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Il Napoli è ripetitivo. Ma i risultati dicono che non è un limite

Inter-Napoli, l’analisi tattica: pregi e difetti della squadra di Sarri, di un sistema bloccato bene da Spalletti e che fa fatica a lavorare sulle alternative.

Il Napoli è ripetitivo. Ma i risultati dicono che non è un limite

L’importanza della difesa

Nel postpartita di Inter-Napoli, Maurizio Sarri è parso decisamente soddisfatto. Alla luce dei risultati combinati delle ultime due giornate non sembrerebbe essere un atteggiamento comprensibile o condivisibile, ma le sue parole hanno individuato un tema tattico e delle statistiche estremamente positive. Il tecnico del Napoli ha infatti parlato del gran lavoro svolto in settimana sulla fase difensiva, e i numeri gli danno ragione. A Milano, contro l’Inter, il Napoli ha concesso 3 conclusioni in 90′. Più precisamente: due tiri da fuori area e il palo di Skriniar su calcio piazzato. Sotto, l’intera mappa dei tiri della partita.

“Wood Work”, ovviamente, sta per “Palo”.

L’immagine sopra va letta in entrambe le direzioni, ovviamente. Se il Napoli è riuscito a non concedere praticamente nulla all’Inter, la fase offensiva non è stata pienamente soddisfacente. Le 11 conclusioni totali del Napoli sono arrivate soprattutto da fuori area, e solo per due volte i calciatori di Sarri hanno centrato lo specchio della porta. Il “problema offensivo” del Napoli sta soprattutto qui.

Dal punto di vista dell’analisi tattica circostanziata, la partita di ieri porta buoni segnali per il Napoli: se la squadra di Sarri è riuscita a mantenere il primato fino a ieri, è (era) per la qualità e il rendimento della fase difensiva. Che ieri è tornata ad essere brillante ed efficace, depotenziando completamente l’Inter. Torniamo al punto di sopra: il lavoro in settimana, secondo confessione pubblica dell’allenatore, è stato incanalato in questa direzione. Se a questo aggiungiamo il dato della prima partita senza gol dopo 16 match sempre a segno, allora possiamo comprendere la soddisfazione dell’allenatore-Sarri in merito alla singola prestazione. Tra l’altro, contro una squadra pensata e messa in campo proprio per cercare di arginare un avversario ritenuto superiore (Spalletti docet) e provare a colpirlo secondo i difetti genetici del suo sistema di gioco.

Come l’Inter ha fermato il Napoli

L’idea di Spalletti è estremamente semplice: cercare di limitare Jorginho e attendere il Napoli chiudendo bene i corridoi di passaggio interni. Per portare a termine la prima missione, il tecnico nerazzurro ha scelto Rafinha in marcatura a uomo non forzata: l’ex Barcellona seguiva Jorginho fino a una certa zona del campo, poi rimaneva a schermare il passaggio successivo. A quel punto, l’Inter poteva alzare sul regista del Napoli uno dei due mediani (Gagliardini o l’ottimo Brozovic), mentre la difesa avanzava per togliere profondità a Callejon e Mertens.

Scegliere un dispositivo difensivo del genere e avere Milan Skriniar in certe condizioni di forma è un azzardo calcolato. Il difensore slovacco dell’Inter, autore di una prova mostruosa per sicurezza percepita e rendimento statistico (5 tackle riusciti, 2 tiri intercettati e 8 palloni spazzati) difende in maniera rischiosa, ma è perfetto per portare la linea in avanti, per evitare di concedere spazi davanti ad Handanovic. La sua capacità di lettura e intervento nell’uno contro uno ha evitato permesso all’Inter di evitare problemi quando i calciatori del Napoli riuscivano a saltare il dispositivo difensivo di Spalletti e a puntare l’area nerazzurra palla al piede.

