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Anche i ricchi e odiati del Lipsia acquistano solo giovani di prospettiva

Storia, progetto e principi tecnici del RB Lipsia, avversario del Napoli nei sedicesimi di Europa League: rosa futuribile, gioco veloce.

Anche i ricchi e odiati del Lipsia acquistano solo giovani di prospettiva

Esistono due tipi di racconto per il RB Lipsia. Da una parte c’è la storia strana e recente e controversa del club, dall’altra ci sono i risultati del campo. Le due istanze narrative vanno a braccetto, si incrociano, ma vivono di riscontri diversi. In questo momento, ma anche da molti anni, la squadra di proprietà della Red Bull è infatti la più odiata dell’intera Germania.

La motivazione è semplice: la multinazionale austriaca che produce energy drink ha letteralmente fagocitato la tradizione calcistica di Lipsia. E sta cambiando, dall’interno, il sistema calcio tedesco. Il RB infatti richiama il marchio della bevanda, ma è un piccolo grande aggiramento dell’ordine precostituito. Per capire di cosa parliamo, dobbiamo spiegare come funziona la Bundesliga.

Azionariato popolare

Secondo i regolamenti del massimo campionato tedesco, i club devono essere di proprietà popolare. Il 50% più una delle azioni devono fare capo a un azionariato aperto al pubblico, tranne rare e storiche eccezioni (Bayer Leverkusen, di proprietà della casa farmaceutica Bayer; Wolfsburg, di proprietà della Volkswagen). La discriminante per poter acquistare e investire in un club tedesco sta in una presenza pluriennale, in un legame storico tra club, brand e territorio.

Di conseguenza, la Red Bull non poteva fondare il Red Bull Lipsia. In realtà l’ha fatto, seguendo una strada alternativa. Invece di adottare il modello seguito in Austria e Brasile (esistono il Red Bull Salisburgo e il Red Bull Brasil, che hanno letteralmente cannibalizzato due club con una storia riconosciuta, cambiando colori sociali, stemma e altri simboli), l’azienda tedesca ha acquistato il titolo di Sachsen Leipzig e l’ha cancellato, semplicemente.

RasenBallsport

Nasce il RB Lipsia, ma “RB” non sta per Red Bull. Il regolamento tedesco vieta partnership nei nomi dei club, a parte le solite eccezioni storiche. Tra l’altro, non è possibile inserire il famoso toro – brand logo della Red Bull – all’interno del crest del club. Nessun problema: RB diventa RasenBallsport, letteralmente “Sport della palla che viaggia sull’erba”. I tori nello scudetto ci sono, ma sono leggermente diversi. E per aggirare l’azionariato popolare? La spiegazione in questo pezzo di Rivista Undici: «Red Bull, per rientrare formalmente nella legge, crea una società di garanzia limitata, le quote vengono divise tra i manager austriaci e la quota per gli azionisti popolari viene fissata a 800 euro (al Borussia Dortmund è di 45 euro). Morale: nessuna richiesta di azionariato e club in regola».

L’odio per questo club nasce da qui. Ed è un odio trasversale, che accomuna i tifosi avversari e quelli di Lipsia – i più legati a certe tradizioni, mettiamola così. Tanti episodi di insofferenza:  campi bruciati, campagne organizzate dai tifosi avversari, erba dei campi bruciata. Insomma, tutti sono contro il RB Lipsia.

Progetto

Questa l’atmosfera, poi c’è il campo. Che racconta di un’ascesa continua, virtuosa, giusta. Certo, anche qui c’è qualcosa che non quadra: come può essere regolato il rapporto economico e di mercato tra club che fanno capo alla stessa proprietà? Certo, il caso va oltre la Red Bull. Si pensi al caso dei Pozzo o dei Lotito, più vicini a noi.

