ilNapolista

Dalla Fiorentina al Napoli il mistero di Speggiorin, attaccante timido con la valigia

Speggiorin è stato volte al Napoli, che due volte si è illuso di aver trovato un grande attaccante. Invece, l’equivoco del gol e di un carattere taciturno.

Dalla Fiorentina al Napoli il mistero di Speggiorin, attaccante timido con la valigia

Dalle stelle alle stalle, dalle grandi metropoli alla monotona vita di un paesino di circa diecimila anime, dall’essere fermato per strada per un autografo a non essere riconosciuto più anche se resti seduto per ore su una panchina del parco, dal sentire il profumo dell’erba per caricarsi alla battaglia ad una sorta di rigetto per tutto ciò che è il mondo del calcio oggi. Dall’avere macchine costose, una bella Porsche nera, al preferire una Renault Twingo per i piccoli spostamenti, dall’avere amicizie con calciatori ‘divi’ come lui al contattare con i magnati cinesi per vendere la sua azienda, il suo maglificio. Questo ed altro è accaduto a Walter Speggiorin, rigorosamente “I” per distinguerlo dal fratello che sulle figurine appariva col “II” romano.

Un tipo timido

Dalla provincia vicentina, come Christian Maggio, l’ex attaccante è ancora oggi un tipo taciturno, timido e, solo se si apre con l’interlocutore, smette addirittura di balbettare. Insomma, ci devi entrare in confidenza, altrimenti ti farà dichiarazioni con parole sbiascicate e fatte a pezzetti. Se gli ispiri fiducia, appare anche simpatico e qualcuno giura di averlo sentito fare l’imitazione del ‘Petisso’ Pesaola, col quale ha giocato a Napoli, e del ‘Paron’ Nereo Rocco che ha avuto alla Fiorentina e che non lo impiegava molto poichè pensava che Walter stesse più dietro alle gonnelle che al pallone. Quando lo vedeva arrivare agli allenamenti e scendere dalla sua Porsche, con la barba incolta, i jeans  a zampa di elefante rossi, la zazzera e le camicie attillate, esclamava : “Ueilà, è arrivato Alain Delon!”. E lo mandava in panchina.

In realtà Speggiorin aveva in testa una sola donna, Vania, la sorella di Badiani, suo compagno anche nel Napoli più tardi, e quando faceva qualche fuga dal ritiro era solo per correre da lei a Firenze. In effetti, al di là di un impegno a volte anche spasmodico, di discrete qualità tecniche, acrobatiche, bravo di testa, Walter di gol ne ha fatti sempre pochi. La Fiorentina, infatti, lo bollò come “oggetto misterioso” e lo cedette al Napoli dopo che la punta vicentina aveva segnato solo 8 reti in 52 partite, una media davvero bassa per quei tempi ma anche per come va il calcio oggi.

Equilibrio perfetto

Il Napoli lo prese insieme a Vinazzani, Catellani e Chiarugi nell’estate del 1976.  Speggiorin era destinato a giocarsi il posto di seconda punta da affiancare a Savoldi con un altro ex viola, Luciano Chiarugi. Alla fine della contesa non vincerà nessuno poichè in campionato Walter fu impiegato 19 volte, in molte occasioni dalla panchina, andando a segno 4 volte mentre Chiarugi giocò 21 partite e segnò solo 5 reti. Equilibrio perfetto.

Una sola volta Speggiorin sostituì Chairugi, nella gara vinta per 3 a 0 contro il Verona al San Paolo ed una sola volta il Napoli schierò il tridente con un attacco così formato : Chairugi, Juliano, Savoldi, Vinazzani e Speggiorin nella partita vinta per 3 a 2 contro il Foggia a Napoli. Riteniamo Pesaola non credesse molto nella coesistenza dei due ma trovò la chiave giusta quando intuì che il veneto potesse diventare “l’uomo di Coppa”. E così fu poiché nelle manifestazioni continentali l’attaccante veneto fu decisivo.

