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La politica energetica del Napoli di Sarri

Napoli-Shakhtar, l’analisi tattica: la partita equilibrata del primo tempo, l’intensità che cambia, i singoli nel sistema.

La politica energetica del Napoli di Sarri

Capire una partita, costruire una vittoria

Che lo Shakhtar fosse un avversario difficile, per il Napoli, si era visto all’andata. E si è rivisto di nuovo nel match di ieri sera, perlomeno nella prima parte. La squadra di Fonseca, molto probabilmente, è una dimostrazione tangibile di cosa sia o possa essere la Champions League: talento in abbondanza, organizzazione del gioco secondo principi proattivi ed identità irrinunciabile, nel senso che può cambiare il piano partita ma i riferimenti restano gli stessi.

Per gli ucraini (brasiliani), si tratta del possesso palla, dei reparti stretti, della difesa alta. Anche ieri sera, nonostante un’impostazione prettamente difensiva – ovviamente influenzata dalle necessità del risultato -, lo Shakhtar ha messo in difficoltà la squadra di Sarri grazie alle caratteristiche dei suoi calciatori e del suo gioco. Ha bloccato il Napoli ed è riuscito a ripartire con costanza, e buona pericolosità. Poi però, nella ripresa, è cambiato qualcosa a livello di intensità: Sarri ha capito che non avrebbe potuto vincere la partita a marce basse, ha scannerizzato e compreso il contesto, ha letteralmente costruito la vittoria. È giusto considerare il gol di Insigne come un vero e proprio apriscatole, ma non è stata una giocata incidentale o casuale. In realtà è stato il colpo del campione che nasce da uno sfruttamento del sistema. Ma ci arriveremo dopo.

La disposizione difensiva dello Shakhtar

Per tutto il primo tempo, il possesso palla del Napoli non ha smosso la struttura difensiva di Fonseca. Che, in realtà, non è molto dissimile da quella di Sarri. Cambia lo schieramento (sopra è ben visibile il 4-2-3-1 puro), ma non i principi di riferimento: scivolamento orizzontale in zona palla, reparti compatti, squadra raccolta, coperture preventiva (soprattutto sulle linee di passaggio). La “vicinanza concettuale” si percepisce anche dall’interpretazione del ruolo di Pyatov. Che, a costo di rischiare l’errore di posizionamento, è sempre a supporto del lavoro di copertura e di prima costruzione. Sotto, vediamo un frame praticamente consecutivo a quello di sopra: il Napoli prova a scavalcare la difesa dello Shakhtar con un pallone verticale, Pyatov anticipa la giocata e intercetta il pallone al limite dell’area. Teoria e tecnica del portiere moderno.

Difesa alta, portiere alto

La “gestione energetica” del Napoli è ormai una parte fondamentale nel racconto di questa squadra. Anche e soprattutto dal punto di vista tattico. Nel primo tempo, il Napoli non cerca di forzare il ritmo, la buona prova dello Shakhtar fa il resto e la partita scorre in maniera equilibrata. Anzi, è pure divertente (per i neutrali): errori o giocate non codificate portano ad occasioni da gol di una certa rilevanza. Un veloce ripasso, con scansione temporale: il gioco Insigne-to-Callejon dopo pochi secondi, sventato da Pyatov con lo stesso atteggiamento di cui sopra; la palla persa da Diawara che innesca Taison; il tiro di Marlos respinto da Reina dopo una giocata difensiva non proprio brillante di Hysaj; l’occasione di Insigne su assist di Hamsik.

Ecco, quella rappresenta una situazione tattica importante. Come scritto sopra, solo un’azione “fuori dagli schemi” avrebbe potuto portare il Napoli a sbloccare il risultato con l’andatura del primo tempo. La splendida lettura di Hamsik scompagina letteralmente il dispositivo difensivo di Fonseca, non perfetto in quest’occasione. È una giocata estemporanea che non nasce da un periodo di intensità, ma si origina dalla classe dei calciatori coinvolti.

