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La storia del calciomercato del Napoli: 1972, Zoff alla Juve e la svolta dei giovani

Allodi porta a casa il miglior portiere italiano per una cifra ridicola e Carmignani come contropartita tecnica. Il Napoli uscirà indebolito, ma metterà le basi per il ciclo di Vinicio.

La storia del calciomercato del Napoli: 1972, Zoff alla Juve e la svolta dei giovani

Seconda puntata – 1972/1973

Acquisti: Bruscolotti, Calosi, Canè, Carmignani, Damiani, Esposito S., Ferradini, Fontana, Mariani, Merighi, Motti, Nardin, Pulitelli, Ranieri, Rimbano, Umile, Vavassori
Cessioni : Altafini, Perego, Sormani, Trevisan, Vianello, Zoff

Doveva essere la rivoluzione dei giovani talenti, ma fu solo un paravento per le cessioni eccellenti di Zoff, Altafini e Sormani. Più quelle, meno dolorose, di Vianello, Trevisan e Perego che pure avevano dato il meglio per la causa azzurra. Nell’estate del 1972 i giornali tutti chiesero pazienza ai tifosi per il sacrificio dei tre campioni e si affidarono a titoli come “Napoli, cresci presto!”.

C’era aria di sovvertimento dello status quo: via i leader dello spogliatoio, ci si affidava ai giovani. Un po’ a torto ed un po’ a ragione. Perché è vero che arrivò un numeroso gruppo di “sbarazzine speranze” come Ferradini, Merighi, Motti, Pulitelli e Ranieri, ma anche giocatori che fecero poi le fortune del Napoli di Vinicio un anno più tardi. In questo caso gli arrivi di Bruscolotti, Carmignani, Salvatore Esposito e Vavassori furono elementi fondamentali per la rosa di “O’ lione”.

Dall’album “Calciatori” 1972/73

Sul traghetto, nella terra di mezzo tra la gioventù che non esplose e quella che poi esplose veramente, un’altra serie di giocatori già fatti, con esperienza di serie A alle spalle. Parliamo di Damiani (una sola stagione prima di far ritorno nel 1979-80), della sregolatezza di Mariani, della sicurezza che offriva Rimbano sulla fascia sinistra come alternativa a Pogliana, del ritorno di Canè preso dalla ‘saudade’ a Bari, della consapevolezza di Umile che avrebbe cercato il suo spazio nel parco attaccanti, della provata serietà di Calosi e Fontana e dell’affidabilità di un secondo portiere come Nardin.

Le perplessità

Napoli dei giovani, Napoli della linea verde, Napoli rivoltato come un calzino ed ogni giudizio sulla funzionalità della nuova squadra fu rimandato al campionato. Poche anche le speranze sorte con le prime amichevoli, qualche giovane appariva davvero acerbo, addirittura Motti proveniva dalla Primavera della Juventus mentre Merighi, Pulitelli e Ranieri avevano giocato a Reggio Calabria in Serie B. Il tifoso restava perplesso, mai sentiti tanti nomi nuovi, mai sentiti in tutti i sensi. Ai più scettici sembrava pretenzioso ed esagerato appigliarsi a loro per le speranze di creare un’ottima squadra, bisognava solo armarsi di comprensione e pazienza. Ed aspettare che maturassero.

Merighi

I giornali crearono ancora più confusione, c’era chi “gridava” che non bisognava pretendere l’impossibile, c’era chi diceva di non stroncarli alle prime prestazioni sbagliate o mediocri, c’era chi non aveva ancora mandato giù le cessioni eccellenti. Il solo filo che forse univa la stampa napoletana era l’idea che non bisognava mettere in soggezione gli interessati di fronte all’esigente pubblico del San Paolo. Tutto ciò, se si fosse verificato, avrebbe significato stroncare loro la carriera (come, purtroppo, accadde in qualche caso).

