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La piccola rivincita di Maksimovic, ora un po’ meno misterioso

Due esibizioni da titolare, niente di strepitoso ma un contributo importante soprattutto nella fase difensiva dura e pura: Maksimovic e il concetto dei rincalzi.

La piccola rivincita di Maksimovic, ora un po’ meno misterioso

Due partite da titolare, in fila

L’ultima volta che abbiamo scritto di Nikola Maksimovic, tredici giorni fa, il suo mistero toccava apici altissimi. Unico calciatore di movimento non utilizzato fino a dopo Lazio-Napoli, la sensazione – suffragata dai fatti – che anche questa stagione non sarebbe stata molto diversa dall’ultima. Perché quando c’era stato bisogno di sostituire uno dei due centrali, Sarri aveva scelto Chiriches, non lui. Proseguiva, stava proseguendo, un apprendistato complicatissimo e accidentato. Poi, invece, ecco la scelta che non ti aspetti a Ferrara. Poi la conferma, in Champions, perché Albiol ha un problemino alla schiena e allora va Maksimovic. Chiriches non è al massimo, forse avrebbe giocato lui. Chissà. Intanto, ecco Nikola. Due partite, due prestazioni di buon livello. Soprattutto quando, a Ferrara, la linea difensiva è diventata difensiva e basta.

Sì, perché uno dei due “problemi” più evidenti di Maksimovic è l’attitudine a portare la palla molto di più rispetto al centrale classico secondo Sarri. Il serbo sale palla al piede, esplora la metà campo avversaria, non che Albiol e Koulibaly non lo facciano, ma c’è un’impostazione diversa. Passaggio più immediato, controllo più fluido e più veloce.

La linea

L’altra sensazione “strana” che fa Maksimovic è quella riguardo alla lettura dei movimenti della linea. Una specie di requisito fondamentale se sei un difensore di Sarri, esterno o centrale. Il meccanismo di scivolamento, lo spostamento in orizzontale per fare densità, l’uscita sull’attaccante. Ecco, Maksimovic non sembra ancora pronto, veloce abbastanza di testa e di gambe per assecondare un set di movimenti così ampio e articolato.

Come detto prima, però, le sensazioni rispetto alle partite di Ferrara e contro il Feyenoord sembrano migliorate rispetto alle esibizioni dell’anno scorso. Al netto dell’errore condiviso con Koulibaly sul gol di Amrabat, Maksimovic ha potuto dare sfoggio della sua fisicità, del suo intervento dirompente sempre in canna. Sui palloni vaganti, soprattutto nel finale concitato del Paolo Mazza, il serbo era sempre lì. Non bello a vedersi, non ordinato nella ripartenza, forse. Ma è stato difensore. Duro e puro.

Futuro

Chissà come andrà una volta rientrato Albiol. Quello che però ci sembra giusto dire è che questo è il destino di chi gioca al Napoli. Nel senso: se Albiol e Koulibaly – alias i difensori più forti che formano la coppia più affiatata – stanno bene, Maksimovic, Chiriches o chi per essi sono destinati alla panchina. È la forza delle grandi squadre, della rosa ampia. È come il sostituto di Callejon: non esiste. Esisterebbe anche, ma José Maria non esce. E allora c’è la panchina, perché intanto Callejon fa le meraviglie.

Possiamo rammaricarci del fatto che un calciatore o dei calciatori tanto costosi siano in panchina, ma non possiamo chiedere all’IFAB di cambiare le regole (aumentare il numero di calciatori in campo, o le sostituzioni possibili) perché altrimenti le nostre riserve non giocano. L’anno scorso, in Primavera, il Napoli volava letteralmente pur senza turn over scientifico. Nel caso servisse, Maksimovic deve essere pronto. Ha già mostrato di esserlo un po’ di più in queste due partite da titolare, in fila. Che potrebbero diventare tre, perché a questo punto, contro il Cagliari, Albiol potrebbe riposare ancora per presentarsi al meglio al tour de force dopo la sosta. Che tanto c’è Maksimovic, insieme a Chiriches. Forse stiamo risolvendo il mistero: Maksimovic è un buon difensore, non adattissimo al gioco di Sarri o (speriamo) non ancora del tutto formato a quello che gli viene chiesto. Sta crescendo, però. È già qualcosa.

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