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Il Napoli ha investito sulla propria identità, ed è passato all’incasso

Juventus-Napoli, l’analisi tattica: Allegri e Sarri non hanno modificato il loro approccio, ai bianconeri è mancata la qualità necessaria per portare a casa la partita.

Il Napoli ha investito sulla propria identità, ed è passato all’incasso
Photo Matteo Ciambelli

Nessuna differenza

L’analisi tattica di Juventus-Napoli dura ininterrottamente da agosto, la partita di ieri sera non sposta nulla rispetto a quanto fatto/scelto dai due tecnici in passato. All’Allianz Stadium è andata in scena una gara tra il “solito” Napoli e la “solita” Juventus, con i pregi e i difetti che caratterizzano le due squadre. E che sono stati ovviamente amplificati dalle contingenze, dalle convenienze, dall’andamento della serata. Dall’andamento del campionato, che ha inciso in maniera netta sull’atteggiamento della squadra di Allegri.

Anche questa non è una novità. La Juventus ha un modello ibrido di approccio al gioco: alcune caratteristiche sono immutabili, perché legate alle qualità dei giocatori (difesa bassa e posizionale, transizioni rapide e attacco “fisico” dell’area avversaria nei momenti di alta pressione); altre sono fondamentalmente reattive rispetto al contesto, e riguardano la disposizione dei calciatori, l’atteggiamento in campo, il ritmo da imprimere alla partita. Il Napoli, invece, ha un’idea di calcio fissa e immutabile, in casa e in trasferta, contro qualsiasi avversario. Di tipo proattivo – esattamente il contrario di reattivo – e intensivo in entrambe le fasi di gioco.

Le differenze di approccio nelle posizioni medie nel primo tempo. La Juventus gioca in dodici per l’infortunio di Chiellini. Da una parte, un sistema difensivo che mira a chiudere gli spazi e i mezzi spazi a ridosso della sua area; dall’altra, una squadra che tiene alta la linea per non concedere profondità e portare un pressing alto sui portatori di palla avversari.

Ecco, ieri sera non è accaduto nulla di diverso rispetto a quanto visto da agosto a oggi. La Juventus ha reagito alla situazione e ha cercato di difendere i quattro punti di vantaggio, pensando prima a depotenziare il Napoli e poi a costruire calcio; la squadra di Sarri ha tenuto il campo secondo i suoi principi di riferimento (nell’immagine di sopra, vediamo l’interpretazione del pressing), cercando di superare il dispositivo difensivo avversario attraverso i giochi a due o a tre condotti dai suoi uomini offensivi. Ci voleva un episodio, per sbloccare una partita così. È arrivato al 90esimo, e ha suggellato un successo meritato. Non tanto per l’impostazione ideologica (ognuno può scegliere in base alle sue idee e giudicare in base al suo gusto), quanto per la prestazione che ne è derivata.

I numeri

Sono i numeri, più o meno come al solito, a tracciare la differenza. La Juventus, al di là degli zero tiri nello specchio difeso da Reina, ha tentato la conclusione in 4 occasioni. Un numero assoluto, lordo e insieme netto, nel senso che in 90′ la Juventus ha messo insieme queste quattro situazioni e basta. Decisamente poco, considerando che 2 delle 3 occasioni totali costruite con azioni di sviluppo sono arrivate da corner. Il Napoli è arrivato fino a 12 tiri tentati. La vera differenza, però, va ricercata nella precisione dei passaggi: la squadra di Allegri ha toccato una quota modesta del 79%, addirittura otto punti percentuali in meno rispetto alla media stagionale. Il Napoli, quasi per ironia della sorte, è arrivato proprio all’87% di accuratezza.

È la fotografia perfetta della partita negativa dei calciatori bianconeri: hanno commesso molti errori di misura negli appoggi, soprattutto in fase di uscita in costruzione bassa. In questo modo, non sono riusciti ad alleggerire la pressione portata dal Napoli, e al tempo stesso non hanno potuto azionare la transizione degli uomini offensivi. Higuain ha giocato solo 9 palloni nel primo tempo, ma l’attaccante argentino è l’ultimo dei problemi. Per dirla semplicemente: secondo il modo di giocare di Allegri, il pallone gli deve arrivare oppure lui deve aiutare a far salire i compagni. Ieri sera, a causa degli errori di cui abbiamo parlato prima, Gonzalo era impossibilitato a ricevere come a venire a prendere la palla.

