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Var e no-Var, i giochi politici tra Fifa e Uefa sull’adozione della tecnologia

Il Corriere della Sera spiega come e dove nasce la diffidenza della confederazione europea rispetto all’introduzione del Var: Ceferin è sostenuto dalle piccole federazioni, che non hanno la dimensione economica per adottarlo.

Due sport

«Che la Var stia contribuendo a una specie di mutazione genetica del calcio vale a dire il suo sdoppiamento in due sport distinti, uno con e uno senza, è ormai un’evidenza. Verso la quale è complicato individuare obiezioni assennate». Si apre così il pezzo del Corriere della Sera sulla strana situazione del supporto tecnologico agli arbitri. Il risentimento italico verso l’assenza del Var è fiorito in una sera di tardo inverno a Londra, una chiara simulazione di Welbeck è costata un rigore contro al Milan. Ne abbiamo già parlato ieri, del diving dell’attaccante dell’Arsenal come dell’improvvisa crociata pro-Var dei nostri media.

Il Corsera ne approfitta per fare un discorso sull’introduzione del nuovo sistema, con l’Inghilterra che «non ne sente il bisogno per impostazione culturale» e il resto del calcio che vive su un’altra dimensione. «Questo sdoppiamento – scrive il Corsera – rischia di nuocere a entrambi i mondi». E allora ecco la definizione di cortina di ferro: «Di qua la Fifa e la sua spinta modernista che in molti, anche all’interno dell’habitat arbitrale, ritengono quasi eccessiva visto che il Mondiale rischia di trasformarsi in un’azzardata prova generale, di là una Uefa che va in direzione opposta e che giusto due settimane fa ha ufficializzato che “non sarà introdotta nella prossima Champions né in Europa League perché nessuno ancora sa esattamente come funziona”».

Questione (anche) politica

Ovviamente, come in tutti i giochi di alto livello, le motivazioni non sono solo ideologiche. Non possono essere solo ideologiche. C’è anche altro, dietro. Il Corsera, per esempio, racconta di come il presidente Uefa Ceferin abbia «fatto leva sull’orgoglio delle piccole e medie federazioni, come la sua, quella slovena. Proprio quelle piccole federazioni che — in caso di introduzione della Var—sarebbero costrette ad attrezzare in tutta fretta i propri stadi, spesso minuscoli, per giocarci magari una partita sola, ai turni preliminari. A Ceferin, è chiaro, ora come ora non conviene accelerare dato che gran parte dei suoi 42 voti li ha pescati lì».

Quindi, possibile un’implementazione a singhiozzo della tecnologia, magari a partire dagli ottavi delle prossime coppe europee. Un’idea che, però, sdoppierebbe ulteriormente gli scenari. In ogni caso, conclude il Corsera, c’è un uomo cui fare riferimento per il Var. È italiano, si chiama Pierluigi Collina. Ed è il responsabile europeo dei fischietti. «Toccherà a lui, nel caso, buttare giù la cortina di ferro».

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