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Terremoto Ischia, i social network fonti di notizie da opporre al giornalismo incendiario che ci invaderà

Già da oggi arriveranno gli incendiari di regime con le sentenze sparate da lontano. Difendiamoci con i social, con le notizie reali come quella del bambino estratto dalle macerie

Terremoto Ischia, i social network fonti di notizie da opporre al giornalismo incendiario che ci invaderà
I vigili del fuoco estraggono un bambino dalle macerie del terremoto a Ischia

Il giornalismo incendiario

Commentando la foto del vigile del fuoco che estrae dalle macerie di Casamicciola il neonato incolume, Fabrizio (un amico) scrive: «Però i nostri eroi sono i calciatori». I social sono stati le fonti più attendibili di notizie provenienti direttamente dal luogo del terremoto, al di là di agenzie di stampa, testate online e reti tv che hanno soffiato sul fuoco pressando sottilmente la gente e contribuendo alla loro decisione di fuggire dall’isola in preda al terrore. Inutile e, anzi, dannoso, ora: perché seppure i danni sono stati circoscritti a una piccola area, la ripresa morale ed economica di un’isola che vive solo grazie al turismo è appunto la presenza estiva di visitatori. Ma non è di questo che volevo parlare.

Dicevo: i social. So già che da quest’oggi partirà la girandola degli incendiari di regime, che rispondono variamente ai nomi di Facci, Feltri, Salvini e così via. Gente che per uscire fuori dal coro pur ignobile della mediocrazia giornalistica sputa controvento e tira fuori argomenti capziosi che colpiscono alla pancia e risaltano solo per il loro portato di aggressività, extra-ordinarietà e spudoratezza. Ma mettono la verità sotto i piedi, unicamente intenzionati a vendere una copia in più o a far risaltare il loro nome tra i titoli dei telegiornali. Diciamoci la verità una volta per tutte. Non esiste la libertà di stampa. E non per la censura: ma perché in Italia ci sono solo tre modi di fare il lavoro del giornalista (sulle principali emittenti o sui giornali di richiamo).

Tre modi di fare il giornalista

1) Fare i portavoce asettici di tutto ciò che faccia tendenza o possa raggiungere populisticamente il più largo strato di pubblico: la moda leopardiana, che strappa la lacrima, ammicca al senso comune deteriore, si ostina a sbirciare dalla serratura sulle tragedie familiari, incensa il politico più trend o gli offre un trampolino senza mai penetrarne la verità intima.

2) Fare il moralista che condanna tutto e tutti, non cerca di trovare spiegazioni o interpretare le cause storiche dei fatti, ma si appoggia a dati e statistiche a cui molto spesso ha accesso diretto e, in quanto tale, si rivela inconfutabile.

3) Fare l’arringa-popolo fregandosene della realtà ma tuonando contro chi non ha voce o non ha copertura mediatica per replicare, e rinfocolando pregiudizi o rivalità con l’unico intento di apparire attuali.

Potete divertirvi a riempire da voi le caselle, vedrete che difficilmente qualcuno fuoriuscirà dalle tre categorie summenzionate.

Il giornalismo difensivo preventivo

Le cause della tragedia di Casamicciola (che poteva anche essere ben peggiore) passano indubbiamente anche per l’umana incoscienza fatta di condoni, cemento e sabbia, abusivismi e così via: seppure abbastanza superficiale, un terremoto di magnitudo 4 non può, non deve, fare vittime in un territorio urbano occidentale, europeo, moderno. Ma da qui a dare la stura alle cavallette rapaci e agli avvoltoi della carta stampata ce ne passa.

L’unica cosa da fare in questi casi è pregare e ringraziare i vigili del fuoco, i volontari, i medici, gli amici che hanno scavato a mani nude nella terra e nei sassi per salvare la vita ad alte persone. Questa generosità e disponibilità di un popolo è la notizia più bella e significativa, l’unica degna di essere messa in risalto, ora. Non a caso viene battuta innanzitutto e forse unicamente dai social network, unica agenzia di stampa accreditabile ed agita dal basso.

Poi verrà il tempo per riflettere e politicamente agire, anzi politicamente costringere i governanti a legiferare, per impedire che altri drammi del genere accadano. Questo articolo inaugura una nuova forma di giornalismo difensivo preventivo, da parte di chi si è stancato di credere nelle notizie fornite da altri, lontani centinaia di chilometri dai luoghi in cui avvengono i fatti. Leggere inchieste e saggi, parlare con i diretti testimoni, chiedersi il perché finché non ci siano più perché da snocciolare: questo è l’unico modo per boicottare i media menzogneri.

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