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Il Torino di Mihajlovic: una stagione da indirizzare, la crisi di Belotti e il problema-Ljajic

Primi appunti tattici sul Torino, prossimo avversario del Napoli: la rivoluzione offensiva annacquata, l’incognita a sinistra e l’aggressività.

Il Torino di Mihajlovic: una stagione da indirizzare, la crisi di Belotti e il problema-Ljajic

Incertezza

C’è ancora uno strato di polvere sul Torino 2017/2018, e questa polvere è fatta di dubbi e incertezze. Che squadra è quella di Mihajlovic? Quali sono i suoi obiettivi? A che punto è la maturazione dei giovani più attesi? Ecco, siamo a Natale ma non ci sono ancora risposte definitive a queste domande. Il successo a Roma con la Lazio, conquistato tra mille polemiche, potrebbe avere il significato della svolta chiarificatrice. Anche perché subito dopo c’è il Napoli, una prova niente male per una squadra reduce da dieci gol subiti in due partite nella scorsa stagione.

Certo, qualcosa è cambiato: il Torino ha un organico diverso, decisamente più ampio e più qualitativo rispetto allo scorso anno. Sirigu, N’Koulou e Rincon, basterebbe questa spina dorsale per fidarsi del lavoro che Cairo e Petrachi hanno portato avanti in estate. Eppure, non c’è stato un miglioramento netto, reale, rispetto al Torino 2016/2017: alla 16esima giornata, un anno fa, i granata avevano 25 punti. Oggi ne hanno 23, sono lontani dalla zona salvezza ma anche da quel settimo posto con vista Europa League che rappresenterebbe (rappresentava?) un obiettivo stagionale possibile. La distanza non è ampia (4 punti dalla Sampdoria, potenzialmente 7), ma ci si aspettava francamente qualcosa di più.

Belotti, poi il resto

Soprattutto da Andrea Belotti, rimasto a Torino nonostante le sirene del mercato. Per il centravanti granata, appena 3 reti in campionato dopo le 26 della passata stagione. Intorno al Gallo c’è la sensazione di una regressione pure abbastanza importante. Mihajlovic aveva costruito la squadra intorno a lui, abbracciando una rivoluzione offensiva rischiosa ma affascinante – che aveva portato all’addio del capitano Benassi. Passaggio al 4-2-3-1, Ljajic a supporto con due esterni da scegliere in una batteria di livello, composta da Iago Falque, Niang, Berenguer, Boyé. Insomma, un Torino offensivo, dal gioco multiforme, laterale eppure verticale, pensato per le transizioni ma anche in grado di gestire e costruire il gioco.

Anche questa idea si è un po’ arenata nelle incertezze difensive: dopo 17 gol subiti nelle prime 10 giornate, Mihajlovic è tornato all’antico. Quindi 4-3-3, centrocampo composito con un metodista e due incursori (con Rincon e Valdifiori ad alternarsi al centro e Baselli inamovibile) e tridente asimmetrico, con Ljajic e l’irrinunciabile Iago Falque (un po’ il Callejon granata, grazie alla sua disponibilità tattica) a supporto di Belotti.

Dal punto di vista dei principi di gioco, il Torino è una squadra dall’impostazione offensiva ma non dominante, aggressiva in difesa per attivare le transizioni ed elementare in fase di possesso. L’idea fondamentale è quella di risalire il campo velocemente ed attivare i talenti alle spalle di Belotti, sfruttando soprattutto le fasce. 5 assist per Ljajic, con 2.5 passaggi chiave per partita; 2 per Iago Falque e per De Silvestri, gli uomini della catena di destra. A sinistra c’è più incertezza: Ansaldi sarà indisponibile per il match con il Napoli (contro la Lazio è stato sostituito da Molinaro), e poi c’è l’ennesimo caso-Ljajic.

Problemi disciplinari

Mihajlovic l’ha detto in maniera chiara: «Adem è rimasto fuori dal match dell’Olimpico perché si è comportato male in settimana. Non è più un ragazzino e da lui mi aspetto che dia l’esempio ai compagni». Chiaro, chiarissimo. Al suo posto ha giocato Berenguer, con tanto di primo gol in campionato in maglia granata. Il Torino potrebbe aver trovato una soluzione tattica alternativa. Ma è pure difficile immaginare che il tecnico serbo rinunci al suo connazionale per la seconda partita consecutiva.

Da sciogliere a centrocampo il dubbio sul terzo uomo: accanto agli intoccabili Rincon e Baselli, agirà uno tra l’ex Valdifiori (rientrato da titolare proprio contro la Lazio) e Obi. In difesa, gli stagionati Burdisso e Moretti si giocano il posto accanto a N’Koulou. Non sarà una partita facile, per il Napoli. Dal punto di vista puramente tattico, il Torino è una squadra che offre e chiede campo, anche perché muove molti uomini alla ricerca della riconquista del pallone e quindi è facilmente attaccabile da una squadra con una buona fluidità in fase di possesso. Questa, però, è proprio la qualità che sembra mancare alla squadra di Sarri in alcuni frangenti delle ultime partite.

Inoltre, l’incognita-Insigne non aiuta a preparare la partita: con Lorenzo in campo, il Napoli avrebbe un hub creativo importante sulla sinistra, potrebbe praticare più agilmente il (suo) gioco di possesso illuminato che manderebbe fuori giri il dispositivo di Mihajlovic. Esattamente come successo nello scorso campionato.

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