L’uomo dell’Europa

Walter Speggiorin fece doppietta nell’esordio europeo del Napoli in Coppa delle Coppe nel freddo della Norvegia, contro il Bodoe Glimt, la trasferta che gli azzurri fecero col cappotto. Era il 15 settembre del 1976. La punta tutta zazzera e barbetta, nata con il mito di Gigi Riva in testa e la voglia di sfondare nel calcio che conta dalla bigotta e conservatrice provincia veneta, timbrò ancora il cartellino contro l’Apoel di Nicosia nel 2 a 0 casalingo negli ottavi e poi segnò ancora un quarto gol, in quattro partite giocate, contro l’Anderlecht nel maledetto ritorno della semifinale.

Come ricorderete fu quel gol, annullato ingiustamente dall’arbitro Matthewson, a chiudere le porte della finale del Napoli. Infatti, forti di un vantaggio di uno a zero in trasferta per gli azzurri, i belgi avrebbero dovuto segnare tre reti per passare il turno. Difficile, forse non impossibile, ma quando poi agli uomini di Pesaola veniva fischiato tutto contro, capimmo come doveva finire quella gara.

Come uomo di Coppa, Speggiorin fu decisivo anche nel ritorno della partita della Coppa di Lega Italo-Inglese, il 14 novembre del 1976, quando il Napoli strapazzò il Southampton in casa proprio grazie ad una doppietta di Walter, un gol di Chiarugi ed un altro di Bruscolotti. Fu, così, ribaltato lo svantaggio dell’andata, 1 a 0 per gli inglesi, e al Napoli andò il quarto trofeo della sua storia dopo la Coppa Italia del 1962 e del 1976 e la Coppa delle Alpi del 1966.

Il Perugia dei miracoli

Con l’arrivo della ‘nouvelle vague ‘ sulla panchina azzurra, ovvero Gianni Di Marzio, il sacrificato tra Speggiorin e Chiarugi, come spalla di Savoldi, è proprio il primo. L’affare, a quanto sembra, non lo fa il Napoli poichè il nuovo arrivato Capone mette insieme la miseria di 2 reti in 25 partite. Walter, però, trova la sua vera strada a Perugia, la società a cui Ferlaino lo dà in comproprietà. Qui in due anni ‘scopre’ la via della rete con una certa continuità, mette a segno 17 reti in 44 gare, un buon bottino, dovuto alla ritrovata serenità, al fatto di sentirsi finalmente il centravanti dei biancorossi e alla fiducia che da subito gli dà Castagner, il tecnico degli umbri.

Una squadra che fece spettacolo con Bagni a destra, Speggiorin a sinistra e Casarsa ‘falso nueve’, uno che tirava i rigori da fermo. Così non se ne sono più visti nel campionato italiano. Quel Perugia fu denominato dei “miracoli”, arrivò secondo nel torneo 1978-79 senza MAI perdere una partita (11 vittorie e 19 pari) e Walter fu sempre il capocannoniere della squadra.

Il ritorno

Dopo questa ‘riesplosione’ a Perugia, il Napoli lo riprese nel 1979-80 credendo di aver trovato il bomber che gli potesse risolvere i problemi sotto rete. Invece in due anni Speggiorin ritorna quello di una…volta. Walter mette insieme prima 23 presenze ed una rete e poi 15 presenze e due reti, chiuso dal buon rendimento di Claudio Pellegrini e dalla classe emergente di Nino Musella. Finisce così ingloriosamente, proprio in una ultima gara giocata contro la Fiorentina il 3 maggio 1981, sostituendo Musella, la carriera del taciturno bomber vicentino all’ombra del Vesuvio. Per lui, le cui ‘grandi speranze’ dickensiane si erano quasi concretizzate nel passaggio in squadre di rango quali Genoa, Fiorentina e Napoli, c’è un mesto ritorno in serie B, alla Lazio, dove troverà le solite difficoltà, 2 reti in 21 partite.

Chiuderà la carriera nella Massese, prima in Interregionale e poi in C2, anche qui mettendo a segno solo un gol.  La parabola del centravanti con la valigia sempre pronta, con il giovanotto che voleva spaccare il mondo e le reti avversarie, con colui che smise a 31 anni dopo un infortunio al ginocchio, ebbe così termine. Fu lui uno dei ‘misteri buffi’ del nostro calcio. Perchè se sei goleador vero, vivi per il gol. Anche se non sai spiegare cosa è la felicità dopo che hai fatto passare la palla oltre la linea bianca. Ecco, Walter quella felicità la provò troppe poche volte.

ilnapolista © riproduzione riservata