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Il sindaco di Acerra si preoccupi dei roghi invece di chiedere inutili bonifiche

L’ipotesi dell’apertura di una quarta linea del termovalorizzatore ha scatenatola reazione populistica che ovviamente prescinde dai dati scientifici

Il sindaco di Acerra si preoccupi dei roghi invece di chiedere inutili bonifiche

Tempi di ococlocrazia

Una specie di medioevo culturale sta invadendo la Campania ed affligge persone che non conoscono gli argomenti e tramutano questa loro ignoranza in paura istigata e manipolata da pochi e non governata da chi ne avrebbe la responsabilità.

Questo perché viviamo in tempi di degenerazione della democrazia in oclocrazia (governo della plebe), degenerazione prevista oltre duemila anni fa da Polibio nella sua teoria dell’anaciclosi. Durante l’oclocrazia, secondo Polibio, il popolo sarà spinto a credere nel populismo dei demagoghi che porteranno lo Stato al caos.

Nei giorni scorsi il Governatore De Luca, prendendo atto di una ineludibile necessità, ha lanciato l’idea di installare una quarta linea nel termovalorizzatore di Acerra (nel frattempo, sono anni che inviamo – a pagamento – i nostri rifiuti ad incenerire all’estero e paghiamo, da luglio 2016, una multa di 120.000 euro al giorno, dopo averne pagata una forfettaria di 20 milioni di euro per non aver chiuso il ciclo dei rifiuti in regione).

La sindrome Nimby

Che la Campania necessiti di un potenziamento dell’impiantistica per l’incenerimento dei rifiuti, oltre che essere cosa evidente, è sancito dal decreto Sblocca Italia. Che prende in considerazione solo quelli urbani, ma ci sarebbe da considerare anche la necessità di incenerire quelli speciali (spesso abbandonati lungo le strade) con piccoli impianti dedicati.

Conscio della riluttanza delle popolazioni colpite dalla classica sindrome Nimby (Not in My Back Yard) per l’allarme diffuso da una propaganda antiscientifica ed allarmistica, pensando di avere una strada spianata dall’esistenza in loco di un megatermovalorizzatore, piuttosto che sfidare il malcontento popolare con la più corretta costruzione di uno o più impianti di minori dimensioni dislocati in altre zone, il Governatore ha preferito percorrere la strada del potenziamento di un impianto già di per sé di rilevante capacità di trattamento rifiuti.

Ricordiamo, peraltro, che la nuova costruzione di un unico termovalorizzatore o, peggio, la sua inutilità, sono legate al raggiungimento di produzione di rifiuti e percentuali di raccolta differenziata al momento per noi fantascientifiche.

La rivolta del popolo di Acerra

La sola ipotesi ha scatenato la rivolta del “popolo” acerrano (la plebe polibiana) che non poteva, in tempi di oclocrazia, non vedere schierarsi al suo fianco il “demagogo populista” di turno incarnato dal neoeletto sindaco il quale, mettendosi alla testa della protesta dei suoi concittadini, ha colto l’occasione per “diffidare” la Regione a “provvedere all’adozione degli interventi di bonifica nel territorio”.

Il Napolista ha già affrontato la questione del presunto “disastro ambientale” di Acerra in un precedente articolo.

Ma qui ci preme ricordare al sindaco e, soprattutto, ai tecnici del comune di Acerra che dovrebbero supportarlo nelle sue determinazioni, che l’articolo 240 del decreto legislativo 152/06, che disciplina la materia, definisce, al punto p), cos’è una “bonifica” e recita: “bonifica: l’insieme degli interventi atti ad eliminare le fonti di inquinamento e le sostanze inquinanti o a ridurre le concentrazioni delle stesse presenti nel suolo, nel sottosuolo e nelle acque sotterranee ad un livello uguale o inferiore ai valori delle concentrazioni soglia di rischio (CSR)”.

Non c’è alcun rischio nei terreni di Acerra

Rammentiamo che, ad oggi, nel territorio del comune di Acerra sono stati rilevati solo dei meri superamenti delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione” (CSC).

