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I Mondiali, le critiche ai giganti e i cronisti italiani del tifo

Questi primi giorni di Coppa del Mondo senza l’Italia ci hanno mostrato l’altra faccia del nostro giornalismo sportivo: ovvero, come parlare solo alla pancia dei tifosi.

I Mondiali, le critiche ai giganti e i cronisti italiani del tifo

La scelta della partigianeria

Lo scarso rispetto che c’è in Italia per l’impegno e per il lavoro delle altre nazionali (ed i conseguenti eventuali risultati), unito all’atavica invidia per i successi altrui, porta troppo spesso a sottostimare di proposito il valore reale delle squadre “nemiche”, fino ad emettere frettolosi giudizi, spesso smentiti successivamente dal campo. La partigianeria, ormai imperante nei media e nei social network, è infatti ciò che traspare in maniera più evidente in questo inizio dei mondiali di calcio, i primi senza l’Italia per la gran parte degli appassionati italiani, almeno per tutti quelli nati dagli anni’60 in poi.

Le critiche ai giganti

L’assenza della nostra nazionale ha quasi “obbligato” molti ad una scelta di campo. Ecco che ora in tanti gioiscono per la sconfitta della “odiata” Germania, per il pari del Brasile contro la Svizzera (sesta nel ranking mondiale, non una squadra di pellegrini), e persino per lo spettacolare pareggio della fresca “nemica” Spagna.

Allo stesso tempo si sprecano le critiche per la prestazione di queste “corazzate”, vagheggiando per questo motivo immaginarie mancate opportunità per l’Italia, semmai ai mondiali ci fosse arrivata. Naturalmente fingono di dimenticare le squallide eliminazioni della nostra nazionale negli ultimi due mondiali. E le prestazioni imbarazzanti nell’ultimo biennio, anche contro squadre di levatura molto modesta. E soprattutto dimenticando che le prime giornate del mondiale potrebbero essere poco significative sullo sviluppo finale del torneo.

Non a caso le strade di tanti mondiali del passato sono state lastricate di squadre capaci di vincere tutte le partite del proprio girone e poi uscire già agli ottavi. Oppure di squadre qualificate per il rotto della cuffia, e divenute poi finaliste se non addirittura campioni del mondo.

Argentina

Nel frattempo stranamente (ma non troppo) mezza Italia si è ritrovata all’improvviso tifosa dell’Argentina, cosa che nella storia non era mai accaduta, anzi.  Quando nelle sue fila giocava il più grande calciatore che la storia ricordi, la nazionale albiceleste era fischiata, insultata, quasi odiata. Oggi invece i media italiani analizzano minuziosamente (e quasi con affetto) tutto ciò che accade nel ritiro della squadra di Sampaoli, e quest’ultimo viene criticato e processato dagli stessi media come un Ventura qualsiasi. Si, processato. Perché si permette di continuare a tenere fuori squadra i due argentini più amati dalla tifoseria bianconera, Dybala e Higuain, che poi sono il vero motivo per cui quella mezza Italia si è appassionata alle vicende argentine.

Ci siamo ridotti a trasformare un mondiale (senza l’Italia) ad un affare di tifo per questo o quel giocatore. E gli azionisti di maggioranza del tifo italiano hanno scelto (e con loro anche i media italiani) da che parte stare. I processi a Messi ci possono stare. Ma sminuirne ancora una volta la carriera solo per iniziare l’ennesimo surreale paragone tra lui Paulo Dybala è quasi da Tso.  Analisi superficiali che servono solo a vellicare la pancia di certi tifosi, ma che non tengono in considerazione lo stato generale in cui versa la nazionale argentina già da qualche anno, con la qualificazione a questi mondiali afferrata per i capelli all’ultima occasione possibile. E di cui noi de “Il Napolista” avevamo già scritto qualche mese fa.

Golovin e il Napoli

Nella stessa ottica si inquadrano le lodi sperticate ad un certo russo Golovin, che da un momento all’altro per i media italiani è diventato il nuovo Pelé. Il tutto dopo una buona prestazione contro l’Arabia Saudita, nazionale al 67° posto nel ranking mondiale. Ma in realtà solo perché probabilmente durante la prossima stagione vestirà di bianconero.

Da oggi toccherà ai calciatori del Napoli fare il proprio esordio. Vedremo come i media presenteranno quattro tra i calciatori più rappresentativi della Serie A appena terminata. E con quale equilibrio gli stessi media racconteranno le loro performance. Solo allora capiremo se gli addetti ai lavori continueranno il loro lavoro di megafono del tifo italiano. Oppure se prima o poi torneranno al loro originale lavoro di cronisti.

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