Due frame consecutivi, Inter in difesa posizionale. Rafinha segue Jorginho, nel quadrato in alto nel primo frame. I quattro centrocampisti dell’Inter sono raccolti in zona palla, cercano di tenere alti i ritmi di pressione e chiudono tutte le linee di passaggio. Il Napoli è costretto ad allargare il possesso sull’altra fascia (seconda immagine); da qui si vede il posizionamento alto tenuto dalla difesa di Spalletti, a distanza minima con il centrocampo in modo da non concedere spazio sul lungo e sul corto.

Le immagini appena sopra sono esplicative. Chiudere i corridoi centrali al Napoli vuol dire costringerlo a forzare due soluzioni offensive: la combinazione veloce tra Mertens e gli altri quattro calciatori offensivi (mezzali e laterali d’attacco); il possesso ragionato sulle fasce, soprattutto quella sinistra. La squadra di Sarri ha costruito addirittura il 55% delle sue azioni dal lato di Insigne, Hamsik e Mario Rui. Oltre al triangolo “canonico”, la zona mancina è stata riempita spesso anche da Mertens e da Jorginho, l’italobrasiliano è riuscito a giocare 133 volte il pallone – nonostante la presenza di Rafinha – proprio perché si è sbilanciato molto sull’asse orizzontale.

Posizionamenti medi e mappa dei passaggi del Napoli. Da notare la predisposizione degli azzurri a spostare la costruzione del gioco a sinistra.

Si tratta di una scelta quasi obbligata per il Napoli, soprattutto quando Insigne dà la sensazione di essere in partita. Ieri sera Lorenzo ha giocato una partita di buona qualità, le azioni più pericolose del Napoli l’hanno visto sempre coinvolto. Ma è stato manchevole nei momenti decisivi: 6 conclusioni sempre fuori dallo specchio della porta e zero occasioni create (assisti o cross). Sono cifre che descrivono perfettamente la sua partita doubleface.

Alternative

L’Inter ha interpretato benissimo la partita, soprattutto in chiave difensiva. Il Napoli ha grandi qualità individuali e di squadra, ma quando non riesce a trovare la giocata decisiva può fare fatica a convertire in gol il suo controllo del gioco. Uno dei discorsi più ridondanti sulla squadra di Sarri riguarda la mancanza di alternative. È un’analisi condivisibile, ma va contestualizzata all’interno di una lettura composita, che parte dall’organico e solo dopo arriva all’analisi tattica.

Il sistema di Sarri è estremamente codificato, orientato sulle caratteristiche dei calciatori a disposizione e su un lavoro di ripetitività. La mancanza di Milik (un calciatore unico nell’organico) ha privato il Napoli non tanto di un’alternativa a partita in corso, ma di poter lavorare su soluzioni diverse. In allenamento, in settimana, laddove si costruisce questa squadra. L’ingresso del centravanti polacco a pochi minuti dal termine poteva anche essere anticipato; magari poteva anche avere accezione più offensiva (magari togliendo un interno o un esterno tattico come Callejon). Cambiando in questo modo, il Napoli avrebbe però perso distanze e automatismi registrati, in pratica i suoi riferimenti primari.

La presenza di Mertens al posto di Milik garantisce al Napoli la possibilità di organizzare certe azioni.

Questo è un limite del dispositivo di Sarri, ma è controbilanciato dai risultati eccellenti ottenuti finora grazie a tutti i pregi dello stesso sistema. Come dire: 70 punti in 29 partite, i risultati di un’intera stagione, sono stati barattati con la ripetitività di alcuni concetti. E con la necessità che i migliori calciatori siano sempre precisi nelle scelte e nei momenti determinanti. Ieri è successo in fase difensiva e non nella manovra d’attacco, contro la Roma è avvenuto il contrario. Due avversari importanti, con cui dovrà confrontarsi anche la Juventus. Qualora i bianconeri dovessero vincere anche contro nerazzurri e giallorossi, legittimerebbero in maniera inequivocabile la loro superiorità. Al di là di uno scontro diretto che può ancora dare un senso diverso a queste ultime dieci giornate.

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