Mertens: «Sarri mi ha ridato entusiasmo, De Laurentiis ha dimostrato di voler vincere»
L'intervista di Dries Mertens alla Gazzetta: «Sono sincero, mi è dispiaciuto non vincere la classifica cannonieri. Possiamo far male a chiunque».

L’intervista alla Gazzetta
Il Napoli continua la sua operazione media e social. Il ciclo di interviste ai grandi quotidiani nazionali, dal ritiro di Dimaro, si arricchisce del capitolo Dries Mertens. Il belga parla alla Gazzetta dello Sport, e parla di tutto. Passato – recente e lontano -, presente, futuro. Iniziamo dall’ultima stagione: «Deluso dal terzo posto? Non è questo il discorso. Il problema è che abbiamo fatto 86 punti, espresso il più bel gioco in assoluto e battuto diversi record, ma alla fine non abbiamo vinto niente».
La sorpresa per i 28 gol segnati: «Sì, sono rimasto un po’ sorpreso anch’io. Ho cambiato ruolo, sono diventato attaccante. Ma credo che chiunque giochi centravanti è destinato a segnare tanti gol, perché il gioco di Sarri esalta la fase offensiva, c’è sempre la giocata che ti porta a concludere».
Sarri
Sarri, appunto. Un discorso ricorrente, e non potrebbe essere altrimenti. Il tecnico toscano ha letteralmente riscritto il ruolo e la carriera di Dries Mertens, che ha scoperto una nuova e seconda vita in una veste tattica inattesa. «L’infortunio di Milik mi ha cambiato ruolo, Sarri ha avuto quest’intuizione e credo che nemmeno lui abbia mai pensato che potessi rendere tanto. E, poi, c’è un altro particolare. Io non avevo mai giocato con continuità, una volta trovata ho avuto modo di esaltare le mie qualità. Nei primi tre anni mi è capitato di giocare una partita, di segnare anche una doppietta e di ritrovarmi, la domenica dopo, in panchina. Questa situazione mi ha fatto parecchio male, mi ha annoiato tanto, non mi dava la gioia di continuare. Con il mister, il gruppo è unito e gioioso. Quest’anno possiamo fare grandi cose se resteremo tutti uniti».
La città e la prossima stagione
Mertens di nuovo centravanti, ma se Sarri gli chiedesse di giocare di nuovo esterno? «Io non so se in futuro diverrò un allenatore, ma la sua idea d’intendere il calcio è la mia. Se mi chiedesse di tornare al ruolo originario, non mi farebbe piacere ma lo farei, perché se credi in un allenatore devi accettarne le decisioni».
Il rapporto con Napoli: «A me piace Napoli, andare in giro per la città e stare in contatto con le persone. E’ vero, qualche volta è difficile, perché magari vorresti stare in intimità, con la famiglia e invece intorno al tuo tavolo e per strada, c’è sempre qualcuno pronto a chiedere una foto o un autografo. Quanti abitanti ha Napoli? Un milione? Bene, penso che ciascuno di essi abbia uno scatto con me. Dunque ora dovrei stare più tranquillo».
La Juventus, la conferma in blocco della squadra, lo scudetto e altri avversari: «Per il titolo, affrontiamo una squadra con grande esperienza. Noi siamo più giovani, abbiamo più entusiasmo. Loro comprano i migliori, noi dobbiamo percorrere una strada diversa. Qualora dovessimo vincere, il merito sarebbe della squadra, anche se comunque io punto di nuovo al trono dei cannonieri. Mi è dispiaciuto, sono sincero, essere arrivato secondo per un solo gol. Il presidente De Laurentiis? Ha capito il valore di questa squadra, ha fatto dei sacrifici, ha dimostrato di voler vincere. Il progetto mi ha convinto a restare, tutti siamo rimasti con grande felicità. Noi abbiamo perso contro Juve e Real Madrid, campioni d’Italia e d’Europa. Quest’anno, se dovessimo confermarci, possiamo far male a tante squadre anche in Champions League».