenatori. Impossibile che un calciatore che segna un gol e ne serve altri de in 45′ non faccia innamorare un tecnico come Ancelotti.

Il problema, però, è che il Napoli del primo tempo è stato un altro Napoli. Non è stato il Napoli di Callejon, perché il pallone non viaggiava solo da sinistra a destra ma ha attraversato più volte tutto il campo. Il secondo tempo è stata una partita caratterizzata, anzi condizionata, dalla sua definizione di amichevole. Nel senso: per come era evoluto l’undici del Napoli, per come era cambiato quello del Carpi, si fa fatica a considerare attendibile quello che si è visto. Insigne centravanti, per dire: con Milik, Inglese e Mertens è difficile che possa avvenire quando inizierà il calcio vero.

Do you remember?

Callejon ha fatto il Callejon: perfetto calciatore d’ultima esecuzione, perfetta lettura dello spazio, il gol, l’assist, la furbizia, l’intelligenza, il piede caldo quando c’è da tirare in porta, servire un compagno smarcato, addirittura indovinare un sontuoso pallonetto. José non ha giocato tra le linee dei reparti e lontano dalla linea di fondo, come Ounas nel primo tempo. Non ha costruito, piuttosto ha finalizzato il gioco.

Ecco, la partita di ieri ci ricorda che il Napoli ha in rosa un calciatore fantastico, fortissimo. Uno che non muore mai, che sa essere determinante anche quando non te l’aspetteresti più. Allo stesso modo, questo calciatore è destinato a non cambiare, a non evolvere, quindi (forse) a non sposarsi bene con l’idea di gioco del suo allenatore. Sono cose che possono succedere, l’incompatibilità è possibile, nel calcio. A meno che qualcuno decida di rivedere la propria posizione, magari Ancelotti rinuncia all’idea di costruire anche a destra e si affida alla garanzia-José. Come ha fatto Sarri, che però partiva da concetti diversi. Vedremo come andrà, tra sperimentazioni in campo e idee di mercato. Qualora non dovesse cambiare niente, abbiamo visto già ieri sera come può andare a finire.

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