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Il Plebiscito, una piazza infame: fischiò Pino Daniele ed escluse Bassolino

Domani sera la cittadinanza a Maradona. La piazza torna al centro della città. De Magistris sfiderà una tradizione pericolosa portando in scena la napoletanità

Il Plebiscito, una piazza infame: fischiò Pino Daniele ed escluse Bassolino

Fa bene a farsi pagare

Ha ragione a farsi pagare. La Sua presenza in piazza, per una sera cittadino così perfetto da meritare le chiavi della città che era ai suoi piedi e da cui scappò, merita fino all’ultimo centesimo di euro che gli sponsor sborseranno.

Sgombrato il campo, anzi la piazza, sul tira e sul molla, sul prezzo e sull’opportunità del concittadino Maradona e sull’ennesima celebrazione dello scudetto che fu.

Resta aperta la questione sul significato “propiziatorio” di questo rito e su quelli che lo hanno preceduto nel Largo di Palazzo da quando un improvviso e provvidenziale G7 ne mutò aspetto, destino e destinazione d’uso: da luogo simbolo delle cerimonie dei sovrani che vi si affacciavano e vi celebravano insieme con il popolo feste e matrimoni, a megaparcheggio abusivo per poi trasformarsi in cartolina-immagine del cosiddetto Rinascimento napoletano e dei suoi re.

Piazza del Plebiscito si riprende la scena che da qualche anno aveva ceduto al Lungomare e si appresta ad ospitare la manifestazione per la cittadinanza onoraria a Diego Armando Maradona. La estrema celebrazione dell’ultimo re di Napoli capita a fagiolo dopo un lampante insuccesso politico del sindaco de Magistris, il cui fascino sembra proprio non riesca a varcare la cinta daziaria. Eppure questa cerimonia corre il rischio di trasformarsi nell’ennesima infamità che va in scena nel vuoto tra Palazzo Reale e il colonnato della Basilica di San Francesco. Qui, come a piazza Mercato, più di uno ci ha rimesso prima la faccia e poi la testa.

Tre esempi su tutti.

Bassolino

Colui che reinventò la Piazza fu, in quello stesso luogo, escluso. Era l’8 aprile 2008. Veltroni, segretario del Partito Democratico, tiene al Plebiscito uno dei comizi di chiusura della campagna elettorale. Sul palco i capilista Follini, Picierno e la star D’Alema che dichiarava: “Il Pd è nato per rinnovare e non per conservare”. Ad ascoltarlo, in mezzo alla gente e lontano dal palco, Antonio Bassolino. L’allora presidente della Regione, con uno dei suoi geniali colpi mediatici, tentò di riparare all’oltraggio subìto facendosi trovare nella sua piazza malgrado fosse stato cortesemente escluso dalla lista degli oratori. Quella spaccatura che il partito di Roma consumò nei riguardi del leader locale non si è mai più ricomposta. Anzi.

Pino Daniele

Colui che in quella Piazza ha tenuto il concerto più bello e partecipato di sempre fu, in quello stesso luogo, fischiato. Era il 17 luglio 2004. Pino Daniele sale sul palco che il giorno prima aveva ospitato un grande Carlos Santana. La piazza è piena di gente che ha considerato il concerto del Messicano che faceva parlare la chitarra come una sorta di antipasto per la serata dell’eroe di casa. Chi si aspettava il Blues prima si meravigliò e poi si arrabbiò per il Madrigale. Una, due, tre canzoni e voci liriche forse inadatte al luogo e alle aspettative. All’improvviso partirono i fischi. Giusti? Ingiusti? Col senno di poi, fu una piazza infame ed il funerale che vi fu celebrato dopo undici anni fu solo un tardivo, inconsapevole atto di pentimento per l’oltraggio al cantante e al Mito che aveva scelto la Toscana come terra per vivere ed esservi seppellito.

De Luca

Colui che in quella Piazza ha goduto del trampolino di lancio degli applausi e poi dei voti che lo hanno portato alla conquista della Regione Campania, in quello stesso luogo, è stato deriso. Era il 5 giugno 2017. Il presidente De Luca, appena un mese fa, è stato sonoramente fischiato mentre presentava il concerto di Franco Battiato che inaugurava il Napoli Teatro Festival. Contestazione premeditata? Semplice malcontento della folla verso chiunque si avventuri in pubblico a rappresentare il Palazzo? Resta il segnale di un rapporto con la città che dopo due anni di governo regionale è ancora ben lontano dal cementarsi.

E qui, a voler pensar male, si inserisce il programma della serata evento in onore di Maradona. Le chiavi della città al Pibe rappresentano il clou di una serie di dediche a De Filippo, Troisi e Daniele.

Colui che ha bisogno di un immediato riscatto dopo l’insuccesso delle amministrative e la serie di nodi che stanno venendo al pettine dell’amministrazione, sta provando il rilancio su quei temi che cavalca come un vero fuoriclasse.

La Napoletanità sta a De Magistris come il Pallone a Maradona

Il programma, anche se par di capire che la sera del 5 luglio si reciterà a soggetto, dovrebbe correre sul binario delle convergenze parallele. Da un lato il Pibe santificato e dall’altro una serie di richiami a quei Miti per confezionare il classico involucro pieno di Napoletanità. In pratica, la piattaforma programmatica su cui edificare il consenso per raggiungere il vicino palazzo Santa Lucia. Il 5 luglio potrebbe essere la data in cui inizia una lunghissima campagna elettorale per le elezioni regionali che vedrà De Magistris opposto a De Luca.

Resteranno gli applausi “equivoci” per quelli che in vita hanno ucciso con commedie, film, musica e canzoni l’oleografia napoletana e che post mortem sono stati trasformati nei paladini del mare, del sole e del presepe. Occhio ed orecchio però: Eduardo, Massimo e Pino, potrebbero vendicarsi spingendo i trentamila (davvero pochini quelli che potranno entrare in piazza per opportune ragioni di sicurezza), a fischiare “inequivocabilmente” gli interventi istituzionali.

Una volta, il reinventore della piazza disse che “questo posto porta male alla Destra”.

Si sa che la rivoluzione che ha reinventato l’orgoglio napoletano anche attraverso la reinterpretazione di illustri geni concittadini come De Filippo, Troisi e Daniele, non è né di destra né di sinistra. Però è la prima volta che De Magistris organizza un evento così importante lontano dal suo Lungomare.

Si consigliano potenti amuleti perché, a dispetto del cognome, simme e’ Napule, paisà.

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