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Oggi, sei anni fa, il Napoli presentava l’attesissimo Inler con la testa di leone

Quanto è cambiato il Napoli: Inler fu il primo calciatore di livello acquistato per un reparto diverso dall’attacco, e fu presentato in modo discutibile.

Oggi, sei anni fa, il Napoli presentava l’attesissimo Inler con la testa di leone

Il leone

Mentre l’Italia del calcio celebra i 35 anni dalla notte del Bernabeu, il 3-1 alla Germania e il titolo di Campioni del Mondo, Napoli viva un altro anniversario. Più breve, meno significativo per la storia del calcio. Ma è bene ricordare, anche per capire quanti siano stati i passi in avanti compiuti in meno di un’era calcistica. Che poi basta la foto appena sopra, per rendersene conto. Siamo su una nave da crociera, ovviamente quella dello sponsor, e ci sono un presidente vestito di chiaro e un calciatore appena acquistato che saluta indossando la maschera di un leone. Tra l’altro, una maschera pessima per fattezze e qualità. Sono Aurelio De Laurentiis e Gokhan Inler.

Il centrocampista svizzero arrivò al termine di una trattativa così lunga e annunciata che una presentazione di questo tipo sembrò ancora più fuori luogo. Aveva segnato al San Paolo, senza esultare, che già si sapeva del suo possibile approdo al Napoli. Era stato trattato tutta l’estate, secondo i giornali il Napoli lo strappò alla Juventus. Che, per tutta risposta, strappò Vidal agli azzurri. La città fu contenta di quest’operazione, che peccato per il cileno ma vuoi mettere Inler? Tanto per dire come cambia la percezione delle cose.

La realtà

Inler non fu un acquisto sbagliato. Era stato il miglior regista del campionato, e fu pagato tanto (tra i 16 e i 18 milioni), come da tradizione quando si tratta con l’Udinese. Sembrava perfetto per il Napoli, e potenzialmente lo era: lancio lungo, tiro da fuori, una certa garra nei contrasti. Le caratteristiche perfette per il gioco di rimessa di Mazzarri, per azionare anche da dietro uomini da transizione come Cavani e Lavezzi.

Ci fu un equivoco tattico di fondo, però: Inler, a Udine, giocava con due uomini a sua completa disposizione in fase difensiva. Centrocampo a tre, muscoli e corsa. A Napoli dovette lavorare accanto al solo Gargano – il primo anno -, e comunque sempre con un solo compagno di reparto. È il prezzo che si paga quando vuoi concederti lo splendido lusso-Hamsik, inteso come Hamsik prima maniera (centrocampista di inserimento). Inler è stato un buonissimo calciatore per il Napoli, probabilmente il primo giocatore di un certo livello acquistato per un reparto diverso dall’attacco. Ma non riuscì mai, soprattutto per questa difficile dimensione tattica, a fare il vuoto. Paradossalmente, il nuovo Hamsik potrebbe permettere il suo impiego nel ruolo di centromediano secondo il 4-3-3 di Sarri. Mancherebbe qualcosa dal punto di vista del dinamismo, la sensazione è questa.

Comunicazione

Il racconto si completa guardando l’intera storia comunicativa intorno a quell’operazione. Il Napoli di oggi è distante anni luce dal Napoli di sei anni fa. Tecnicamente, l’abbiamo visto e (de)scritto sopra. De Laurentiis si è calmato, basti pensare che pochi giorni dopo l’incontro con Mufasa saltò in groppa al motorino di uno sconosciuto al sorteggio dei calendari di Serie A. Una serie di comportamenti decisamente diversi da quelli di oggi, più misurati e quindi più “utili” alla narrazione del brand Napoli, alla sua immagine. A parte episodi isolati e lontani nel tempo.

Ecco, non c’è nostalgia per quei tempi. Non può esserci, per nessun reparto mentale o gestionale riferito al Napoli. Sono serviti (bastati?) sei anni per un upgrade generale e assoluto, da tutti i punti di vista. Oggi il Napoli è un’altra cosa, per fortuna, mentre Inler ha appena rescisso il contratto col Besiktas. E, probabilmente, la fabbrica di maschere di animali è diventata anch’essa un’altra cosa, magari uno stabilimento per la produzione di alimenti surgelati. Ecco, pure quella sarebbe una bella fortuna. Chiuderebbe il cerchio con il destino, diciamo così.

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