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Il Var e l’emblematica frase di Di Francesco: «Ora alleno la Roma, non il Sassuolo»

A fine partita l’allenatore della Roma, parlando del rigore contestato, ci aiuta a comprendere che cosa’è da noi la cosiddetta “sudditanza psicologica”

Il Var e l’emblematica frase di Di Francesco: «Ora alleno la Roma, non il Sassuolo»
L'allenatore della Roma Eusebio Di Francesco

Il differente peso specifico tra una grande e una provinciale

Il dibattito calcistico sta ormai lasciando il calcio giocato per concentrarsi sul VAR che però, come ha ben spiegato “Il Napolista”, funziona.

In realtà il tema evidente, ma che in molti fanno finta di non vedere, è tutto nella frase di Di Francesco nel dopo partita di Roma-Inter: “…non alleno più il Sassuolo.  Ora che sono alla Roma mi aspettavo un po’ più di attenzione…”.

Di Francesco dice quello che in Italia in tanti sanno e pensano da anni. Ovvero che una grande squadra abbia più diritto di essere tutelata dagli arbitri, tanto per usare un eufemismo, rispetto ad una provinciale.

Dicendo “io non alleno più il Sassuolo”, Di Francesco ammette implicitamente che le grandi piazze non devono subire errori arbitrali, con tanti saluti all’equità.

Il meraviglioso calcio che fu

Mi sa che la contestazione al VAR, soprattutto da parte dei tifosi delle squadre storicamente più vincenti, è proprio che gli arbitri, finalmente tutelati nelle loro decisioni dalle immagini video, finiranno per mettere più o meno tutti sullo stesso piano, anche se con qualche inevitabile errore. Non sempre a spese delle più deboli, però.

Ora quasi quasi in tanti iniziano a rimpiangere il calcio meraviglioso che si nutriva della sola discrezionalità degli arbitri. E nel quale hanno quasi sempre vinto le stesse squadre. Non solo in Italia ma nel mondo. La controprova non c’è ancora, però i sospetti prima o poi dovranno finire.

Anche perché il mondo arbitrale, grazie al VAR, riesce finalmente a dimostrare ai molti dubbiosi la sua onestà di fondo, e di quanto spesso in passato le loro indecisioni ed i loro dubbi (ed i conseguenti errori) erano anche dovuti alla notevole pressione da parte dei media e delle grandi società.

Che spesso li costringevano a porre fin troppa attenzione nel non danneggiare le grandi squadre per non essere messi sul banco degli imputati.

E creando quel mostro chiamato “sudditanza psicologica”

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