Un pareggio a Roma, contro la Lazio, con la grande occasione fallita dal Gringo negli ultimi minuti. Era il Napoli di Vinicio, era il trionfo dei colori.
L’importanza del colore
Non so se i bambini di oggi possano capirlo, ma per noi, nati negli anni ’60, le prime volte allo stadio erano un’emozione grande per via dei colori. Abituati com’eravamo alla TV in bianco e nero, che ci raccontava un calcio essenzialmente grigio, salire le scale di uno stadio e vedere il campo verde, le bandiere e le sciarpe con i colori delle squadre, le divise dei calciatori, ci lasciava letteralmente a bocca aperta. Eravamo e siamo napoletani trasferiti a Roma. Nella stagione 1974/75, mio padre per la prima volta portò me e mio fratello ad assistere ad una partita del Napoli allo stadio Olimpico: Lazio-Napoli.
Era il 9 marzo 1975. Io non avevo nemmeno 9 anni, mio fratello ne aveva 10, e stringevamo fieri le sciarpe azzurre che papà ci aveva comprato fuori dello stadio. Il Napoli contendeva le prime posizioni alla Lazio, campione d’Italia in carica, ed alla Juventus, che quell’anno vincerà (per Altafini “core ‘ngrato”). Nel secondo tempo passiamo in vantaggio con Braglia, giochiamo una gran partita. Ma la Lazio non è doma e subiamo il pareggio su rigore di Chinaglia all’85’.
Il rigore di Clerici
Allo scadere, al 90’, per un fallo di mano, l’arbitro indica ancora il dischetto, stavolta per noi. Sergio Clerici, el Gringo, che aveva disputato come suo solito una gran partita, combattendo come un leone, va alla battuta, spiazza il portiere della Lazio, Pulici, che però con il piede riesce ad intercettare il pallone, piuttosto centrale. L’arbitro fischia la fine, io e mio fratello vediamo lo stadio svuotarsi, con il sole che va via ed i colori che iniziano a volgere al grigio, come alla TV. Mio padre, stizzito, perché la Juventus intanto vince e si allontana, ci dice che il Napoli è sempre così, prima ti illude ma poi ti tradisce.
Prende le nostre sciarpe azzurre e le butta in terra, sotto gli scomodi sedili dell’Olimpico. Mi viene da piangere ma mi trattengo, e da bambino ubbidiente non dico nulla e seguo mio padre, che si allontana verso l’uscita. Ma mio fratello, più grande, si china verso le sciarpe e la recupera. Io mi illumino, realizzo che allora si può fare, corro e prendo la mia, che mio fratello mi porge. Non abbiamo vinto, ma ci portiamo a casa l’azzurro del Napoli, alla faccia di Pulici e della TV in bianco e nero! E quell’azzurro, che nel corso degli anni ci ha dato gioie e qualche dispiacere, ancora oggi, che abbiamo più di 50 anni, è sempre nel cuore.