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Napoli ringrazia l’Italia: Jorginho è stato l’unico a essersi salvato dal disastro

La buona prestazione contro la Svezia potrebbe dare al regista del Napoli un’ulteriore iniezione di consapevolezza, dopo un buonissimo inizio di stagione.

Napoli ringrazia l’Italia: Jorginho è stato l’unico a essersi salvato dal disastro

Soprendere (anche gli scettici)

Nella redazione del Napolista abbiamo a che fare tutti i giorni con una corrente anti-Jorginho. Spieghiamoci, ovviamente: pur riconoscendo la funzionalità del centromediano italobrasiliano nel gioco del Napoli, alcuni dei nostri redattori non apprezzano la monodimensionalità del suo calcio. Dopo Italia-Svezia, alcuni adepti di questa setta si sono ricreduti. E da questa conversione che abbiamo tratto spunto per questo pezzo.

Il concetto è semplice: Jorginho, nella sua pur brevissima esperienza con la nazionale, ha consacrato sé stesso. Ha giocato una buonissima partita, ha mostrato di poter essere importante a certi livelli, anche in altri contesti. Anzi, ancora di più: ha fatto vedere che il suo calcio può essere apprezzato, perché redditizio, anche in una squadra lontanissima dal suo modo di concepire e produrre il gioco.

Upgrade

È solo l’ultimo atto di una crescita costante. Fin dall’inizio di questa stagione, Jorginho ha disegnato non solo grandi prestazioni, ma ha anche saputo modificare alcune parti del suo calcio. È parso più concentrato in tutte le situazioni, più vivo nella fase difensiva, anche più sagace nella gestione della fase difensiva – e perché no, dei falli di gioco.

Il suo ruolo nel sistema non è cambiato, resta l’ingranaggio su cui il Napoli poggia una costruzione bassa che è ripetuta, intensa, continua, martellante quasi fino a non conoscere pause. Jorginho è utilissimo nella lettura e nella scrittura di queste trame. Che sembrano elementari ma che già si perdono (in parte) quando Sarri opera le turnazioni e inserisce Diawara.

Falsa invisibilità

Ecco, Jorginho ha questa caratteristica. Sembra non esserci, in campo, tanto il suo gioco sembra ridotto ai minimi termini. Eppure, la sua assenza è pesante, vistosa, si nota. Come nei periodi di gioco durante Italia-Svezia in cui il pallone non passava da lui, per merito della marcatura di una delle due punte avversarie o perché l’impostazione veniva forzata da Bonucci.

Jorginho è un falso invisibile, poi quest’anno ha deciso di assumersi la responsabilità di battere i calci di rigore – alcuni anche molto pesanti, si pensi a Napoli-Nizza o a Napoli-City – e allora la sua importanza è ancora più percettibile, anche da chi magari non ha voglia o tempo di monitorare i 111 passaggi medi ogni 90′, fondamentali per il sistema e quindi per i risultati del Napoli.

Consapevolezza

Ecco, nel titolo abbiamo scritto che il Napoli ringrazia l’Italia. Il motivo è semplice: la convocazione e la buona partita di Jorginho con la nazionale intanto mettono fine a un tormentone, ma potrebbero anche aver conferito al calciatore l’ultima iniezione di consapevolezza. Non perché Jorginho possa (o soprattutto debba) pensare di diventare un top player. Del resto si tratta di un calciatore di 26 anni che non ha ancora ricevuto un certo tipo di feedback dal grande calcio.

Però, come dire: il percorso di crescita non finisce mai, la carriera di un calciatore è un processo additivo potenzialmente senza limiti. Questo Jorginho può ancora completarsi, andare oltre sé stesso. Consacrarsi, come scritta sopra. Non è mai un processo solo tecnico, c’entra anche la testa. E la fiducia della fiducia, quella della Nazionale di ieri e di quella che sarà – difficile pensare che Ancelotti o chi per essi rinunci a Jorginho -, sono un passaggio che potrebbe essere fondamentale.

 

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