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Come gioca la Lazio che non è più solo squadra vertical

Con la partenze di Biglia e Keita, Inzaghi ha corretto il tipo di gioco. Si è rinforzata sugli esterni, ha già battuto Juventus e Milan e ha Immobile e Milinkovic-Savic in stato di grazia

Come gioca la Lazio che non è più solo squadra vertical
Ciro Immobile

Hanno battuto Juventus e Milan

Quello contro la Lazio sarà il primo vero test di verifica per il Napoli nell’attuale campionato (domani sera all’Olimpico, ore 20.45). Non che gli avversari incontrati finora fossero da sottovalutare (soprattutto l’Atalanta, che, come prevedibile, alla seconda giornata ci ha creato non poche difficoltà), ma si tratta, in questo caso, di un vero e proprio scontro di alta classifica, contro una squadra di livello certificato e che oltretutto in questo inizio di stagione ha dimostrato tutto il suo valore. Nel carniere degli uomini di Inzaghi ci sono già vittorie pesanti, come quella in Supercoppa contro la Juventus o quella in campionato contro il Milan, a riprova di uno stato di forma eccellente. E questo, nonostante i biancocelesti abbiano perso uomini importantissimi come Biglia e Keita, dovendo modificare sostanzialmente il loro impianto di gioco.

Più densità in zona palla

Dopo l’ottima annata scorsa, Simone Inzaghi era chiamato alla conferma. Il tecnico biancoceleste ha confermato, nelle prime gare stagionali, quanto di buono si era detto e scritto sul suo conto, aggiungendovi una notevole capacità di lavorare con le risorse a disposizione e modificando profondamente lo schieramento della sua squadra. Se lo scorso anno la sua Lazio si caratterizzava principalmente per la ricerca della verticalità, ora c’è una maggiore ricerca del possesso e della densità in zona palla. Del resto, come detto, non si poteva non tenere conto delle partenze di Biglia e di Keita, nonché dei problemi fisici, almeno in questa prima parte della stagione, di Felipe Anderson e del nuovo acquisto Nani.

Con la presenza del solo Immobile a poter dettare la profondità, per quanto in maniera egregia, Inzaghi ha dovuto necessariamente ricalibrare i suoi schemi in maniera più orizzontale. Dunque, dal 4-3-3 spesso e volentieri utilizzato nella scorsa stagione, si è passati a una sorta di 3-5-1-1 in grado di garantire maggiore compattezza in entrambe le fasi, come si può evincere dai campetti posizionali medi dei biancocelesti nelle gare contro Juventus e Milan.

Campetto posizionale Lazio-Juventus

Campetto posizionale Lazio-Milan

Immobile fuori controllo

Non che si possa parlare di una novità assoluta, visto che il 3-5-2 è un modulo che Inzaghi aveva già messo in campo in alcune occasioni nella scorsa annata, come i derby di campionato e coppa Italia oppure proprio nelle due gare contro il Napoli. Sono diversi se vogliamo i principi applicativi, con una squadra che cerca di risalire il campo variando maggiormente possesso ragionato e ripartenze in contropiede con l’Immobile decisamente fuori controllo di questo periodo. Questo, almeno, si evince considerando tutte le gare del primo mese di stagione in cui la Lazio era alla pari o superiore al suo avversario.

Contro Juventus e Milan, la scelta è stata in effetti diversa e più conservativa, lasciando in entrambi i casi all’avversario circa il 60% di possesso palla. Scenario che molto plausibilmente si ripeterà contro il Napoli, abituato a detenere simili percentuali di possesso grosso modo in tutte le partite.

Il 3-5-1-1

Il 3-5-1-1 permetterà ad Inzaghi sia la parità numerica in mezzo al campo, sia la possibilità di avere raddoppi costanti in fascia, con la scalata dell’intermedio di centrocampo di riferimento o con la doppia chiusura dell’esterno e del centrale difensivo più vicino. Ossia, proprio le situazioni che il Napoli soffre maggiormente, qualora non riesca a imprimere la velocità desiderata negli scambi e nelle triangolazioni. Il rientro di Parolo dalla squalifica ripristinerà il consueto contributo in termini di passo e muscoli alla mediana biancoceleste, con Luis Alberto a riprendere posizione di fianco a Lucas Leiva, diversamente dalla gara di Genova in cui era più lui di Milinkovic-Savic ad accollarsi il compito di raccordo del resto della squadra con Immobile.

Senza contare che, come affermato dallo stesso Inzaghi al termine della gara con i rossoblù, la Lazio può contare su un adeguato ricambio sugli esterni. Di solito, i titolari sono Basta e Lulic, ma a gara in corso è più di un’eventualità l’ingresso (anche contemporaneo, proprio come con il Genoa), di Lukaku e Marusic, per immettere energie fresche e giocatori forse anche più rapidi nella gestione delle transizioni positive e negative.

Milinkovic-Savic

Guai a pensare, però, che la capacità difensiva della Lazio risieda solo nella capacità di schiacciare le linee di difesa e centrocampo negli ultimi 30 metri. In questo senso, sta emergendo paurosamente Milinkovic-Savic che per capacità di coniugare le due fasi è un giocatore mostruoso. Otto eventi difensivi contro Juventus e Milan, di cui ben quattro palle intercettate contro i bianconeri. E parliamo, come dicevamo, di colui che sta giostrando fondamentalmente da mezza punta, o seconda punta, che dir si voglia. Ma la Lazio riesce a difendere alta anche di squadra, come vediamo qui, in un frame della partita contro il Genoa.

