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Aveva ragione Calvino: «Politici, studiate geografia (anche storia e geologia)»

Si sono promessi posti di lavoro senza sapere – perché non studiano – che renderebbe più sicuro il Paese investire nella ricerca scientifica, tecnologica e nell’industria edilizia.

Aveva ragione Calvino: «Politici, studiate geografia (anche storia e geologia)»

Questa triste e angosciante campagna elettorale

L’ho già fatto altre volte, ma mi sembra utile ricordare ancora che “l’ignoranza del Paese che governano è una costante degli uomini politici italiani dal Risorgimento in poi”. L’ignoranza alla quale si riferiva Calvino è quella della geografia. Tanto da auspicarne lo studio obbligatorio per ministri e sottosegretari.

Così non è stato e, come dimostrano i contenuti di questa triste e angosciante campagna elettorale, fondamentali problemi sono trascurati nel pur lungo elenco delle promesse agli elettori.

L’ambiente ignorato

Già altri, tra i quali soprattutto Gian Antonio Stella (“Corriere della sera”, Enza Plotino (“Striscia rossa”), padre Zanotelli, hanno sottolineato la mancanza dell’ambiente nei programmi elettorali. E ciò significa che non si ritiene, una volta eventualmente al governo, di dover intervenire (perché se ne ignorano cause ed effetti) sull’inquinamento di aria, acqua e suolo. Tanto per ricordare alcuni dei problemi che hanno negative ricadute sulla salute e sulla qualità della vita in generale.

Né è solo questo. Si ignora anche o, peggio, non si ritiene di dovervi dar peso, che il consumo di suolo e la costante riduzione della superficie agraria utilizzabile (SAU) hanno superato i 23.000 chilometri quadrati (pari alla superficie di Campania, Molise e Liguria messe insieme) e che si prevede di perderne, a evidente svantaggio per l’agricoltura, altri 3.000 nei prossimi trent’anni in modo particolare nelle pianure del Settentrione, dell’asse toscano tra Firenze e Pisa, del Lazio, della Campania e del Salento.

La “naturale” fragilità del Paese

Si ignora o non ci si propone di darvi il peso che richiedono, che vi sono problemi di sicurezza generale derivanti dalla “naturale” fragilità del Paese soprattutto sotto forma di terremoti, alluvioni e frane dai cui rischi ci si può salvare investendo in prevenzione e messa in sicurezza del territorio esposto: soprattutto la lunga dorsale appenninica.

Si promettono riduzione delle tasse e posti di lavoro, ma anche qui per crassa ignoranza, si trascura di sapere e di dire che rimediare a tutto questo ha costi elevati, ma benefici notevolmente superiori che consistono nel progressivo miglioramento diffuso della qualità della vita. La quale tanto più e tanto meglio si può realizzare garantendo di vivere in un ambiente sano e su un territorio sicuro. Dando lavoro a centinaia di migliaia di persone da impiegare nella ricerca scientifica, nelle realizzazioni tecnologiche sino alla più “elementare” manovalanza nella industria edilizia. Industria che non serve solo a costruire palazzi, strade, ponti ma anche e soprattutto a farlo in modo che non soccombano sotto una scossa di terremoto o una frana o sommersi da una “bomba” d’acqua.

Non riesco ad immaginare che nei pochi giorni che ancora mancano al voto del 4 marzo questi vuoti siano colmati. Resta la speranza che se, come non pochi prevedono, il risultato di quel voto sarà la ingovernabilità per mancanza di maggioranze politiche; se questo accadrà la speranza è che intanto che si torna al voto molti degli interessati si mettano a studiare almeno storia, geografia e geologia.

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