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Mertens-Milik, un dualismo che può fare solo bene. Al Napoli e a noi

Dobbiamo godere della sfida Mertens-Milik, perché proietta il Napoli in una dimensione nuova: quella delle grandi squadre, con due grandi attaccanti.

Mertens-Milik, un dualismo che può fare solo bene. Al Napoli e a noi

Bypassare l’Anaunia

Milik dall’inizio, poi sei gol di Mertens. Il Napoli 2017/2018 ricomincia da un dualismo, un dualismo vero per il ruolo di prima punta. L’unica cosa di cui ci viene da parlare, dopo la prima amichevole, è proprio questa. In realtà, il tema scorre come acqua sotterranea da mesi, a Napoli. Cosa succederà quando Milik tornerà abile ed arruolabile e dovrà togliere il posto a un calciatore che, semplicemente, si è rivelato essere un vero e proprio mostro?

Ecco, signori: succederà quello che è successo ieri. E ieri è successa una cosa semplicissima. Ci viene da dire da grande squadra: è iniziata la corsa a un posto da titolare, è iniziata una stagione nuova con due attaccanti per un posto solo, che partono vicini l’uno all’altro in quanto a qualità e possibilità di essere titolare. Si sta ripetendo quanto successo l’anno scorso per il ruolo di esterno sinistro d’attacco, quando Insigne iniziò malissimo la stagione e Mertens ne prese il posto, perché doveva andare così. Poi Insigne ha recuperato, eccome, ma ricorderete cosa successe ad agosto/settembre/ottobre 2016. Dries scalzava Lorenzo mentre Milik toglieva il posto a Gabbiadini. A Napoli vinceva la concorrenzialità democratica, poi annullata dagli infortuni e dalle defezioni.

Certo, c’è il discorso Anaunia che fa da sfondo a questa cosa. Gli avversari, quelli di ieri, non permettono una valutazione realistica. Eppure, sia Arek che Dries hanno dato il massimo. Ferocia agonistica, voglia di farsi vedere, di spingere oltre l’asticella della sfida. Bypassiamo gli avversari e pensiamo ai risvolti psicologici in relazione alle gerarchie di campo. C’è una bellissima sfida, e vincerà solo chi starà meglio.

Turn over

Certo, c’è poi il discorso della possibile rotazione. Del turn over, che ora coinvolge cinque uomini d’attacco veri e propri, perché anche Ounas ha dimostrato di poterci stare, in questo Napoli. Milik e Mertens, Insigne, Callejon e Ounas. Gerarchie stabilite, chiare e delineate. Ma nulla vieta di rompere certi schemi. L’anno scorso, del resto, Gabbiadini doveva partire titolare e Milik doveva cercare di rubargli il posto. Andò proprio così, Arek si rivelò più forte e più adatto allo scopo. Così come accadde subito dopo con Dries Mertens.

Anche quest’anno potrebbe andare così, anzi dovrà andare così: possibilità di scegliere in base alla condizione, in base agli avversari, in base a quello che si vuole fare in campo. Ci sarebbe addirittura anche Pavoletti, ma questo gioco per lui (per il Pavoletti che abbiamo visto finora, almeno) è troppo grande. Il Napoli comincerà a conoscere cosa vuol dire avere un dualismo che vada oltre il vecchio e immarcescibile Mertens-Insigne, si lascerà alle spalle le fagocitazioni di Higuain. In realtà è già successo l’anno scorso a centrocampo, quando all’improvviso Allan e Jorginho si sono trovati a dover fare i conti con chi spingeva da dietro. Ed era giovane e forte. Solo ad Hamsik non è capitato, ma qui siamo su un altro livello di incidenza sul Napoli. Tecnica, tattica, persino narrativa.

Co-titolari

L’idea è quella Benzema-Morata, ovviamente con le dovute proporzioni. Oppure Aguero-Gabriel Jesus, o ancora Suarez-Paco Alcacer. Ci sono gerarchie prestabilite, ma nulla vieta il cambio perché la qualità del sostituto è alta. Non può fare che bene, al Napoli, questa situazione. E chi discute, chi gioca anche solo dialetticamente, sui problemi che potrebbero originarsi da questa sfida, non capisce nulla di calcio. Di grande calcio, almeno, perché la polemica sull’abbondanza fa diventare strumentale quella sulla penuria di calciatori. O viceversa. Nel senso: decidetevi. Oggi il Napoli ha due centravanti di valore europeo. E Sarri ovrà crogiolarsi, partita dopo partita, nel dolcissimo imbarazzo della scelta.

Abbiamo sempre chiesto e voluto questo, dal Napoli. Rosa ampia, alternative, i famosi co-titolari. Li abbiamo avuti, li stiamo avendo piano piano. In tutti i ruoli, step by step. Quest’anno è toccato all’attacco e ai terzini sinistri (Mario Rui, piaccia o meno, avrà più chance da titolare rispetto a Strinic: scommettiamo?), l’anno scorso è stata la volta dei centrocampisti e dei difensori centrali. Questi ultimi erano e sono addirittura in sovrannumero rispetto al gioco degli slot di coppia, cinque per due maglie. Si sta lavorando per creare un piccolo dualismo pure in porta, anche se lì la certezza del ruolo da titolare vale qualcosina in più a livello di sicurezza.

Milik-Mertens è il classico duello tra cavalieri medioevali, con la dama sullo sfondo che sorride compiaciuta perché si sta combattendo per lei. Ecco, quella dama siamo noi. E impariamo a goderci il duello, e immaginiamoci pure qualche volta Insigne e Callejon in panchina, con Ounas-Milik-Mertens in attacco. Potrà capitare, nessun caso, il Napoli di oggi è una squadra forte. È questa squadra. Niente discussioni, niente rotture di scatole, se non quelle interne dei calciatori che vogliono giocare di più. Quelle sono le uniche ad essere veramente sane, magari senza che le radio poi intervistino i procuratori alla prima panchina. Succederà, lo sappiamo già. Facciamo proprio fatica a goderci le cose belle, da queste parti.

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