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Sarri, scrivi la storia senza plusvalenze. Te lo chiedo da commercialista

Sono un tifoso e da tifoso voglio vincere e avere la bacheca piena come è rimasta dopo Maradona anche se poi il Napoli è fallito

Sarri, scrivi la storia senza plusvalenze. Te lo chiedo da commercialista
Sarri / Foto Matteo Ciambelli

Il dramma dei medici

Orecchie aperte al bar, capto: “Plusvalenze, fatturato, ammortamenti, convenienza fiscale, clausole”. Istintivamente, mi giro per vedere se il collega fosse persona da me  conosciuta. Sono commercialista. Per la precisione, “dottore commercialista ed esperto contabile”, come si dice esattamente da qualche tempo. In un secondo, ho poi realizzato che un gruppetto di tifosi del Napoli discuteva di calcio davanti al primo caffè della giornata.

In quell’istante ho compreso il dramma dei medici. Mi disse un amico chirurgo anni fa: “Con internet sono tutti diventati esperti. Se azzardi una diagnosi, devi confrontarti con il parente dell’ammalato che ha letto tutto quello che google gli ha messo a disposizione, con poche parole chiave nella ricerca. Anni di laurea buttati al vento per me e per i mie colleghi . Devi sempre giustificarti spiegare, nei casi peggiori sentirti minacciare di ipotetiche cause in tribunale”.

L’operazione Pavoletti

Ma non mi sono risentito, da commercialista, di ascoltare in certi casi bestialità tecniche. Anzi, mi sono inserito nella discussione (al bar è facile, tutti parlano con tutti) affermando: Non capirò mai l’operazione Pavoletti. Preso a gennaio per tanti milioni, tutti sapevano che non avrebbe mai (o quasi) giocato: Mertens si era scoperto bomber di razza e Milik era guarito. Immediatamente mi ha rimproverato un avventore, naturalmente ignaro della mia professione: “Ma è ovvio: comprando e vendendo, De Laurentiis (con l’accento sulle due i, n,d.r.) con Pavoletti ha risparmiato un sacco di tasse, comprando e poi vendendo, tra ammortamenti e plusvalenze”.

Tifoso, non commercialista

Un frullato di concetti che nulla ha chiarito, in verità, ma ipocritamente ho annuito: “Certo, come ho fatto a non pensarci”. Ma chi crede che ho scritto queste righe per difendere il mio ordine professionale, si sbaglia. Ho già chiarito, tempo fa, che come tifoso boccio Aurelio De Laurentiis, come commercialista gli do 10 e lode, vorrei essere il suo commercialista. Quando si parla del Napoli, tuttavia, vorrei divertirmi (anche incazzandomi in una discussione accesa) e lasciare a casa la giacca e la cravatta. Vorrei che il Napoli comprasse Ibrahimovic, Messi e Ronaldo (Neymar è purtroppo sfumato). Non voglio sentirmi dire che il fatturato non ce lo consente.

Quando l’ing. Corrado Ferlaino portò Maradona a Napoli, si scatenò l’inferno sui media. Ma con Diego abbiamo vinto scudetti e coppe. È vero, poi c’è stato il fallimento, però la bacheca dei trofei è rimasta piena. Penso alla scudetto del Verona di Osvado Bagnoli e a quello del Leicester di Claudio Ranieri. Continuo con delirio e dichiarazioni senza logica: il Napoli non ha comprato top player? Chissenefrega, visto che il mercato è chiuso. Confesso che ho scommesso 100 euro (poi non giocherò più per tutto il campionato) suddivisi in quattro bollette: triplete del Napoli (scudetto, champions e coppa Italia), scudetto e Coppa Italia, scudetto e Champions, soltanto scudetto.

Sono pazzo? No, sono un tifoso che quando tifa vuol dimenticare di essere un commercialista. E se mister Maurizio Sarri, dopo aver vinto, venisse esonerato, prenderei in prestito la frase che Mourinho rivolse a Claudio Ranieri in circostanze analoghe: “Questo è il calcio, Claudio. Continua a sorridere, amico. Nessuno può cancellare la storia che hai scritto”. Dai, Sarri, scrivila questa storia. Senza fatturato e senza plusvalenze.

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