Come difende il Napoli: pochi secondi prima, il pallone si trovava nella trequarti azzurra. La Juventus, però, non è riuscita a trovare profondità e ha ricominciato la manovra. Nel rettangolo azzurro, ci sono nove dei dieci calciatori di movimento di Sarri. La linea difensiva è a ridosso del centrocampo. Impossibile risalire il campo velocemente, per la Juventus.

Merito anche del Napoli, come si può apprezzare nel frame che vi abbiamo proposto appena sopra. La squadra di Sarri, agevolata anche dal piano partita conservativo di Allegri, ha vissuto una serata di totale sicurezza difensiva. Il dispositivo di pressing e di risalita veloce delle linee ha costantemente inibito la Juventus, che non è riuscita – come nella gara del San Paolo, a dicembre – a risalire il campo con buona qualità. È andata a finire che il pallone veniva giocato quasi sempre dal Napoli, per dirla in maniera semplice. Ovvero, uno scenario perfetto per la squadra azzurra, almeno dal punto di vista difensivo. I rischi, in questo modo (e al di là dell’infortunio tecnico in fase di palleggio), sono ridotti al minimo per una squadra che ragiona in un certo modo.

Le scelte di Allegri

Come al solito, il tecnico bianconero ha provato a incidere sulla partita attraverso lo spostamento delle posizioni in campo. Ha iniziato con un 4-3-3 ibrido per sovraccaricare il lato sinistro del Napoli (sotto c’è la heatmap combinata di Khedira, Dybala e Douglas Costa, riferita al solo primo tempo). Il tecnico bianconero, l’ha spiegato anche nel postpartita, avrebbe voluto creare superiorità numerica in palleggio in modo da bypassare la prima fase di pressione del Napoli, per poi aprire il campo in fase di transizione. Un’idea che non è riuscita, semplicemente perché (vedi sopra) c’è stata molta imprecisione nei passaggi. Insieme, ha cercato di limitare il Napoli laddove il Napoli costruisce il gioco (ieri il 50% delle azioni degli azzurri sono nate a sinistra).

Tre giocatori tutti spostati sul lato destro

Allegri, nella ripresa, ha scelto due esterni sul piede forte, per provare ad allargare il campo. In alcuni segmenti della seconda frazione, c’era la sensazione che la Juventus potesse entrare in area proprio sfruttando le catene tipiche del 4-3-3 (che nel frattempo era diventato puro). Ma si è trattato di momenti isolati, dovuti più che altro ad un refresh fisico e mentale del Napoli. Che, nel finale, non ha allentato la pressione e ha costruito i presupposti per il calcio d’angolo di Callejon, per il colpo di testa di Koulibaly.

Da questo rinvio di Buffon, scaturirà il calcio d’angolo decisivo. Il Napoli è ancora alto e ordinato in campo, la Juventus non organizza la ripartenza e lascia un buco a centrocampo.

La vittoria è meritata, perché nasce da una supremazia pienamente percepita in campo. Il Napoli non ha avuto occasioni clamorose (alla fine lo 0-1 è un risultato confermato anche dai gol attesi, 0.17 contro 0.94), il gioco d’attacco è stato – come al solito – un po’ ripetitivo perché limitato nella pura varietà fisica e tecnica dei calciatori, e da una brillantezza ormai lontana (Mertens ha tirato una sola volta verso la porta e non ha servito passaggi chiave).

La squadra di Sarri, però, ha sempre dato la dimostrazione di voler determinare il contesto tenendo in mano il pallone e il gioco, orientando il ritmo della partita. La Juventus ha provato a fare la stessa cosa in chiave difensiva, speculativa. Solo che non ha trovato la qualità necessaria per riuscirci in maniera completa, assoluta. E per orientare gli episodi dalla sua parte. È stata tradita da sé stessa, mentre il Napoli ha investito bene sulla propria identità, passando all’incasso.

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