Tralasciamo il fatto che un sito deve essere indagato solo in presenza dei presupposti previsti o dall’art. 242 d.lgs. 152/06 (“un evento che sia potenzialmente in grado di contaminare il sito”), o dall’art. 1 del decreto “terra dei fuochi” (“sversamenti e smaltimenti abusivi”), presupposti che hanno una loro logica nel fatto che se si analizzassero a tappeto tutti i suoli antropizzati d’Italia, ci sarebbero da aspettarsi centinaia di migliaia di superamenti di CSC, ciò detto, in ogni caso, la norma (art. 242 d.lgs. 152/06), detta: “qualora l’indagine preliminare di cui al comma 2 accerti l’avvenuto superamento delle CSC anche per un solo parametro, il responsabile dell’inquinamento ne dà immediata notizia al comune ed alle province competenti per territorio con la descrizione delle misure di prevenzione e di messa in sicurezza di emergenza adottate. Nei successivi trenta giorni, presenta alle predette amministrazioni, nonché alla regione territorialmente competente il piano di caratterizzazione con i requisiti di cui all’Allegato 2 alla parte quarta del presente decreto. Entro i trenta giorni successivi la regione, convocata la conferenza di servizi, autorizza il piano di caratterizzazione con eventuali prescrizioni integrative”.

Ancora: “sulla base delle risultanze della caratterizzazione, al sito è applicata la procedura di analisi del rischio sito specifica per la determinazione delle concentrazioni soglia di rischio (CSR). I criteri per l’applicazione della procedura di analisi di rischio sono riportati nell’Allegato 1 alla parte quarta del presente decreto. Entro sei mesi dall’approvazione del piano di caratterizzazione, il soggetto responsabile presenta alla regione i risultati dell’analisi di rischio. La conferenza di servizi convocata dalla regione, a seguito dell’istruttoria svolta in contraddittorio con il soggetto responsabile, cui è dato un preavviso di almeno venti giorni, approva il documento di analisi di rischio entro i sessanta giorni dalla ricezione dello stesso. Tale documento è inviato ai componenti della conferenza di servizi almeno venti giorni prima della data fissata per la conferenza e, in caso di decisione a maggioranza, la delibera di adozione fornisce una adeguata ed analitica motivazione rispetto alle opinioni dissenzienti espresse nel corso della conferenza”.

Infine: “qualora gli esiti della procedura dell’analisi di rischio dimostrino che la concentrazione dei contaminanti presenti nel sito è inferiore alle concentrazioni soglia di rischio, la conferenza dei servizi, con l’approvazione del documento dell’analisi del rischio, dichiara concluso positivamente il procedimento”, viceversa, “qualora gli esiti della procedura dell’analisi di rischio dimostrino che la concentrazione dei contaminanti presenti nel sito è superiore ai valori di concentrazione soglia di rischio (CSR), il soggetto responsabile sottopone alla regione, nei successivi sei mesi dall’approvazione del documento di analisi di rischio, il progetto operativo degli interventi di bonifica o di messa in sicurezza, operativa o permanente, e, ove necessario, le ulteriori misure di riparazione e di ripristino ambientale”.

Il problema è l’abbandono dei rifiuti e il loro incendio

Bene, ora, non solo la gran parte dei terreni di Acerra analizzati non andavano nemmeno investigati, mancandone il presupposto, ma ad oggi, in essi, sono stati rilevati solo dei superamenti di CSC che non implicano in sé alcuna “bonifica”. Se il sindaco intende chiarire la questione delle bonifiche, invece che cavalcarne la tigre, non dovrebbe far altro che chiedere, sulla base delle caratterizzazioni in gran parte già effettuate, che vengano condotte delle analisi del rischio specifiche almeno per i siti dove si sono registrati gli sforamenti maggiori di CSC.

Se nemmeno in questi siti, come facilmente prevedibile, si riscontrassero sforamenti di Concentrazioni Soglia di Rischio, il discorso “bonifiche” ad Acerra potrebbe considerarsi definitivamente chiuso e ci si potrebbe concentrare sul vero problema ambientale che affligge Acerra come tutti i comuni dell’hinterland napoletano: l’abbandono incontrollato di rifiuti ed il loro incendio. Sabato 1° luglio il cielo di Acerra era coperto da una spessa coltre di fumo nero proveniente dall’incendio di rifiuti accatastati nelle vicinanze di un campo rom. Nemmeno decenni di funzionamento del termovalorizzatore di Acerra potrebbero sprigionare la stessa quantità di sostanze inquinanti.

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