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Fabio Pecchia l’allenatore un po’ comunicatore un po’ psicologo

Il tecnico del Verona trova il Napoli al suo debutto in Serie A sulla panchina dei veneti. Allenamenti solo al mattino, il suo rapporto con Benitez.

Fabio Pecchia l’allenatore un po’ comunicatore un po’ psicologo

Centro di gravità permanente

Non è tecnicamente un ritorno – sarebbe l’ennesimo – perché è il Verona ad ospitare il Napoli e non il contrario. Per l’esordio se non contiamo la volta che contro il Cesena sostituì lo squalificato Benitez in massima serie come allenatore di Pecchia il fato non poteva che scegliere Napoli: centro di gravità permanente, capitale di un mondo – il suo – fatto di talento educato, silenzioso tanto da passare quasi inosservato. Da calciatore prima e tecnico poi, l’amore tra Pecchia e Napoli è durato sette anni, considerando la vita media di chi fa questo mestiere non è poco.

Allenare comunicando

Quello di Pecchia è un calcio moderno, offensivo o come ama spesso definire “propositivo“. 4-3-3, 4-2-3-1 sono solo convenzioni numeriche pronte a cambiare all’occorrenza. Al singolo preferisce il gruppo, l’alchimia dello spogliatoio, microcosmo dove l’età riportata sulla carta d’identità non conta, contano quanti anni si dimostrano in campo. Ama “allenare comunicando” questo il titolo della sua tesi per il patentino di allenatore professionista – mettere la testa prima delle gambe e diventare psicologo come fatto al suo arrivo al Verona con Pazzini: «Il lavoro dell’allenatore è anche psicologico. Tutti erano demoralizzati per la retrocessione, lui aveva anche avuto diversi infortuni (…) Quest’estate io e Fusco siamo andati a Montecatini a casa sua una sera a mezzanotte. Gli abbiamo detto: levati la maglia del Milan, dell’Inter, della Nazionale, metti la canottiera del muratore e facci vincere. E così ha fatto».

Sin prisa, pero sin pausa

Parafrasando Johan Cruijff, in uno dei capitoli della sua tesi (dove c’è spazio anche per Boskov, Zeman e Mourinho), sostiene che «La creatività non fa a pugni con la disciplina». E così, forte dell’esperienza all’estero al fianco di Benitez in Spagna prima e Inghilterra poi, propone per le squadre allenamenti solo al mattino e l’abolizione dei ritiri prima delle partite in casa. Riforme non solo teoriche ma pratiche, attuate in piccolo con il suo Verona già nella passata stagione e oggi contro il Napoli: niente ritiro per i suoi, direttamente al campo per la partita. Da quello che senza giri di parole definisce il suo maestro, Pecchia sembra aver ereditato non solo il credo calcistico ma anche il famoso: «Sin prisa, pero sin pausa».

[Le dichiarazioni di Fabio Pecchia sono tratte da: gianlucadimarzio.com e tggialloblu.it]

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