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Udine, un anno dopo: lì dove (ri)nacque un grande Insigne

Alla Dacia Arena, un anno e sei giorni fa, la doppietta che lanciò Insigne verso la miglior stagione della sua carriera. Quella crescita non è mai finita, ed è ancora in corso.

Udine, un anno dopo: lì dove (ri)nacque un grande Insigne

19 novembre 2016

Un anno e sei giorni fa. Era la Dacia Arena, era Udinese-Napoli. La squadra di Sarri viene dal pareggio interno con la Lazio, e da un inizio di stagione altalenante. Milik e il suo infortunio, Gabbiadini e le sue contraddizioni, Mertens centravanti in costruzione e le prove tecniche di esplosione. E Lorenzo Insigne, certo. Un inizio stentato, tormentato, diciamo pure sotto tono. Roba che bastano i numeri per capire e far capire: quattro assist, sì, ma zero gol e prestazioni non esplosive. Qualcuno parla del contratto che non si rinnova e di turbamenti derivati, altri sostengono che l’assenza di Higuain depotenzia il suo gioco. Poi però, dicevamo: era Udinese-Napoli. Andò così:

Un girone dopo

Prima di Napoli-Udinese, match del girone di ritorno, scrivemmo questo pezzo. Dentro ci troviamo queste parole, che valgono per Insigne e per il Napoli.

La doppietta di Lorenzo, due gol di rapina più che di fine dicitura, fa capire alla squadra di Sarri di poter superare l’assenza doppia, di Higuain prima e di Milik poi. Fa capire a tutti che Insigne può tornare ai livelli del 2015/2016.

È andata diversamente: il Napoli ha superato sé stesso, Insigne si è addirittura migliorato. Un numero, per far capire. Udinese-Napoli si è giocata alla 13esima giornata. Oggi siamo alla 32esima. In 18 partite, un girone meno una, Insigne ha segnato 14 gol. Più uno in Coppa Italia, alla Juventus. Più quello al Bernabeu, in Champions.

Il buio/luce continuo che sembrava dover limitare la carriera di Insigne sembra essere stato definitivamente sepolto nel passato. Almeno a partire da Udinese-Napoli. Il luogo della riscoperta di Insigne. Anzi, della sua nuova rivelazione.

Un anno dopo

Oggi, che siamo alla vigilia di Udinese-Napoli, possiamo scriverlo senza paura. Insigne, un anno dopo la sua nuova rivelazione, non ha ancora finito di crescere. E di sorprendere. Andiamo ancora di numeri, tanto per capire. I gol sono diventati 22, più 84 occasioni create e 9 assist decisivi. Solo in campionato. Se ci aggiungiamo la Champions, diventano 26 gol e 93 occasioni create. Mai fuori dalla formazione titolare, sempre protagonista assoluto. Nel tabellino, che è già tanto. Ma soprattutto nel gioco, nelle dinamiche della squadra di Sarri.

Tanto che la mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali è stata addebitata a Ventura proprio in chiave-Insigne. Tenere Lorenzo fuori è stata la colpa maggiore dell’ex ct, secondo la narrazione comune. Per qualcuno, addirittura, l’Italia mediatica si è accorta di lui solo per la sua tendenza a cercare colpevoli e quindi personaggi alternativi in caso di sconfitta. È una lettura forse estrema, ma non troppo irrealistica.

Intanto, però, Insigne è un fatto. Un fatto importante, crea e alimenta discussioni, è centro del dibattito sportivo. Quello italiano, ma non solo. Si sono accorti di lui un po’ tutti, per il CIES (che ha sede in Svizzera) il suo cartellino vale oltre 100 milioni di euro; la Uefa l’ha collocato nella sua lista dei gol della settimana di Champions. Insomma, è la roba dei grandi campioni, anche chi non è d’accordo con la corrente che identifica Insigne come un fuoriclasse deve piegarsi all’evidenza della realtà. E la realtà di Insigne, oggi, è quella di un calciatore quantomeno affermato, probabilmente ai massimi livelli.

Concluioni

Tutto (ri)partì da Udinese-Napoli, un anno fa. Oggi si ripassa da lì, cinque giorni dopo uno splendido gol segnato in una grande partita internazionale. Per chiudere il cerchio col destino, per avviare un nuovo capitolo subito dopo, con Napoli-Juventus. Anche le partite con la Juventus, nella scorsa stagione, sono state un turning point per Lorenzo. L’assist e l’incazzatura per la sostituzione allo Stadium, al primo match; poi il gol nel 3-2 di Coppa Italia, a suggellare la nuova dimensione di giocatore decisivo. Che oggi, se possibile, è stata alimentata dai gol, dagli assisti, dai numeri, dai fatti. Dalle parole, nostre e degli altri. Si può dire che oggi Insigne sia riconosciuto come il miglior calciatore italiano. Udine è l’occasione per alimentare questa sensazione, una volta di più.

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