Bypassato quest’altro pomo della discordia, c’è il racconto di una squadra che cresce in maniera progressiva e moderna. Il progetto parte nel 2010, quando viene festeggiata la prima promozione. Dalla quinta alla quarta serie. Sette anni fa. Tutto va alla velocità della luce. Terza serie nel 2013, Zweite Bundesliga un anno dopo. Il tempo di assestarsi, due stagioni al piano di sotto e poi la promozione tra i grandi. Anno 2016.

Poi l’incredibile secondo posto della scorsa stagione e la conferma in corso, con una buona Champions all’esordio e il secondo posto alle spalle del Bayern Monaco. In panchina c’è Ralph Hasenhüttl, austriaco, 50 anni, autore di un altro miracolo industriale a Ingolstadt e poi cooptato per la rivoluzione RB da Ralf Rangnick, diesse del club. Ma anche e soprattutto anima sportiva di un programma composito, tecnico e tattico, di reclutamento e di gioco. Che non prescinde dai giovani.

Gegenpressing

Le caratteristiche principali del Lipsia si leggono nell’ultima campagna di mercato. Imponente ma non troppo, lungimirante, nel senso che guarda al futuro. Cinque acquisti onerosi per un investimento di 60 milioni, età media dei nuovi arrivi di poco superiore ai 21 anni. Il colpo gobbo è Kevin Kampl, vent’anni dal Bayer Leverkusen. Un altro segnale rispetto al cambiamento dei rapporti di forza nella Bundesliga: un calciatore delle Aspirine che passa al club della Red Bull.

Da qui, è facile capire come sta in campo questa squadra. Si corre, si corre tanto, l’impostazione è proattiva, aggressiva,  Hasenhüttl appartiene alla nuova scuola di tecnici tedeschi e segue le teorie del Gegenpressing come una vera e propria religione. Quindi squadra compatta, principi orientati al recupero immediato della sfera e allo sfruttamento delle transizioni offensive.

Il modulo di riferimento è il 4-4-2, la coppia d’attacco più utilizzata è composta dal danese Poulsen e dal gioiellino di casa Timo Werner, appena 21 anni ma con all’attivo già 30 gol in 47 partite di Bundes con la maglia bianca e rossa del RB. Ventuno di questi ne hanno fatto il capocannoniere del campionato nel 2016/17.
In più, 7 gol in 10 presenze con la Mannschaft di Loew e una Confederations Cup, l’ultima, già in bacheca.

I talenti, vecchi e nuovi

Accanto a Werner, l’altro grande talento è Naby Keita: centrocampista di 22 anni, guineano come Diawara, transitato dal Salisburgo prima di trovare la sua dimensione in Bundesliga. È un interno completo, grande spunto e buonissima tecnica di base. Sembrava destinato al Liverpool, rappresenta la grande vittoria/sconfitta sul mercato per il Lipsia. Perché potrai anche fondare un progetto che raggira tutto e tutti, che tenta di rovesciare un sistema dall’interno e quasi quasi ci riesce. Ma i soldi e il fascino di un’avventura in Premier valgono ancora di più rispetto all’ambizione dell’ex Sachsen Leipzig, che oggi si chiama in un altro modo ma studia da grande.
Senza dimenticare Emil Forsberg, 26 anni, giustiziere con la sua Svezia dell’Italia di Ventura. Esterno dalle indiscusse qualità, è stato autore di ben 22 assist nella scorsa stagione di Bundesliga (oltre a griffare 8 reti).
A questi si sono aggiunti dopo la campagna estiva i nuovi acquisti: su tutti il 27enne Kampl, per il quale il club ha staccato un assegno da ben 20 milioni in direzione Leverkusen, e Augustin, 20 anni, acquistato per circa 16 milioni dal PSG. E poi Bruma, di anni 23, altro esterno offensivo per il quale i tedeschi hanno sborsato oltre 12 mln per strapparlo al Galatasaray.
Insomma, quello fra Lpisia e Napoli sarà un altro interessante confronto tra realtà in ascesa, diversissime per valori di riferimento ma ancora nel pieno di una definizione all’interno di un contesto economicamente e tecnicamente selettivo. Sarà una (doppia) bella sfida, c’è da giurarci.

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