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Scialdone: «Nella musica della Gatta Cenerentola c’è la parte più malinconica di me»

Intervista a uno dei due autori della colonna sonora del film di animazione che ha incantato a Venezia

Scialdone: «Nella musica della Gatta Cenerentola c’è la parte più malinconica di me»

«Nella Gatta Cenerentola c’è la parte più malinconica di me stesso, la più meditativa. Fare la musica per un film è sempre un po’ come metterti a nudo, vuol dire spesso dover scavare nelle tue corde interiori e tirare fuori il meglio che puoi».

Luigi Scialdone, classe ’75, produttore, musicista, compositore e sound designer, è l’autore insieme ad Antonio Fresa della colonna sonora originale del nuovo film di animazione Gatta Cenerentola della MAD Entertainment Animation, che in questi giorni concorre alla Mostra del Cinema della Biennale di Venezia nella sezione Orizzonti. Il cartoon firmato da Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone, che vede tra i doppiatori-attori Massimiliano Gallo, Maria Pia Calzone, Mariano Rigillo e Alessandro Gassmann, ha già entusiasmato gli spettatori della Mostra che hanno accolto il nuovo gioiello di casa MAD con una standing ovation.

Definire artisticamente Luigi Scialdone sarebbe riduttivo. Le sue esperienze vanno dal lavoro di studio ai live, dalle sperimentazioni alla produzione, dal cinema ai videogames. Passando per i più svariati generi musicali: dall’electro tango al pop, word music in quantità, ma anche folk, con incursioni nella musica classica.

Quando e come inizia la sua esperienza con l’animazione?

«Quando decisi che la mia vita doveva essere la musica in tutte le sue espressioni. Da semplice chitarrista volevo trovare nuove strade. Parliamo di circa 15 anni fa: cominciai a contattare registi, animatori e disegnatori tra i miei amici e conoscenti. La mia fortuna è stata che amici che frequentavo sin da quando eravamo ragazzini avevano aperto al Vomero una scuola di animazione in 3D e usavano lo studio anche per piccole produzioni. Erano gli esordi dell’animazione in 3D. Cominciai a curare per loro gli effetti sonori. All’epoca anche i quattro registi della Gatta Cenerentola Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone erano giovanissimi che amavano questa forma espressiva. Eravamo già amici, Ivan Cappiello ed io eravamo a scuola insieme. Cominciavamo a sperimentare l’animazione in 3D ognuno nella propria arte (chi il disegno, chi la musica) e un giorno ci siamo ritrovati sotto la MAD».

Luigi Scialdone

Un successo nato da una lunga storia di amicizia la MAD

«Luciano Stella propose a me e ad Antonio Fresa (mio partner musicale) di creare una factory per la realizzazione e la produzione di progetti audiovisivi, dai documentari ai film e nacque la MAD Entertainment Animation. Il lavoro della musica applicato alle immagini, partito dall’esigenza di allargare i propri orizzonti, si è concretizzato»

Prima della Gatta c’è l’Arte della Felicità, il primo grande e forse inaspettato successo della MAD. Che tipo di esperienze sono state? In cosa si differenziano?

«Si è trattato di due esperienze completamente diverse. L’Arte della Felicità è una sceneggiatura totalmente originale, scritta da Alessandro Rak e Luciano Stella. Un’opera originale per la quale l’apporto musicale nasce dal dialogo continuo tra regista e musicista. Trasformavamo in note le idee e le suggestioni di Rak e lo abbiamo fatto stando a contatto, vivevamo praticamente sotto lo stesso tetto. È stata un’esperienza molto creativa».

La Gatta?

«Essendo una riscrittura di una storia appartenente alla nostra tradizione, è stata frutto di una riflessione, di molti ragionamenti. Alla fine abbiamo pensato che doveva essere non un semplice adattamento, ma una riscrittura quasi totale e ciò anche per quanto riguarda la parte musicale. Perciò Antonio Fresa ed io abbiamo lavorato senza timore nei confronti dell’opera originale, liberi da questo peso autoriale e con la possibilità di scrivere a modo nostro».

