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Da pediatra a onorevole, la rincorsa di Siani (nonostante le mamme)

«Voglio dimostrare che la politica è affare anche per le persone perbene». Una pulce nell’orecchio che gli mise Renzu

Da pediatra a onorevole, la rincorsa di Siani (nonostante le mamme)

Renzi gli mise la pulce nell’orecchio

«Non vado lì per sistemare i miei affari». Lì, per chi non avesse capito, è Montecitorio, sede del Parlamento – un luogo, non più una garanzia – e il personaggio che mette i puntini sulle i è Paolo Siani, napoletano verace, tifoso azzurro da curva B e, più ancora, un pediatra amato dai bambini e gettonatissimo dalle mamme (a questo proposito circola, sussurrato a bassa voce, un passaparola che recita più o meno così: «non lo votiamo, così non viene eletto e non lo perdiamo come pediatra», ma le signore sospettate non confermano).

In politica Paolo è un esordiente e si trova invischiato in questa storia da quando un giorno di circa due anni fa Matteo Renzi  lo prese sottobraccio e gli mise la pulce nell’orecchio: «Se vuoi fare qualcosa di concreto, devi farti eleggere in Parlamento. Vieni con noi, abbiamo bisogno di chi ci dia una mano». La pulce scavò in profondità perché, evidentemente, trovò la strada spianata e soprattutto risvegliò il dolore con il quale Paolo convive da quella “maledetta” sera del 23 settembre di trentatré anni fa quando, in piazza Leonardo, nel “suo” Vomero e sotto casa la camorra uccise suo fratello Giancarlo che amava il giornalismo e ne aveva fatto una ragione di vita. 

La telefonata quando morì Giancarlo

Doveva andare così, insomma e ora eccolo qui, armato del suo candore temprato dal dolore e dalla esperienza, e dai successi ottenuti in ospedale – è primario del Santobono e prima ancora del Cardarelli (è lì che lo raggiunse la notizia dell’agguato mortale a Giancarlo) – e nella direzione della Fondazione Polis, una società in house della Regione, che si occupa di legalità insieme a don Tonino Palmese, a Geppino Fiorenza uno dei fondatori della mitica Mensa dei Bambini proletaria costituita a Montesanto nel 1972 da un gruppo di volontari, un mix di intellettuali con Goffredo Fofi, Fabrizia Ramondino, Elsa Morante e di varia umanità con l’obiettivo di creare un argine tra la camorra e il mondo del sottoproletariato.  Trovarono infiniti ostacoli sulla loro strada, quasi tutti posti dal perbenismo più servile che dallo status identitario, ma la loro presenza ha lasciato una traccia che resiste al tempo.

«La mia è una lucida follia»

Paolo Siani, dunque, parte da lontano e si è nutrito di questi valori. «La mia è una lucida follia – la definisce così mentre si presenta all’Hart  in tandem con Marco Rossi Doria con il quale forma uno dei pochi ticket spendibili della sinistra napoletana in cerca di autori meglio calati nel ruolo – ma vorrei dimostrare che le persone dabbene che hanno voglia di fare, possono scendere in politica». 

Lucida follia, o, meglio, il coraggio di vivere una nuova politica come recita un suo slogan, che poggia, però, sulla capacità di tenere fede agli impegni che è un suo marchio di fabbrica: con queste credenziali, e tenuto conto degli avversari, ha buone probabilità di arrivare fino a “lì” (Montecitorio) da candidato indipendente nella lista del Pd per il Vomero e da capolista del collegio plurinominale. «La doppia scelta l’ho fermamente voluta per sottolineare che questo passo lo compio per amore di Napoli. E nelle mie intenzioni c’è, per ora, posto per un solo mandato. Dopo cinque anni riprenderò il mio vecchio caro camice bianco e tornerò a fare il medico».

In una libreria vomerese

E qui vale un altro aneddoto. Quando fece questo annuncio, si trovava in una libreria vomerese – una delle poche sopravvissute o addirittura nate sulle macerie di un quartiere-città che ha dato un calcio alla sua identità borghese e si ritrova a vivere in un quartiere anonimo inquinato da una presenza sempre più massiccia di criminalità – e fu avvicinato da una signora che gli disse: «Per favore, di’ a Renzi che la tua candidatura è la cosa migliore che ha fatto per Napoli». Chi non è d’accordo alzi la mano.

Lo ha detto a Renzi?  Gentile com’è crediamo che non lo abbia fatto, ma quanto all’impegno chi conosce Paolo garantisce per lui. «Il punto di arrivo è far intendere che la politica non è un mostro e che, al contrario, può consentire di raggiungere  risultati apprezzabili. A dirlo oggi, con la voragine che si è aperta giustamente nel rapporto tra cittadini e politica, c’è da essere preso per pazzo, ma facciamo seriamente la prevenzione cominciando dai bambini  e istilliamo, attraverso adeguate misure di sicurezza, il rispetto istintivo per la legalità e vedrete che le cose cambieranno». Parola di Paolo Siani, fratello di Giancarlo, cronista di prima linea morto da precario in un mondo che affoga nella precarietà.

(1 – continua)

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