Camorra, Reina ai pm: «Pensavo che i fratelli Esposito fossero cambiati»

Il verbale delle dichiarazioni rese ai pm: «Non ricordo il motivo di quel bonifico di quei 15mila euro. Il codice etico del Napoli? Mai letto»

Reina

Reina in una foto di Matteo Ciambelli

«Non ricordo il perché di quei 15mila euro»

I quotidiani (Corriere del Mezzogiorno, Il Mattino, Repubblica) pubblicano il verbale relativo alle dichiarazioni rilasciate l’altro giorno da Reina ai pm Francesco De Falco, Enrica Parascandolo e Ida Teresi nell’ambito delle indagini  dell’antimafia sui tre fratelli Esposito indagati per interposizione fittizia di beni e sospettati di collusioni con la camorra.

Reina – che ha tenuto la sua festa d’addio in uno dei loro locali, a Coroglio e che non è indagato – ha detto di conoscere gli Esposito, credeva che fossero cambiati rispetto al loro primo arresto di un anno fa. Sapeva della condanna di sette anni in primo grado a Gabriele: «Pensavo che fosse cambiato, almeno così dicevano la moglie e i fratelli. Erano amici e quando furono scarcerati per la prima concessi loro il dubbio che non fossero persone cattive. Per me erano persone normali, li frequentavano a cena o in occasioni del genere, ad esempio a Ibiza quando venivano».

«Delle feste si è sempre occupata mia moglie»

C’è poi un bonifico di 15mila euro emesso nei confronti dei tre fratelli, bonifico di cui Reina non ricorda la causale. «Non mi ricordo – ha detto ai pm -. Probabilmente si sarà trattato di qualche altra festa da me organizzata. A maggio 2017 ho organizzato un’altra festa per mio figlio Luca e feci inviti per circa 200 persone. In questo caso ricordo di aver pagato solo lo champagne. In ogni caso delle feste in questione si è sempre occupata mia moglie».

C’è ancora un’altra fattura da 15mila euro su cui i pm indagheranno.

Reina ha raccontato che fu Paolo Cannavaro a presentargli i tre fratelli.

Sapeva della loro agenzia di scommesse in piazza Mercato: «Una volta ci andai con Gabriele, rimasi nella sua auto, lui doveva parlare con qualcuno».

Infine il codice etico del Napoli: «Non l’ho mai letto ma so che esiste». 

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