Riflettere sul guardiolismo dopo Klopp e l’arbitro (ma anche una Premier vinta)

Una notte difficile, una partita ricca di emozioni (ed episodi contestati) che erge Klopp a nemesi storica di Guardiola. E che spiega cosa significa investire su di lui.

Klopp

Una notte a due facce

Le intenzioni di Guardiola erano chiarissime, lo sono state fin dalla lettura delle formazioni. Il tecnico catalano ha impostato una partita di attacco, nel senso più assoluto del termine. Ieri sera c’erano contemporaneamente in campo: De Bruyne, David Silva, Bernardo Silva, Sané, Sterling e Gabriel Jesus. Klopp ha risposto con tranquillità, ha recuperato e inserito Salah e ha presentato un Liverpool “diverso” solo per la squalifica di Henderson – sostituito da Wijnaldum a centrocampo.

La partita, per forza di cose, è stata diversa dall’andata. Il vantaggio immediato del City ha reso possibile la rimonta, la squadra di Guardiola ha tenuto il pallone per tutta la prima frazione (al 90esimo il dato del possesso palla reciterà 68%-32% in favore dei Citizens), ha tirato 14 volte verso la porta solamente nei primi 45′. Un dominio assoluto, che ha portato a un palo (di Bernardo Silva) e all’episodio più contestato della serata. Poco dopo il legno dell’esterno portoghese, il City aveva trovato il 2-0 con un’azione confusa in area. Il guardalinee ha “chiamato” il fuorigioco all’arbitro spagnolo Mateu Lahoz, inflessibile nell’annullare una rete che in realtà è regolare. Perché l’ultimo tocco prima del tap-in di Sané (in fuorigioco) è di un calciatore del Liverpool. E perché sull’ultima giocata volontaria di un calciatore del City, tutti gli uomini di Guardiola non sono in offside.

La gif del gol annullato a Sané

La partita, incredibilmente, è praticamente finita qui. Nella ripresa, giusto per estrapolare un dato indicativo, il Manchester City costruirà appena sei conclusioni verso la porta del Liverpool. In mezzo, tra l’uscita dal campo e l’intervallo, l’espulsione di Guardiola. Le proteste del tecnico catalano sono evidentemente furiose, nella ripresa il suo posto è in tribuna e il City si squaglia, letteralmente.

Non è nemmeno una questione di occasioni fallite, è proprio il forcing che viene a mancare. Poi c’è il gol di Salah, che taglia definitivamente le gambe alla partita, ad ogni velleità di rimonta. L’egiziano, uscito malconcio dal match di andata, recupera a sorpresa e trova una rete confusa ma bellissima, un sontuoso pallonetto a scavalcare Ederson dopo un’uscita su incursione di Mané.

Riflettere sul guardiolismo

La partita non esiste più, Klopp porta a casa la vittoria con un gol di Firmino dopo un errore in uscita di Kyle Walker. La seconda rete dei Reds è quasi uno sberleffo del destino: il guardiolismo viene definitivamente sconfitto con una palla persa su costruzione bassa, anche se ovviamente si può (dovrebbe) parlare più dell’ennesima vittoria di Klopp sul tecnico catalano piuttosto che della caduta di un impero.

La stagione del Manchester City resta assolutamente eccezionale, il titolo è ad un passo e c’è stata anche la vittoria della League Cup. In autunno/inverno, l’hype intorno ai Citizens era stato altissimo, merito di un connubio incredibile tra qualità del gioco, forma fisica e risultati. Ecco, Guardiola deve ripartire da questo per continuare a insistere sulle ambizioni europee del suo City. L’anno scorso è arrivato terzo in Premier ed è stato eliminato agli ottavi di Champions dal Monaco; quest’anno ha praticamente vinto il campionato ed ha costruito un percorso europeo eccellente fino allo scontro con Klopp, la sua nemesi storica.

Nonostante questi risultati, riflettere sul guardiolismo è un atto necessario. È una strada complessa e complicata, serve avere una corazza emotiva importante per andare oltre il singolo risultato, per analizzare la crescita di una squadra ancora in costruzione. Anche perché le due eliminazioni europee sono arrivate contro squadre inferiori, almeno sulla carta. Ma quando un club decide di affidarsi a Pep, alla sua filosofia, sa già che non ci potranno essere sconti o deroghe sulla strada da percorrere per arrivare ai risultati. La progressione c’è, ed è innegabile. L’esame non è stato superato con il 30 e lode, ma a Manchester hanno deciso di darsi e dare ancora tempo. Guardiola ha rinnovato fino al 2020. Si presenterà alla prossima sessione-Champions.

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