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L’Argentina canta con Messi, come con Maradona 86: prove tecniche di leaderismo

Una squadra ai piedi del suo fuoriclasse, il parallelismo con Maradona che ora è anche emotivo, dopo anni di interrogativi sul carisma di Leo.

L’Argentina canta con Messi, come con Maradona 86: prove tecniche di leaderismo

Le suggestioni

Quando abbiamo preparato l’articolo sull’Argentina ai Mondiali, abbiamo scelto una foto che diventerà emblematica, anzi il simbolo della piccola grande impresa di Sampaoli. Anzi, di Leo Messi. Questa qualificazione è soprattutto sua, un anno dopo la finale persa contro il Cile (Copa America Centenario) e un errore determinante dal dischetto. Il fuoriclasse del Barcellona, semplicemente, si è caricato la squadra sulle spalle. Lo diciamo e l’abbiamo scritto tante volte, parlando di calcio. È una figura mentale che ci piace, quella del trascinatore. Mai come stavolta è vera e verificata: Argentina sotto di un gol dopo 40”, poi una sontuosa tripletta che porta fino in Russia. Sotto, la foto di cui parlavamo.

Messi porta l'Argentina ai Mondiali

C’è una sensazione di unità e di raccordo, tutti insieme eppure intorno a un numero dieci. Al Numero dieci, che per Messi è una connotazione non solo tecnica, ma anche ideologica. È una condizione condivisa con gli altri grandi Diez della storia, e la suggestione ci riporta indietro di trent’anni più uno. L’Argentina negli spogliatoi, dopo un successo a Mexico 86. Non sappiamo se quello contro l’Inghilterra, o quello in finale contro la Germania, ma non ha importanza. C’è Maradona che canta, è un video famosissimo, i tifosi del Napoli di una certa età conoscono questi cori. C’è anche un giovane e spaesato Salvatore Carmando, accanto a Diego.

Argentina vintage

Ecco, oggi non abbiamo testimonianze dagli spogliatoi. Ma ci piace pensare che Leo Messi, a pochi mesi dai suoi 31 anni, possa essere riuscito ad arrivare a questo livello qui. La suggestione è che il fuoriclasse del Barcellona abbia finalmente detto addio ai suo fantasmi, eleggendosi leader non solo tecnico, ma anche carismatico di una squadra che sembra aver sempre bisogno di quel tocco narrativo in più, per rendere. Ecco, la foto che vediamo sopra e questo video ci dicono che c’è qualcosa in comune. Ora, finalmente, dopo tante critiche e tanto tempo “perso” dietro una pressione psicologica fortissima. Che non ha perdonato le ultime tre finali perse di fila (Mondiali 2014, Copa America 2015 e 2016) e si deve ricredere in quella che, vuoi o non vuoi, era la finale del 2017.

Ecco, se Messi è riuscito a diventare anche il capitano, non solo formalmente, allora non possiamo che fare il tifo per lui. In Russia, l’anno prossimo, è la sua ultima occasione in piena efficienza fisica. Forse, dopo stanotte, sappiamo che Leo è anche in piena efficienza mentale. Anche con la camiseta albiceleste addosso, la fascia di capitano e il Diez. La squadra è nelle sue mani, lo segue, lo venera, lo coccola. Gioca per lui, salta e balla e canta con lui. Con lui al comando. Con lui che tiene il tempo. Trent’anni dopo. Può funzionare.

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