Pressing offensivo portato da quattro giocatori, che chiudono al Genoa sbocchi centrali e portano la palla sull’esterno. Lì, il ricevente si distrae, guardando solo il giocatore più vicino e Basta può andare in anticipo a rubare palla. La Lazio poi non gestirà bene il pallone, riperdendolo subito, ma si creerebbe una potenziale ripartenza cinque contro tre.

Lucas Leiva

Come dicevamo prima, la Lazio riesce a gestire anche molto meglio palla dal possesso dal basso, o quantomeno in maniera diversa rispetto alla scorsa stagione. La partenza di Lucas Biglia ha tolto ai biancocelesti un uomo capace di verticalizzare con immediatezza e in generale un regista a tutto tondo. È arrivato al suo posto Lucas Leiva, che più che altro è un uomo d’ordine davanti alla difesa, con funzioni prevalentemente di schermo, come provano i suoi ben 12 eventi difensivi con il Genoa. La vera e propria regia sta ricadendo più sulle spalle di Luis Alberto (3 passaggi chiave – e 6 dribbling – contro i rossoblù, addirittura 5 contro il Milan), che funge anche da equilibratore, permettendo a tutti gli uomini del reparto, a turno, di appoggiare Immobile coinvolgendolo nella manovra e di salire armonicamente, creando anche alternative per la conclusione verso la porta che non riguardino il centravanti come terminale unico.

 

Autentico pezzo di bravura e sagacia tattica di Luis Alberto, anche senza toccare il pallone: viene incontro sull’avanzata del proprio difensore fingendo di proporsi per ricevere palla, attirando fuori zona Zukanovic, uno dei tre centrali del Genoa, e creando spazio alle spalle di quest’ultimo e del centrocampista di riferimento per l’inserimento di Murgia, che partirà col tempo giusto per ricevere la sponda di Immobile. Solo il passaggio leggermente ritardato dell’attaccante, e una lettura difensiva stupenda di Spolli, eviteranno che il giovane centrocampista laziale vada in porta da solo.

I difetti di concentrazione in retroguardia

Pur tra tanti pregi, la Lazio mantiene qualche difetto di concentrazione in retroguardia. Il meccanismo difensivo di squadra funziona, ma i difensori, come noto, fatta eccezione per de Vrij non sono eccelsi e qualcosa concedono. Contro il Milan, si sono resi protagonisti di una prova quasi perfetta, concedendo occasioni da rete ai rossoneri solo nell’ultima mezz’ora, a partita praticamente finita visto che si era già sul 4-0, poi diventato 4-1. Contro la Juventus, l’intera prestazione è stata macchiata dalla punizione concessa a Dybala e dalla follia in area di rigore di Marusic che ha mandato l’argentino sul dischetto. Contro il Genoa, soprattutto il secondo gol dei rossoblù è stato un gentile omaggio dell’intera linea difensiva capitolina.

Zukanovic può portare palla arrivando fino quasi ai venti metri, per una volta Luis Alberto è pigro in copertura e la linea difensiva a cinque riesce al tempo stesso ad abbassarsi troppo e a lasciare lo spazio alle proprie spalle per il taglio di Pellegri, che non viene seguito da nessuno dei centrali, per una conclusione comoda davanti a Strakosha.

Il largo 0-3 dello scorso anno

Per il Napoli il test sarà quanto mai probante, visto che si parla di una delle squadre più in forma del torneo e per di più in grande fiducia, sicuramente in condizioni fisiche migliori dello scontro disputato ad aprile in cui gli azzurri, dopo una prima fase di equilibrio e fatta salva una piccola reazione laziale a metà secondo tempo, disposero della gara come meglio credevano, con un’affermazione abbastanza netta per 3-0.

In fase attiva, le necessità saranno principalmente riuscire a impossessarsi degli half spaces, in cui la Lazio soffre, e non venire sopraffatti dalla vigoria fisica degli avversari in mezzo al campo, soprattutto quella di Milinkovic-Savic (dovesse agire sul centrosinistra, come fa di solito, fondamentali sarebbero le coperture preventive, in quella di zona di campo, di Allan, l’unico tra gli azzurri in effetti a poterlo contrastare dal punto di vista atletico), in modo da dare meno occasioni possibile ai biancocelesti di attivare le loro ripartenze.

La Lazio in questo avvio di stagione conclude tantissimo verso la porta (16,3 volte a gara, quinto miglior dato, dopo Napoli, Fiorentina, Milan e Roma) e in particolare con Immobile, che è per distacco il giocatore che lo ha fatto di più finora (6,3 volte a match). Del resto, i sei gol in campionato del ragazzo di Torre Annunziata, uniti ai due in Supercoppa e a quello in Europa League, parlano da soli sul suo momento magico. Occhio anche alla gestione del gioco sulle fasce: le catene azzurre avranno a che fare con clienti scomodissimi, che hanno gamba per mettere in difficoltà chiunque.

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