Difesa schierata, anche se non benissimo, imbucata e tiro immediato

Il Napoli, dopo l’intervallo, cambia l’inerzia della partita attraverso l’aumento dell’intensità. Al 45esimo, i tiri tentati della squadra di Sarri sono 3; al 90esimo saranno 17. Sono numeri eloquenti, basterebbero da soli a dimostrare che qualcosa è cambiato. Ci sono però altre percezioni, come ad esempio quella delle heatmap appena sotto. O del gol di Insigne, che nasce da uno scompenso posizionale indotto dal nuovo ritmo imposto al match dal Napoli.

A sinistra il primo tempo del Napoli, a destra il secondo. Come un cambio di intensità ha comportato l’aumento della pericolosità offensiva.

Il concetto è semplice: l’aumento dell’intensità nel gioco, nel possesso e nella pressione porta gli avversari a degli scompensi di attenzione e lucidità. Di conseguenza, genera falle nel sistema. Il Napoli ha costruito una situazione di questo tipo alzando il baricentro, riducendo le distanze, impedendo allo Shakhtar di essere pericoloso e di ragionare sulla propria fase difensiva. Questione di tempi e spazi che cambiano, come in ogni grande cambiamento calcistico che si rispetti. Il gol di Insigne, dicevamo. Eccolo:

Due frame consecutivi poco prima che la palla finisca a Insigne

La situazione è semplice. Su un rilancio della difesa ucraina, il Napoli tiene la difesa alta e i reparti molto stretti (immagine di sinistra). Diawara, Hamsik e Zielinski sono nella metà campo difensiva e “chiamano” il pressing avversario, solo che la costruzione del gioco ora è più veloce, il Napoli sta alzando la pressione e riparte velocemente. A questo punto (immagine di destra), il dispositivo dello Shakhtar perde la sua definizione posizionale, la struttura di copertura orizzontale manca di un uomo che segua Hamsik, libero in un’ampia porzione di campo tutta da attaccare. Nell’immagine di destra, abbiamo cerchiato in arancione i calciatori di Fonseca nella giusta posizione, in rosso quelli che avrebbero potuto/dobvuto seguire Hamsik. E che invece si sono fatti attrarre dal possesso veloce del Napoli.

A questo punto, il Napoli aziona il dispositivo offensivo e sfrutta questo scompenso. Palla in verticale su Mertens, perfetto lavoro di sponda (altro che Falso Nueve, questo è un gioco da centravanti purissimo) e palla proprio ad Hamsik, in uno spazio ampio. Il resto lo fa Insigne, ma tutto nasce da sopra. È il gioiello del singolo dopo che il sistema ha funzionato benissimo.

Intensità e testa

A questo punto, la partita “tattica” è finita. Lo Shakhtar, provato dal risultato e dal dispendio fisico e mentale per una partita difensiva, non ha più la forza per provare a spingere sull’acceleratore. Il Napoli, invece, decide che si può spingere ancora, spinto anche da una condizione psicologica influenzata dall’adrenalina. In questo senso sono decisivi i cambi di Sarri, che decide di togliere Insigne, finendo paradossalmente per accentuare il livello della pressione. Perché Zielinski ha caratteristiche fisiche diverse, ripiega in maniera meno intelligente rispetto a Lorenzo ma ha una corsa diversa, più potente, più portata allo strappo che al controllo. Il secondo gol nasce così, Rog e Allan tengono alta l’asticella dell’intensità e completano l’opera.

Di questo successo, restano due cose: l’intelligenza del Napoli nella gestione dei momenti della partita, anche contro un avversario di alt(r)o livello rispetto alla Serie A. Più la consapevolezza che la squadra di Sarri ha la qualità (del gioco e dei singoli) giusta per poter decidere di orientare il match. Le occasioni concesse allo Shakhtar (8 conclusioni tentate in tutto, appena 2 nella ripresa) nascono dalla bravura degli avversari. Una bravura “possibile” fin quando sono riusciti a tenere testa al Napoli. Quando il Napoli ha deciso di accelerare, lo Shakhtar non ha potuto fare altro che perdere la partita. Il concetto è semplice, ma è roba da grande squadra.

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