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Rosenior: «Serve un cambio culturale perché i calciatori gay possano dichiararsi»

Rosenoir: «Ho conosciuto manager che l’hanno ammesso candidamente: un omosessuale non troverebbe posto nella mia squadra».

Rosenior: «Serve un cambio culturale perché i calciatori gay possano dichiararsi»

L’articolo sul Guardian

Lam Rosenior , evidentemente, ha una rubrica fissa sul Guardian. Dopo lo splendido pezzo della settimana scorsa su De Rossi, uno dei più letti sul Napolista in questi giorni, il difensore del Brighton parla oggi di un tema ancora più scottante. Più sociale, se vogliamo: l’omosessualità nel calcio.

Il racconto di Rosenior parte dalle dinamiche sociali di sua figlia, grande amante del calcio, ma ovviamente il discorso si sposta presto sulla condizione dei gay nel mondo del calcio. Tra l’altro, il prossimo week-end sarà dedicato alla campagna Stonewall Rainbow Laces contro la discriminazione per gli omosessuali. La domanda che si pone Rosenior è estremamente semplice: nel caso fossi gay, sarei abbastanza a mio agio da fare coming out?

Cultura

Il problema che si pone Rosenior è essenzialmente culturale. Spiega che serve un cambio nella percezione, perché «conosce la cultura del camuffamento machista nel calcio, immagina quale potrebbe essere la conseguenza di fare coming out e di giocare da omosessuale dichiarato di fronte a migliaia di tifosi». Addirittura, Rosenior spiega che un manager aveva addirittura posto il proprio vedo ideologico alla presenza di gay nel calcio: «Se scoprissi che che uno dei miei giocatori è gay, non giocherebbe nella mia squadra». Sì, purtroppo esiste ancora questo tipo di cultura. Anche solo una battuta “spiritosa”, fatta in questo modo, può ferire qualcuno.

Ed ecco perché le considerazioni successive di Rosenior sono giuste: «Tutti noi dobbiamo mettere in discussione le nostre abitudini, il nostro comportamento, il nostro linguaggio per far sì che cambi qualcosa. Qualsiasi osservazione fuori luogo potrebbe danneggiare gravemente delle persone. Mi vergogno che oggi, nel 2017, il nostro gioco seguito da milioni di persone non permetta agli omosessuali di fare coming out. Anche perché sarebbe auspicabile che persone che stanno formando la propria sessualità possano avere dei modelli di riferimento a tutti i livelli».

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