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Jorginho sembra (un po’) cambiato, e può giovarsi di un Napoli che non cambia

I falli tattici contro Bournemouth e Bayern Monaco, ma non solo: Jorginho si autoproclama leader, questa stagione può essere quella della consacrazione.

Jorginho sembra (un po’) cambiato, e può giovarsi di un Napoli che non cambia

Tattica e personalità

Lo spunto da questo articolo su Jorge Luiz Frello, conosciuto dal mondo occidentale come Jorginho, ci arriva da un paio di falli a metà campo che gli abbiamo visto fare. Non che non ne abbia mai commessi (28 in 27 partite nella scorsa stagione in Serie A), ma qui parliamo di qualità del fallo. Sono stati falli tattici, diciamo pure intelligenti, interventi al limite del regolamento (due gialli, contro il Bayern e contro il Bournemouth) per fermare un’azione avversaria. Nello scorso campionato, Jorginho è stato ammonito tre volte. Una media di una sanzione ogni nove partite. Diciamo che ha aumentato la percentuale, a prima vista.

Al di là dei discorsi su un aspetto laterale (ma non troppo) del gioco, andiamo sul personaggio Jorginho. Uno di quelli che anche (e soprattutto) per Il Napolista, viene considerato un calciatore borderline per questo Napoli. Ovvero, uno di quelli per il quale si potrebbe pensare a un upgrade di mercato. Uno di quelli che “in Europa c’è di meglio”, ma il Napoli non può prenderlo per questioni di prezzo e perché a Sarri, evidentemente, il calciatore piace e serve. È una questione di gusti, ma anche di valore assoluto: non che Jorginho sia scarso o un cattivo calciatore. È solo che, nel ruolo di centromediano, la sua qualità proporzionale rispetto ad altri interpreti del ruolo è più bassa in confronto a quella di un Insigne o di un Hamsik.

L’intervista rilasciata stamattina, in cui dice di sentirsi «leader, come i miei compagni», e la centralità riconosciutagli da Sarri ci dicono che la nostra idea non è concorde con quella dello stesso giocatore, e dell’intero ambiente Napoli. Lieti che l’amico Jorge Luiz Frello possa smentirci ed essere (ancora di più) un leader tattico, una personalità decisiva di questa squadra.

Regista

Anche perché noi del Napolista non siamo impazziti. Sappiamo che il Napoli dal gioco spumeggiante costruito da Sarri deve tanto alla grande capacità di Jorginho di dettare i tempi della manovra, di gestire il pallone con quei tocchi rapidi e sincopati che permettono di mantenere alta la velocità dell’azione, altissima l’intensità dell’attacco. Sappiamo pure che, a parità di condizione fisica e psicologica, per il nostro allenatore non c’è partita nel confronto diretto con Diawara. È una questione di età, di esperienza: Diawara, ad esempio, è un calciatore che in prospettiva può essere molto più forte di Jorginho. E potrebbe rappresentare l’upgrade di cui sopra. Ma è parso ancora acerbo in certe letture, in certe gestioni.

E allora Jorginho, fortissimamente Jorginho. Che alla sua quarta stagione napoletana completa (più la seconda metà del 2013/2014) ha ormai l’età giusta per potersi imporre definitivamente, senza ripensamenti e momenti bui, come regista di questa squadra. La sua dimensione è proporzionata a quella del Napoli: entrambi cercano la consacrazione definitiva, la certificazione dello status di top assoluto. La speranza è che possano riuscirci insieme, ovviamente.

L’ultima stagione

Si riparte dall’ottimo finale di stagione condiviso, tra Jorginho e il Napoli. Abbiamo raccontato spesso l’up&down dell’italobrasiliano nell’annata 2016/2017, vi riportiamo un breve estratto della sua biografia stagionale per farvi capire cosa intendiamo:

La stagione di Jorginho è stata altalenante, ma poi si è rimessa sui binari giusti col tempo giusto. Alla fine, diciamo dall’eliminazione con il Real in poi, con un Napoli ormai definitivo dal punto di vista tattico, Jorginho ha percorso la seconda parte della parabola. Partenza positiva, un down (coincidente con il clamoroso errore in Napoli-Besiktas) e poi la risalita.

Andrebbe tutto benissimo così qualora il Napoli, nella prossima stagione, ripartisse dalla quadra trovata al termine di questa annata. Con questo Jorginho a dirigere le operazioni, utile nelle sue caratteristiche e pure leggermente più vario rispetto al passato. Poi c’è Diawara, per un’alternanza tra le più qualitative dell’intero campionato. Con il guineano in campo quando serve qualcosa di più dal punto di vista dell’interdizione pura, magari. Il Napoli che cresce passa anche, se non soprattutto, da sostituti e alternative all’altezza.

Rispetto all’anno scorso, c’è la sensazione di aver avuto a che fare con il miglior regista del campionato è più tenue. C’era l’Europeo di Conte, ci chiedevamo perché Jorginho non fosse stato convocato. Ora ci sembra più che sia il Napoli, solo il sistema Napoli, ad aver bisogno di un calciatore così. Jorginho è una peculiarità del Napoli e il Napoli è l’habitat possibile di Jorginho.

La stagione definitiba

Ecco, appunto. Mettiamo insieme, di nuovo, tutte queste informazioni e situazioni. Un Napoli già definito, forse definitivo, che cambia poco e utilizza schemi consolidati intorno agli stessi calciatori, potrebbe permettere a Jorginho di esprimersi ancora meglio. Di colmare o comunque mascherare le lacune del suo gioco, l’eccessiva prevedibilità e quel pizzico di presunzione in fase di costruzione elementare che a volte lo costringe a recuperi fallosi.

Questo è un articolo circolare, torniamo ai falli di cui sopra. Ecco, quelli (se sono intelligenti, ovviamente) hanno e fanno una parte importante della fase difensiva. Che Jorginho esegue in maniera concettuale, ma che potrebbe virare verso una concezione più fisica. Per chiudere un cerchio perfetto. Il percorso, forse, è già iniziato. Speriamo di poter scrivere, tra qualche tempo, di esserci sbagliati. Speriamo di poter dire, ad alta voce, che l’upgrade di Jorginho è stato proprio Jorginho.

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