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Il mistero di Giaccherini, calciatore senza un ruolo nel progetto-Napoli

Giaccherini non ha una collocazione, neanche tra le riserve. A questo punto, la soluzione migliore è l’addio. Per lui e per il Napoli.

Il mistero di Giaccherini, calciatore senza un ruolo nel progetto-Napoli
Napoli - Manchester City Rog? O Giaccherini (Ciambelli)

Quale alternativa?

In una conversazione tra napolisti in redazione, ci siamo chiesti : «Ma Giaccherini è l’alternativa di quale calciatore nella rosa titolare del Napoli?». In questo modo abbiamo citato il suo procuratore, Fulvio Valcareggi, personaggio gradevole, lontano dai cliché della sua professione. È uno dei tanti misteri che caratterizzano l’avventura partenopea dell’ex tuttocampista (quella del ruolo in campo è una dimensione importante, ne parleremo) di Juventus, Sunderland e Bologna. Un’avventura che si sta esprimendo attraverso numeri davvero minimal: 386′ in tutta la scorsa stagione, appena 60′ (per 4 presenze totali) in quella in corso.

Abbiamo provato a dare un’interpretazione plausibile, realistica, del caso-Giaccherini. Dell’evoluzione del suo stato all’interno della rosa di Sarri, dal momento del suo acquisto fino ad oggi. Ci sono tanti spunti di riflessione.

Ipotesi/1

La prima analisi che abbiamo fatto riguarda la natura dell’acquisto di Giaccherini. Era l’estate del 2016, il Napoli stava vivendo le indiscrezioni relative all’addio di Higuain e intanto attendeva in sede di mercato in entrata. Attendeva forse no, diciamo che ponderava. Con Gonzalo ancora a Napoli, magari con contratto adeguato, l’incontro con Giaccherini sarebbe stato perfetto. Un jolly, utilizzabile in quattro slot diversi del 4-3-3 di Sarri: mezzala destra e sinistra, come per Conte agli Europei; esterno d’attacco destro e sinistro, una posizione già interpretata alla Juventus, a volte anche a Bologna. Dopo un buonissimo Europeo, Giaccherini sarebbe stato un colpo low cost e con grandi margini di sfruttamento.

Poi il fattaccio-Higuain, la decisione di costruire una squadra numericamente ampia e con un grande potenziale in divenire – soprattutto a centrocampo. Ecco Zielinski, Diawara e Rog, ecco Milik e la conferma in blocco degli esterni offensivi, persino di El Kaddouri. A quel punto, Giaccherini “scivola” nelle gerarchie, gli slot nel centrocampo di Sarri sono tutti occupati e allora Emanuele diventa l’alter ego di Callejon. Un ruolo che non esiste nella realtà delle cose: Giaccherini gioca una sola partita da titolare in campionato, contro il Genoa. Va anche in gol, come in Coppa Italia contro lo Spezia. Non è un caso, o forse sì. Abbiamo espresso questi concetti anche nella biografia stagionale di Emanuele.

Ipotesi/2

A questo punto, con una rosa costruita sulla presenza di due calciatori per ogni posizione, sorge un problema di aderenza a Sarri. Nel senso del gioco, nel senso del turn over. Giaccherini è un uomo di corsa, la sua proprietà di palleggio è elementare, non gioca a due tocchi, si capisce fin da subito che è un pesce fuor d’acqua in una squadra che ha addentato il post-Higuain esaltando il primato del possesso palla raffinato, degli scambi stretti. Poi arriverà Mertens centravanti, ad alimentare ancor di più questa suggestione tecnico-tattica.

E poi la storia del turn over, come detto prima. Sarri non ama particolarmente le rotazioni, lo sappiamo. Figurarsi se il tuo slot tra i titolari è occupato da José Maria Callejon, una specie di autome inscalfibile, che ora sta vivendo un periodo di crisi e non ci sembra possibile. Insomma, zero spazi per Giac. Non per colpa sua, nel senso: chi l’ha preso sapeva che calciatore si sarebbe ritrovato in squadra. Certo, a questo aggiungiamo anche una condizione fisica che non è sembrata mai al top. Non abbiamo materialmente modo per valutare il suo stato fisico, servirebbero i dati di più partite, ma è certo che le poche esibizioni hanno mostrato un Giaccherini bloccato, nell’interpretazione del ruolo ma anche nella corsa. Ovvero, nella sua caratteristica migliore.

Oggi

Al di là della retorica (veritiera, realistica) sui titolarissimi schierati col Benevento, pensare a Giaccherini titolare in qualche partita di questa stagione è (sarebbe stato) decisamente arduo. Colpa/merito di Callejon, ma anche della presenza di Ounas. Lui, mancino che converge, rappresenta un’alternativa anche tattica, non solo numerica, al numero 7 spagnolo. Giaccherini è subentrato qualche volta al posto di Insigne, ma quando c’è stato da scegliere davvero, la preferenza è ricaduta su Piotr Zielinski.

Ecco, probabilmente Sarri ne fa davvero una questione di caratteristiche riferite alle qualità tecniche. Zielinski ha un dna più affine ai principi di gioco del Napoli, c’è un differenziale tra i due calciatori e non si può condannare un allenatore perché decide di “bocciare” un calciatore. Del resto, il ruolo di un tecnico è quello di fare delle scelte. Proprio in virtù di questo, però, ci poniamo la domanda finale: se Giaccherini non viene utilizzato neanche in un momento di assoluta emergenza, perché tenerlo a Napoli? In estate, ma la stessa situazione si ripresenterà a gennaio. In questi giorni si parla di un suo addio, che a questo punto ci pare la soluzione migliore. Ad un rebus, ad un mistero che si è consumato sotto i nostri occhi e che, letteralmente, occupa al Napoli uno slot. In lista, soprattutto. Vedremo come andrà da qui all’apertura della sessione, ma addio e sostituzione di un calciatore considerato fuori dal progetto si impongono, almeno secondo noi. Per il bene di tutti.

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