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Il silenzio di Napoli sul merito di De Laurentiis di tenere il Napoli lontano dalla camorra

Le intercettazioni confermano l’esistenza di una zona grigia. Dilaga il papponismo – in tutti gli strati sociali – ma quasi nessuno parla dello sforzo di De Laurentiis per tenere il Napoli fuori da certi circuiti

Il silenzio di Napoli sul merito di De Laurentiis di tenere il Napoli lontano dalla camorra
De Laurentiis in un disegno di Fubi

Il Napoli lontano da Napoli

Quel che andava scritto sul tema, lo scrisse quattro anni fa – sul Napolista – Giampaolo Longo: “Ha i bilanci sani e non fa affari con la camorra: De Laurentiis è un pessimo imprenditore”. È un aspetto che non viene mai evidenziato di questa presidenza del Napoli. De Laurentiis, anzi, è spesso accusato di voler tenere il Napoli lontano da Napoli. Senza una sede, che di fatto è nei suoi uffici romani, con il centro di allenamento a Castel Volturno.

Sta di fatto che De Laurentiis opera da quindici anni in città, con l’impresa da sempre più discussa di Napoli, e non è mai stato coinvolto in alcuna inchiesta, intercettazione. Questa sua estraneità, in un territorio che è oggettivamente difficile, non viene mai evidenziata. In città è avversato da tanti tifosi, contro di lui è nato il fenomeno culturale e interclassista (è fondamentale questo passaggio) che meglio di ogni altro fotografa la città: il papponismo. Papponismo che è quasi più radicato nella presunta alta borghesia.

Le notizie dalla Procura

Le notizie che in questi giorni provengono dalla Procura e dalle cronache giudiziarie dei giornali, raccontano ancora una volta di quella zona grigia che da sempre circonda ciò che riguarda il Calcio Napoli. È storia vecchia, vecchissima. Che però ogni tanto ritorna. Ed è interessante notare come calciatori che sono stati in passato accostati a figure e a storie losche della città, successivamente hanno lasciato la maglia azzurra. Pensiamo a Lavezzi, ma anche a Paolo Cannavaro di cui abbiamo letto le ultime intercettazioni. E infine anche di Pepe Reina con cui va in scena da un anno un più o meno silenzioso dissidio con De Laurentiis.

Ovviamente per Reina non si profila alcun profilo penale. Ha prenotato il locale di tre imprenditori arrestati un anno fa e ora finiti di nuovo in manette. Ma emerge la volontà e lo sforzo di De Laurentiis di tenere il Napoli costantemente lontano da quella città rapace di cui parlò tre anni fa dopo l’eliminazione subita dalla Lazio in semifinale di Coppa Italia.

Il papponismo dilagante

Guidare il Napoli e tenerlo per quindici anni lontano da mari agitati, è un merito che in città praticamente nessuno gli ha mai riconosciuto. Tranne pochissime eccezioni. L’ultima, autorevole, è del coordinatore dell’anticamorra della Procura di Napoli  Giuseppe Borrelli. Anche i tifosi illustri – persino i legalitari – colpevolmente tacciono su questo aspetto, ingrossando le file del papponismo dilagante. Avversare De Laurentiis garantisce consenso in misura direttamente proporzionale all’intensità dell’avversione.

Non possiamo dimenticare l’ultimo episodio di domenica scorsa, con personaggi noti alle forze dell’ordine che hanno intimidito il giornalista Carlo Alvino reo di essere stato troppo blando in un’intervista a De Laurentiis. Non è certo un caso se allo stadio i cori contro De Laurentiis partono continuamente dai gruppi organizzati delle curve dove spesso – come documentato da inchieste – girano affari al di fuori della legalità.

E torniamo all’articolo scritto quattro anni fa da Giampaolo Longo: l’avversione di Napoli nei confronti di De Laurentiis è figlia anche di una sua estraneità a certi circuiti o a una sua testardaggine (chiamiamola così) nel voler i conti in ordine. Una delle frasi più ricorrenti in città nei sui confronti è: “vo’ magna’ sul’isso”. Da sempre fatichiamo a imbatterci in voci (anche autorevoli) che ricordino la posizione legalitaria di De Laurentiis, lo sforzo nel tenersi lontano dalla criminalità organizzata; mentre sul fronte del papponismo i cedimenti sono all’ordine del giorno. È un doppio binario che constatiamo con profonda tristezza.

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