Bisognava solo mettere da parte il pessimismo e le preoccupazioni, del resto la svolta l’avevano voluta i dirigenti, di comune accordo con l’allenatore Chiappella. Tutte le operazioni di mercato furono condotte in prima persona da Franco Janich con l’avallo di Corrado Ferlaino. Alla resa dei conti i dati ufficiali parlarono di 39100 abbonati, uno dei minimi storici mai toccati dalla società azzurra. Oggi un dato del genere farebbe gongolare qualsiasi presidente.

Allodi in cambio di Zoff

Molti pensarono che, con le cessioni della coppia Zoff-Altafini, il Napoli incassò i soldi che servirono per fare questa ‘roboante’ campagna acquisti che portò sulle rive di Partenope ben 17 giocatori nuovi, un numero secondo solo alla sciagurata annata 1997-98. Nulla di più falso. Alla fine dell’estate Ferlaino e la società si ritrovarono con un passivo di 253.000.000 (ovviamente in milioni di lire). Cosa era successo in realtà? Allodi, che stava costruendo una grande Juve, riuscì a strappare i due ‘fuori classe’ a Ferlaino con la promessa che prima o poi sarebbe venuto a Napoli per fare lo squadrone da scudetto. Tutto questo non trapelò all’epoca, lo confessarono i diretti interessati quando effettivamente Allodi venne a Napoli per vincere lo scudetto. Tredici anni dopo quella promessa per farsi dare Zoff.

Zoff alla Juventus

Torniamo alle cifre. La magia di Allodi vinse e chiuse l’affare dando al Napoli 330 milioni liquidi più Carmignani in cambio di Zoff. Se il nuovo estremo difensore, il futuro ‘Gedeone’, aveva una valutazione media sul mercato che si aggirava intorno ai 250/270 milioni, ne deduciamo che il portiere della Nazionale fu dato alla Juve per circa 600 milioni. Ed il Napoli, cinque anni prima, aveva venduto Claudio Sala, un giocatore ancora tutto da fare ma di cui si intuivano le potenzialità, al Torino per 480 milioni. E tre anni dopo avrebbe acquistato Savoldi per due miliardi. Allora la domanda è lecita: si poteva incassare almeno un miliardo per Zoff? Crediamo di sì. Rimane, in sostanza, il grosso rammarico per aver venduto il miglior portiere italiano per una cifra quasi ridicola. In quanto ad Altafini, al brasiliano fu data la lista gratuita.

Tra gli acquisti di quella stagione spiccano i 110 milioni di Damiani ( solo per la comproprietà ), i 110 di Vavassori (più Vianello all’Atalanta), i 110 di Mariani ed i 105 per Ferradini, oggetto misterioso. Il riscatto di Umile e la comproprietà di Bruscolotti costarono 60 milioni, la comproprietà di Nardin solo 40. Tra Merighi, Motti e Pulitelli furono spesi altri 110 milioni. Fontana, Calosi e Rimbano arrivarono in prestito secco mentre Canè firmò un contratto a gettoni. Il vero colpo fu l’arrivo di ‘Ciccio’ Esposito, scambiato con Perego che passò alla Fiorentina. Il Napoli spese, quindi, 705 milioni mentre dalle cessioni ricavò solo 452 milioni, così ripartiti : 330 Zoff, 110 Sormani e 12 Trevisan.

Damiani e Rimbano durante Napoli-Torino

Alla fine del torneo, dopo qualche epurazione già al mercato di novembre (si veda Pulitelli, presentato come un bomber di sicura qualità), il Napoli finisce nono, il capocannoniere è Damiani con 6 reti. Ma vuoi mettere la soddisfazione di aver battuto la Lazio all’89 dell’ultima giornata togliendo loro lo scudetto già virtualmente cucito sulle maglie? La squadra di Chiappella sembrava l’Olanda, creò dieci palle gol e si vendicò dei biancocelesti che, all’andata all’Olimpico, avevano sbeffeggiato il Napoli con i gol e a parole. Quel giorno di maggio al San Paolo il centravanti era Cané. Forse il nuovo corso dei giovani non aveva funzionato.

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