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Rog esterno, Callejon e i possibili incastri per il Napoli del post-Milik

L’emergenza e la necessità, lo scorso anno, accesero l’idea del cambio di ruolo per Mertens. Potrebbe succedere lo stesso per Rog come esterno alto a destra?

Rog esterno, Callejon e i possibili incastri per il Napoli del post-Milik
La gioia di Rog dopo il gol 3-1 all'Atalanta nella gara d'andata

L’occasione e la necessità

C’era una volta il Napolista, che dopo Napoli-Genoa dello scorso campionato pubblica questo pezzo: “Marko Rog, 17 minuti da esterno destro e una possibilità per il futuro”. C’era una volta Maurizio Sarri, che ha più volte ripetuto come il centrocampista croato, almeno per lui, resti un centrocampista. E basta, nessuno svolazzo tattico o possibile nuova destinazione in campo.

Però poi, come dire: ecco la sfortuna. Un nuovo post-Milik da affrontare, un’occasione che è una necessità. Napoli-Feyenoord, partita abbastanza facile e nuovo cambio Rog-Callejon. Per qualcuno, ecco che Sarri cambia qualcosa sullo scacchiere. Nel senso: con Zielinski già in campo, l’ex Dinamo Zagabria si mette nel suo ruolo a centrocampo e Piotr si allarga come esterno. È già successo, potrebbe succedere ancora, tipo adesso. Invece no: Sarri va uomo su uomo, come al solito, José esce e Marko entra al suo posto. Allan-Rog tra destra e centrodestra, Zielinski-Insigne dall’altra parte. Mertens resta centravanti, ma non è questo il punto. Il punto è Marko Rog. Di nuovo esterno.

Un caso

Mettiamo insieme le cose: la (incomprensibile) panchina corta in Champions League, la necessità di far rifiatare qualcuno del tridente, l’assenza di Milik a cui porre un rimedio dall’interno. Un caso, anzi un tetris di situazioni casuali e/o improvvise che si incastrano. Perché altrimenti lo sappiamo: Sarri sostituisce in maniera lineare, ruolo per ruolo, Rog resterebbe interno senza troppi giri di parole.

Qualcosa cambia, però, nella situazione in cui è il Napoli. Se Ounas non è prontissimo, e Callejon dovrà necessariamente pensare di giocare qualche minuto sparso come centravanti, il Napoli ha bisogno di un esterno in più. C’è Giaccherini, che però così diventa vice-Insigne – tra l’altro la posizione come laterale offensivo a sinistra piace di più all’ex Sunderland. E poi, appunto, c’è Rog. Che, vuoi o non vuoi, resta sempre l’ultimo centrocampista per minutaggio (74′ totali in campo), e non è colpa di nessuno: Hamsik è intoccabile nella formazione titolare, dall’altra parte Allan e Zielinski sono due co-titolari veri. Difficile ritagliarsi spazio, specie quando sei abbastanza irruento e immaturo.

Da centrocampista a esterno d’emergenza, il passo è possibile. È verosimile, almeno. Perché la gamba, lo spunto e la tecnica di base ci sono. Perché, come scrivemmo nel pezzo in cui abbiamo parlato in apertura, c’è anche la giusta applicazione nella fase difensiva, nei famosi rientri “alla Callejon”. Quindi, un possibile aspirante-sostituto nel caso José dovesse traslocare al centro dell’attacco al posto di Mertens.

Il cambio di ruolo

E poi vuoi mettere la suggestione che il nuovo post-Milik rifaccia il miracolo? Dopo Mertens prima punta, ecco la nuova trasformazione tattica nel bel mezzo della tempesta dell’imprevisto. Nel caso funzionasse come con il belga, la metamorfosi di Rog avrebbe lo stesso fragoroso impatto (momento nostalgia) di quella vissuta da Claudio Sala, da interno raffinato ad ala di estrema qualità. Il percorso contrario fu indovinato invece da Salvatore Bagni, che con il Perugia di Castagner agiva da esterno d’attacco e poi venne trasformato in mediano.

Al di là dei possibili richiami storici, il Napoli 2017/2018, quello del nuovo post-Milik, deve fare i conti con una nuova emergenza. Diversa da quella dello scorso anno – perché Gabbiadini (Mertens) –> Mertens (Callejon), dove il primo Mertens tra parentesi è un’incognita e il secondo è un centravanti fatto e finito -, ma che comunque potrebbe di nuovo attizzare o stuzzicare la fantasia di Sarri, il suo animo da stregone calcistico. Vedremo se l’esperimento potrà essere ripetuto, se avrà un seguito reale. C’era una volta e c’è stata una seconda, dopotutto.

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