Raccontaci la musica della Gatta

«Antonio Fresa ed io abbiamo scritto la colonna sonora originale, la storia emozionale della Gatta Cenerentola.  E abbiamo curato la rielaborazione di alcuni brani antichi, come “Io te voglio bene assaje” che è stato da noi riarrangiato in chiave swing. Il racconto musicale è stato arricchito con i pezzi di artisti che i registi amano molto (parlo dei Foja, di Enzo Gragnaniello, di Daniele Sepe, di Francesco Di Bella, Ilaria Graziano e Francesco Forni, I virtuosi di San Martino, Guappecartò) e che sembravano essere stati concepiti a pennello proprio per alcune scene della Gatta. Questi brani sono stati scelti per momenti precisi del film».

E la Gatta di Luigi Scialdone?

«La musica è molto cambiata durante le lavorazioni, perché ovviamente man mano che il materiale visivo si faceva più concreto, anche la musica, da temi arrangiati con pochi strumenti, grazie al suggerimento dei colori e delle tonalità delle scene, è mutata. L’ispirazione viene dall’idea, ma anche dalla successione delle immagini che vedevamo modificare giorno per giorno. Abbiamo fatto molte sperimentazioni prima di trovare la strada finale. Mettere in musica i sentimenti di alcuni personaggi: questo il nostro lavoro. Mentre le canzoni riguardano più la sfera della descrizione di un’immagine, la nostra musica è l’espressione più emotiva, più recondita dei personaggi. Per quanto riguarda me in particolare, credo che nella Gatta ci sia la parte più malinconica, più meditativa. Fare la musica per un film è come metterti a nudo, è scavare nelle tue corde interiori e tirare fuori il meglio che puoi. Ci sono ascolti di musica classica, qualcosa di elettronico, qualcosa di pop. Potrei dire che c’è una doppia anima: quella acustica e quella più sporca ed elettronica».

Uno dei suoi maestri nel campo della scrittura per film è stato Luis Bacalov.

«Ho studiato un anno con lui. Quello che ci ha trasmesso è anzitutto l’amore per questo lavoro, ma anche forse in parte il distacco professionale che ti permette di non innamorarti di quello che fai, almeno non in tutto, ma di avere sempre la lucidità necessaria per poter valutare il tuo lavoro in base alla scena che stai musicando».

Ha scritto per film, serie tv, e persino per videogames. Cosa ha trovato più stimolante? C’è qualcosa che non le è piaciuta o che comunque non ripeterebbe?

«Credo che ripeterei tutto compresi gli errori, perché in qualche modo sono serviti a un chiarimento di quello che volevo veramente fare. Comporre per film, serie televisive e videogames è stimolante in egual misura. Ci sono differenze di approccio, magari durante la serie tv devi rendere l’idea in un lasso di tempo più limitato rispetto ad un lungometraggio. Quando scrivi per serie tv lavori su frammenti musicali, per i film lavori su temi, più lunghi e che possono essere modificati durante lo svolgimento del film».

E i videogames?

«Da ragazzino sono stato un grande appassionato di videogiochi e riuscire a contribuire alla nascita di un videogioco per me è stata una soddisfazione unica. To play vuol dire giocare. Per me è come essere circondato da giocattoli. Per me la musica non è mai un lavoro, ma il più bel gioco che possa fare».

Ha lavorato anche in Passione di Turturro.

«Io e Antonio abbiamo riarrangiato il Canto delle Lavandaie del Vomero. Turturro è venuto nel nostro studio a registrare e abbiamo avuto modo di conoscerlo bene».

Cosa ci farà ascoltare Scialdone in futuro?

«Continuerò a fare musica per l’animazione e nel frattempo sto lavorando alle musiche di un film di un giovane regista napoletano che si dovrebbe girare l’anno prossimo. Non posso dire altro. Con i Foja sono sempre impegnato e con i Fitness Forever sarò impegnato nel tour del disco nuovo “Tonight”, che uscirà il 29 settembre. Per la televisione comincerò a scrivere per la nuova stagione di David Rocco’s Dolce Vita con Luca De Gregorio. Sto realizzando un disco di musica strumentale, che è una commistione di strumenti acustici ed elettronici con Francesco Albano, che per me è un grande amico e una grande ispirazione musicale. Forse ci sarà anche un disco mio, però vediamo…».

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