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Il fascino e il timore del Chelsea, i dubbi di Sarri sul suo futuro

Il club di Abramovich è l’occasione della vita, un top club che coronerebbe meritatamente una lunga gavetta. Ma è anche un rischio elevato.

Il fascino e il timore del Chelsea, i dubbi di Sarri sul suo futuro
Sarri / Foto Matteo Ciambelli

Il bivio più importante

Che cosa farà Maurizio Sarri? Andrà via, come ha fatto intendere ieri in sala stampa, oppure resterà al Napoli? La domanda resta aperta. L’allenatore non ha ancora deciso. Chi lo conosce, lo frequenta, lo dipinge come un uomo roso dal dubbio. È davanti a un bivio importante della sua vita. Un’occasione che potrebbe anche non passare più. Ma che potrebbe pure rivelarsi la porta verso un fallimento personale. Fallimento ovviamente relativo all’esperienza londinese.

Non esiste il popolo di Chelsea

Il Chelsea, l’ambiente londinese – che poi dovremmo parlare di un quartiere, Londra non è Napoli – sono distanti anni luce da quello che il tecnico toscano definisce, con frequenza diventata ormai insostenibile, “popolo di Napoli”. Non sappiamo quale sia l’equazione fatta da Sarri, chi rappresenti questo popolo che lui cita continuamente. Non esiste un popolo di Chelsea. Non ci sarebbe lo spazio dialettico – né politico – al Chelsea di dichiarare che la scelta di puntare sul campionato è stata effettuata perché è la competizione più amata dai tifosi.

Le mire di Abramovich

A Londra, potremmo dire nel resto del mondo, gli obiettivi vengono concordati con la società che è pur sempre il datore di lavoro di un allenatore. Non certo con la piazza. Il Chelsea è un club ambizioso. Dove non si va tanto per il sottile. La retorica non fa presa, in special modo quella intrisa di populismo. Quando i Blues, con Benitez alla guida, disputarono e vinsero la finale di Europa League contro il Benfica, Abramovich non andò nemmeno in tribuna perché considerava il trofeo non all’altezza del club.

La libertà di De Laurentiis

Il giochino di Napoli, di avallare – speriamo inconsapevolmente – il malcontento nei confronti di De Laurentiis, a Londra sarebbe impossibile. In altri club contano i risultati e le priorità si stabiliscono con la società. In più, il presidente del Napoli avrà mille difetti ma è probabilmente il presidente che concede più libertà ai suoi tecnici. Non è un presidente smanioso di dire la sua sulla tattica, oppure di di fare la formazione. Concede una libertà che altrove sarebbe impossibile. Al punto che qui si storce il naso se a fine campionato critica la gestione della rosa. Napoli è un mondo a parte, e Sarri lo sa. Un mondo che lo ha incoronato imperatore e reso praticamente dogmatico. Sarri qui non si discute, si ama.

Il coronamento di una vita

Ovviamente il Chelsea è una destinazione affascinante. Sarebbe il coronamento di una vita nata sui campetti della periferia calcistica. Coronamento strameritato, peraltro. Perché Sarri in tre anni a Napoli ha mostrato un gioco affascinante ed efficace, ha incassato i complimenti dell’Europa calcistica. E ha raggiunto risultati storici, perché a Napoli tre qualificazioni consecutive in Champions non si erano mai viste. Ovviamente Londra sarebbe anche un rischio per lui. Il suo staff non lo seguirebbe, ricordiamo che i contratti con il Napoli – quindi anche dei suoi collaboratori – prevedono penali altissime in caso di dimissioni. Nessuno può permettersi di pagarle. Potrebbe portare con sé uno due persone, forse Beoni e Martusciello. E ovviamente non troverebbe un club disponibile ad aspettarlo chissà quanto tempo.

Sarri ne è consapevole. Non è certo uno stupido. È una scelta che fa legittimamente anche paura ad un uomo di quasi sessant’anni che fin qui ha avuto il Napoli come squadra più importante. Sarri sta lavorando anche a una sua permanenza. Dal punto di vista retorico ma non solo, Sarri è sinceramente legato a questa tifoseria e alla città.

Gli errori delle tre stagioni e le possibilità del Napoli

De Laurentiis, però, sia pure nella massima libertà, desidera non ripetere il canovaccio delle ultime tre stagioni. È questo il senso delle dichiarazioni del presidente, dichiarazioni che poi – come spiegato – sono state annacquate nel tutto e contrario di tutto. Di fatto, non c’è soddisfazione per la gestione della rosa, con troppi giocatori sottoutilizzati. Calciatori che sono stati pagati moltissimo, come ad esempio Maksimovic. Ma pure atleti che non sono mai stati presi in considerazione, come Ounas o il recente acquisto Machach. Per non dimenticare Inglese che non si è nemmeno aggregato al gruppo, o Verdi che ha preferito rimanere a Bologna dove ha giocato certamente di più. Ci sarebbe anche Younes, ma siamo di fronte a un caso originale.

Il diritto di scelta

Sarri potrebbe scegliere anche di rimanere a Napoli, anche se l’offerta economica di De Laurentiis al momento non è all’altezza di quella del Chelsea (tre milioni netti più uno di bonus in caso di qualificazione alla Champions). Ma il presidente vorrebbe una discontinuità rispetto al passato. Una maggiore valorizzazione del gruppo, e quindi di ciascun giocatore. Valorizzazione che ovviamente è avvenuta per alcuni elementi, come ad esempio Jorginho, Koulibaly, lo stesso Insigne che oggi hanno un prezzo che non avevano tre anni fa.

Insomma il messaggio di De Laurentiis a Sarri è: “Se vuoi restare, sono felice. Ma non così”. Le notti porteranno consiglio all’allenatore che in ogni caso meriterà un lungo, lunghissimo, applauso. Restando ai dati concreti, Sarri ha raggiunto il record storico delle tre partecipazioni consecutive in Champions. E non è affatto poco per un club come il Napoli, anzi è oro. Ma il Napoli non è né potrà mai essere il Chelsea. Ha altri paletti economici, si muove in un recinto diverso. Il tecnico ha tutto sul piatto della bilancia. Il diritto di scelta spetta a lui. Un diritto che si è conquistato sul campo. 

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