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Il Fatto quotidiano: «venerdì Agnelli rischia la condanna e potrebbe lasciare la presidenza Juventus»

Il giornale diretto da Travaglio ripercorre la vicenda e ribadisce che la Procura chiederà una pena alta. Il ruolo del direttore generale Figc Michele Uva

Il Fatto quotidiano: «venerdì Agnelli rischia la condanna e potrebbe lasciare la presidenza Juventus»
Michele Uva e Andrea Agnelli

Il giorno dell’accusa e forse anche della sentenza

Venerdì prossimo, 15 settembre, sarà il giorno della requisitoria e forse anche della sentenza del processo sportivo in cui è imputato Andrea Agnelli presidente della Juventus con altri due dirigenti bianconeri: Stefano Marulla, responsabile della biglietteria e Francesco Calvo, ex capo del settore commerciale passato al Barcellona nonché ex marito dell’attuale compagna di Agnelli. Come scritto qualche giorno fa sul Napolista da Guido Ruotolo, la fallita trattativa tra Procura Figc e Agnelli prima della sua elezione a presidente dell’Eca ha di fatto liberato le mani dell’accusa che con il procuratore Giuseppe Pecoraro chiederà una pena alta, dai due ai tre anni. Se la condanna sarà superiore a un anno e a un giorno, Agnelli dovrà rinunciare alla presidenza della Juventus.

Il silenzio di tanti media

In questi giorni, il comportamento dei media è stato eufemisticamente sfuggente. In pochissimi, sarebbe più corretto scrivere quasi nessuno, ha scritto che mentre Agnelli coronava il suo capolavoro diplomatico con l’elezione al “sindacato” dei club europei e aveva così diritto a un posto nel board Uefa, in Italia era sotto processo per bagarinaggio con rapporti quantomeno ambigui con ultras e frange della malavita.

Oggi la vicenda viene ricapitolata dal Fatto quotidiano uno dei pochissimi giornali a scriverne con puntualità. Il giornalista Carlo Tecce ricorda che venerdì “l’ex prefetto Giuseppe Pecoraro – numero 1 della Procura – terrà la requisitoria dinanzi a Cesare Mastrocola, presidente del Tribunale sportivo, sezione disciplinare” e che “per la sentenza sarà questione di pochi giorni (o poche ore). Se il Tribunale dovesse avallare l’impianto accusatorio, la sanzione per Agnelli sarebbe superiore a un anno e un giorno, e dunque sarebbe costretto a rinunciare agli incarichi sportivi, a iniziare dalla presidenza della Juventus”.

Il Fatto quotidiano ripercorre la vicenda:

La società più titolata d’Italia si è incaricata di introdurre sulle gradinate materiale pirotecnico e striscioni ingiuriosi contro il Grande Torino per compiacere gli ultrà, e li ha premiati con una scorta di tagliandi pure per la finale di Europa League fra Siviglia e Benfica, disputata allo Juventus Stadium nel 2014. A rendere più imbarazzante e inquietante la deriva sportiva e d’immagine dei bianconeri e del figlio di Umberto ci sono i rapporti con Rocco Dominello, un ultrà per denaro, fondatore dei “Gobbi”, secondo i magistrati di Torino ritenuto un esponente della cosca Pesce-Bellocco della ‘ndrangheta, condannato in primo grado a 7 anni e 9 mesi di carcere per associazione mafiosa e tentato omicidio (12 anni per il padre Saverio).

Il ruolo di Michele Uva

Si sofferma su vari passaggi che i lettori del Napolista ben conoscono.Infine il giornale diretto da Marco Travaglio si sofferma sul ruolo del direttore generale della Federcalcio Michele Uva.

«Agnelli – scrive ancora Tecce – ha lavorato per la guida dell’associazione Eca e, con abilità politiche, ha concesso sorrisi a colleghi che sino all’altroieri neanche salutava. Michele Uva ha accolto con entusiasmo gli esiti della campagna estera di Agnelli: “Giusto riconoscimento”».

L’ambizioso Uva è il direttore generale della Federcalcio, il commissario permanente del capo Carlo Tavecchio, il referente del ministro Luca Lotti. Sempre Uva ha tentato di smontare il processo sportivo alla Juventus e insultato con dichiarazioni da avvocato d’ufficio di Agnelli la commissione parlamentare Antimafia interessata alle collusioni mafia-calcio. Ha influito? In maggio la Juventus ha evitato il patteggiamento per evitare l’ammissione di colpa. Il presidente poteva sfangarla con una lieve squalifica, chissà. Adesso si ricomincia daccapo. E la salita, a una settimana dall’udienza, è ripida assai.

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