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Come e perché il Napoli “si è mangiato tantissimi gol”

Il Napoli, ieri sera, ha effettivamente concretizzato un numero basso di occasioni. Ma gli errori sotto porta sono inevitabili quando giochi così.

Come e perché il Napoli “si è mangiato tantissimi gol”
Uefa Champions League: Play-offs Napoli v Nice - 16 agosto 2017 Photo Matteo Ciambelli

Cifre

Napoli-Nizza è stata una partita da 21 conclusioni, per gli azzurri. Di queste, 8 sono entrate nello specchio e 6 sono state intercettate dal portiere. Ci troviamo, no, che la partita è finita 2-0? Perfetto. La conversione del Napoli è abbastanza bassa, un gol ogni dieci tiri. O meglio, una conclusione nello specchio della porta ogni 2,6 tentativi, pari al 38% di precisione percentuale. Non è una quota altissima, è più bassa rispetto alla stessa statistica riferita allo scorso campionato (50%).

Si è detto e scritto e parlato di questo problema, della difficoltà nella concretizzazione. Però, a noi è venuto un dubbio. Al di là delle 6 parate del portiere, di cui non ricordiamo interventi prodigiosi, quali sono davvero questi gol “mangiati” dal Napoli? C’è quello di Milik, e ci siamo. Si tratta di un errore grave, da matita blu, un tocco superficiale perché troppo sicuro e al tempo eccessivamente morbido, su un tocco perfetto di Callejon. Cose che capitano, che sono capitate a tutti gli attaccanti.

Oltre a quello del centravanti polacco, poi ci sarebbero quelli di Callejon, di Insigne e di Mertens. Vi facciamo vedere/capire quali.

Callejon

L’azione non va neanche descritta, è una specie di immagine in loop che il Napoli espone perennemente nella vetrina delle sue partite. Possiamo parlare della (splendida) palla di Hamsik, tesa, leggermente a spiovere, precisissima oltre il difensore e sulla testa del numero sette spagnolo. Che, di solito, non sbaglia. Ma che, in questo caso, impatta con la fronte in una posizione particolare, con il corpo girato verso la linea laterale. José non può guardare la porta, la deve sentire, è in grado di girare la testa e cercarla con lo sguardo solo dopo l’impatto con il pallone. Con un pallone veloce, veloce come sempre quando si cercano e si trovano i suoi inserimenti alle spalle dei centrali.

Ecco, non era facile. O meglio: era meno facile di quello che sembra, perché Callejon è un maestro a farci sembrare banali cose che non lo sono.

Insigne

L’errore di Lorenzo, qui, è procedurale e di coordinazione. Semplicemente: non doveva andare con il destro. In questo modo, ha letteralmente tagliato uno spazio reso già breve dalla lunghezza (non certo importante) delle sue gambe. La palla gira verso l’esterno, si trattava di una coordinazione difficile, resa ancora più complessa dalla scelta di privilegiare il piede preferito. C’è un dubbio fuorigioco, ma la sostanza è la stessa. Questo errore rientra nella casistica delle “palle difficili su cui si poteva fare meglio”. Il rimbalzo sul palo ci dice però che la distanza dal gol è stata veramente breve.

Mertens

Splendida azione verticale, palla arretrata per Mertens che attacca benissimo lo spazio, come al solito. Il belga ha un solo modo per concludere. Quello che ha effettivamente utilizzato. Perché il pallone di Callejon va verso il suo sinistro, e il belga corre dritto davanti a sé, quindi non può pensare a nessun altra soluzione d’impatto. La direzione della conclusione è obbligata, Dante chiude con la sua figura il primo palo e l’unico varco possibile è quello alla destra del difensore brasiliano, tra lui e Souquet. Il pallone viaggia leggermente in diagonale dalla destra, non può essere colpito forte.

Non c’è leziosità in questa conclusione, la scelta di chiudere l’angolo è giusta, funzionale, semplice di concetto e potenzialmente efficace per il gol. La mira è leggermente larga, ma lì si cerca il punto più laterale della porta per esserei sicuri di segnare. È una grossa occasione, ma la palla è veloce così come lo sviluppo dell’azione.

Sensazioni

Ecco, la frase finale dell’ultima mini-descrizione rappresenta il “movente” che ha animato questo pezzo fin dall’inizio. Il Napoli che gioca ad altissimi ritmi, ad altissima rapidità e con grande e continuo dispendio di energie, crea i presupposti per conclusioni facili? No, anzi. Più si aumenta la velocità di un corpo e più questo è più facilmente soggetto agli spostamenti. È fisica, non calcio. Stessa cosa per gli esseri umani, molto più sensibili agli errori posturali o di coordinazione in velocità. Del resto, i più grandi sportivi del mondo sono ricordati per la capacità di essere lucidi, mentalmente e fisicamente, in condizione di sforzo fisico o in piena corsa.

Ecco, ci viene quasi da dire che il Napoli continuerà a sbagliare sotto porta perché è anatomicamente impossibile che questo non si verifichi. È una condanna, e per questo Mertens dello scorso anno e Higuain l’anno precedente sono stati tanto decisivi: la proprietà tecnica che serve per toccare, semplicemente toccare, un pallone che viaggia a pelo d’erba o volteggia in area con una certa andatura è enorme. Quindi, è roba da grandi campioni. Il Napoli possiede calciatori così importanti, ma ha una struttura e un gioco che costruiscono tanto ma richiedono anche tanto sforzo fisico. Sarri, a fine partita, ha spiegato come la condizione non ottimale dei suoi ragazzi abbia potuto accentuare questa mancanza di lucidità. Che dipende dal gioco, e a volte esula dalla bravura di questi stessi calciatori. Bastano pochi centimetri a separare un gol da un errore sotto porta. Crocifiggere o criticare, parlare di rabbia manchevole o scarsa determinazione, a volte è davvero ingrato. Dovremmo ricordarcene.

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