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Dai Joy Division agli Smiths: Manchester in musica, anzi Madchester

Il doveroso omaggio musicale alla città che stasera sarà nostra rivale. Senza dimenticare gli Oasis dei fratelli Gallagher tifosissimi del City

Dai Joy Division agli Smiths: Manchester in musica, anzi Madchester

La Manchester musicale

Mentre Pep elogia Maurizio (e non crediamo si tratti di una pura formalità) e costui ci fa sognare “undici facce di cazzo che palleggiano in faccia al City”, un bel modo per omaggiare/ricambiare da signori questa grande squadra e nel contempo invitare i lettori del Napolista ad un prepartita con la soundtrack adeguata, dunque ad una serata rovente già nelle ore che precedono il match, può essere ricordare i suoni che hanno fatto di Manchester una tra le città musicalmente più gagliarde del mondo.

Anche perché quasi trent’anni fa veniva fuori “Bummed” degli Happy Mondays, uno dei simboli della Manchester (anzi, “Madchester”) più cazzuta, un album che inaugurava una delle stagioni musicali più eccitanti della storia d’Inghilterra e l’incontro definitivo tra il rock (quello venuto fuori con la new wave di qualche anno prima) e le sale da ballo, non estraneo a tutto ciò il mondo del calcio e un fenomeno con diverse sfaccettature (violenza ma anche ricerca di identità) come quello degli hooligans.

La scaletta di Radio Shamal

La scaletta, offertavi dal Napolista e da Radio Shamal, si permette però di iniziare da qualche anno prima, perché Manchester è stata protagonista del rock sin dagli anni dell’esplosione del fenomeno Beat.

Siamo quindi in piena British Invasion (primi anni ’60) quando a Manchester nascono gli Hollies (nei quali militava peraltro un giovane Graham Nash, poi con il supergruppo Crosby Still & Nash). Con gli Herman’s Hermits (band che per qualche tempo tenne testa addirittura ai Beatles) e i primi Bee Gee’s (nativi australiani ma trapiantati a Manchester) rappresentarono  la risposta di Manchester a Liverpool, Birmingham e Londra. Una curiosità su questa band: nel 1967 parteciparono al Festival di Sanremo addirittura in coppia con Mino Reitano (la canzone era “Non prego per me”, del duo Battisti/Mogol):

Gli anni del punk

Facciamo un salto in avanti di oltre dieci anni e veniamo agli anni del punk, i cui cori debbono molto a quelli intonati sugli stadi, e di cui Manchester fu decisamente una delle animatrici, forse con una dose di nichilismo in meno che altrove, soprattutto con il punk-pop dei Buzzcocks, band con un forte senso della melodia, figlia dei Ramones e degli Stooges come dei Beatles prima maniera :

Manchester però è soprattutto (o è comunque ricordata oggi soprattutto come) una delle città della new wave, con una band che ha marchiato a fuoco un’epoca, quella dei Joy Division (nome preso dalle baracche femminili dei campi di concentramento nazisti) di Ian Curtis, grande tifoso del Manchester City, dei quali non si può non ricordare la splendida “Love Will Tear Us Apart”:

I New Order

Dalle ceneri dei Joy Division, dopo la morte di Ian Curtis (suicida all’età di appena 23 anni al 77 di Barton Street), nasceranno i New Order, formazione di cui forse ancora si sottovaluta l’importanza, avendo aperto in maniera decisa le porte alla musica dance e posto le premesse per quanto accadrà qualche anno dopo, quando si comincerà a parlare, appunto, di “Madchester”.

Negli stessi anni, a Manchester muovono i primi passi anche gli Smiths, con il giovane Morrisey ad incarnare una sorta di nuovo Leopardi per i giovani disperati del post punk, dunque testi che con le loro tematiche intercettano un certo spleen giovanile e un rock chitarristico ancora una volta figlio degli anni ’60 (Byrds, Buffalo Springfield) ma anche dell’urgenza emersa col punk e la new wave.

Il giornale New Musical Express ha definito gli Smiths la “band più influente di tutti i tempi”.

Hacienda

Venendo alla metà degli anni ’80, non si può allora non riferire dell’incontro tra l’alternative rock e la musica elettronica che scaldava le serate dei giovani di allora (la house music in primis), incontro che avveniva nei club più incandescenti della città, come il leggendario Hacienda, e di cui furono protagonisti gli Happy Mondays di Shaun Ryder:

Di quegli anni fa parte anche una certa rivalutazione della psichedelia degli anni ‘60, esplorata con occhi nuovi ma al contempo allucinati (sono gli anni dei rave party e dell’uso di droghe come l’Ecstasy, il cui consumo proprio a Manchester ha una delle sue capitali). Gli Inspiral Carpets, in realtà, non facevano parte del mondo dei rave e anche se, con i Charlatans e altri, furono tra le rivelazioni di quell’importantissimo momento musicale, il loro sguardo era fondamentalmente rivolto al passato, con l’uso dell’organo Farfisa  che un po’ ricordava i Doors e altre band dei sixties.

Naturalmente, raccontando sia pure per sommissimi capi, di “Madchester”, non si può non dire dei grandissimi Stone Roses, nati nel 1983, ma emersi solo con la summer of love manchesteriana del 1988: tifosissimi del Man United (che visse nei ’90 di Ferguson una decade meravigliosa) ebbero due soli album all’attivo, il primo dei quali, però, può essere considerato come uno dei più influenti della storia del pop. Band del cuore per Ryan Giggs, David Beckham, Eric Cantona e Gary Neville (che però impazzivano anche per gli Oasis)

Gli Oasis

Senza che si pretenda di essere stati esaustivi su Manchester e la sua musica, ci piace concludere questa scaletta con la band che forse più di ogni altra è stata la summa dei tanti aspetti della Manchester musicale. Anche loro si sono formati a Manchester, nel 1991, ad opera dei due fratelli Liam e Noel Gallegher, tifosissimi dei Citizens (tanto da intonare spesso sul palco il coro “Who the fuck are Man United?”) ed ex hooligans (almeno Noel). I loro primi due album non possono mancare nella discoteca di chiunque ami la musica pop. E il calcio inglese.

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