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Crosetti: «La mancanza di stile è lo stile di Sarri, ma può diventare un trappolone»

Il commento su Repubblica condanna il gesto, non del tutto il personaggio: «Sarri è politicamente scorretto, la gaffe è inaccettabile ma questo è il suo modo di presentarsi».

Crosetti: «La mancanza di stile è lo stile di Sarri, ma può diventare un trappolone»
Sarri / Photo Ciambelli

Il commento su Repubblica

Maurizio Crosetti commenta su Repubblica la frase di Sarri a Titti Improta in conferenza stampa. Il giornalista non assolve ma non condanna fermamente il tecnico del Napoli, racchiude il suo giudizio all’interno di una visione più ampia sul codice comunicativo di Sarri. Il pezzo inizia così: «Il sarrismo è un modo, anzi è un mondo chiuso ai bordi, fa rima con sessismo ma probabilmente stavolta non c’entra. Voleva quasi essere galante, lui, con quel sorriso alla giornalista che ha (il sorriso) un sottofondo aspro e rozzo: radici, origini. Sarri è scostumato perché il suo costume è questo: non solo la tuta perenne, non solo la barba rasposa applicata al viso come una maschera, ma tutto quanto lui è. Dentro parole sbagliate e frasi che sbandano c’è la storia di un uomo: se Maurizio Sarri fosse stato adeguato e non scostumato, al cosiddetto grande calcio sarebbe arrivato prima dei quasi sessant’anni».

Secondo Crosetti, Sarri comunica proprio in questo modo, è «incapace di assumere forme plastificate e ipocrite ma almeno formalmente educate». Il senso dell’intero ragionamento sta in una frase successiva, quando si legge che «il suo stile è la mancanza di stile. Proprio come la sua comunicazione è non saper comunicare. Certo, così c’è sempre un trappolone in agguato. Lo sanno quelli del Napoli che temono sopra ogni cosa l’abitudine di Sarri al turpiloquio (anche se per canzonare scherzosamente i cronisti, con i quali ha ormai molta confidenza) e alla bestemmia («Mi spiace, ma noi toscani parliamo così»). Sono i confini e le frontiere di un tipo difficile, forse ingestibile. Lo disegnano nel controluce di un calcio spesso isterico e volgare, però altrettanto pronto a isolare lo scostumato, lui è peggio comunque (o forse no)».

Una lettura di Sarri

Nel pezzo ci sono richiami al caso Mancini, definita come «la caduta più fragorosa». Vengono descritti gli altri aspetti del personaggio, che «si presenta da impresentabile. Anche  anche se chi lo frequenta lo racconta assai meno smodato, una specie di timido che sbotta per nasconderlo». La condanna non è ferma, dicevamo sopra. Crosetti infatti scrive che «quest’uomo è originale e politicamente scorretto (categoria che, al netto di pericolose e inaccettabili gaffe, andrebbe rivalutata). Ma davvero è come se non riuscisse a tradurre la grande bellezza del gioco oltre l’ultimo filo d’erba, cioè fuori dal campo».

L’ultima valutazione è realistica. Nel senso che fotografa perfettamente tutti gli aspetti della realtà: «Forse Sarri un po’ ci marcia, forse anche lui è vittima del suo personaggio e nel teatro del calcio sa che conviene rappresentare una parte ben definita. Poi, però, ce li vedreste Cruyff buonanima o Guardiola, idoli del toscanaccio di Bagnoli, dare (ehm) del frocio a un collega?». No, decisamente no.

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