ilNapolista

Chiesa, un equilibratore tattico e un figlio di calciatore venuto bene

Chi è, come gioca e cosa rappresenta Federico Chiesa. E cosa rappresenterebbe per il Napoli, in un’eventuale operazione di (fanta)mercato.

Chiesa, un equilibratore tattico e un figlio di calciatore venuto bene

Testa di calcio

Parlando in redazione, la definizione più bella utilizzata per descrivere Federico Chiesa è stata questa: «È un figlio di calciatore venuto bene». Ovviamente, si parla di testa. Di approccio al gioco, di rapporto con il campo, con l’idea stessa di calcio come sport. Ecco, Federico Chiesa ci piace per questo. Perché è un combattente di razza, perché non è un giocatore viziato, vizioso, nel suo calcio e nel suo atteggiamento. È uno che si sacrifica per il bene della squadra, sempre. E che sa anche giocare a pallone, nel senso ludico e spettacolare del termine.

Noi, l’avrete capito, siamo gli iscritti del partito Chiesa. Anzi, forse ne siamo i soci fondatori. Questa mattina, abbiamo ragionato sul mancato acquisto di Berenguer e abbiamo pensato subito a lui. A Federico, al possibile intreccio di mercato sull’asse Pamplona-Torino-Firenze-Napoli. Dalla Navarra alla Campania, con Zapata (che non ha chiuso più col Torino) e Giaccherini in viola e Berenguer in Piemonte. È un puzzle difficile, ma non irreale. I tifosi del Napoli sarebbero pronti a lanciare una petizione su change.org da recapitare a Giuntoli. Chiesa con Ounas e Insigne e Milik: il futuro del Napoli, per iniziare a pensare al (lontano) post-Callejon e post-Mertens.

Caratteristiche

Sì, perché Chiesa è come Berenguer. Cioè, è meglio dello spagnolo ma ha un inquadramento tattico simile. Esterno, di quelli moderni: preferibilmente a destra, può giocare anche a sinistra. Bravo nelle due fasi, poliedrico, presente in ogni momento del gioco. Basta uno sguardo alle sue statistiche per rendersi conto della sua forza: in 27 partite giocate, altrettante occasioni create e interventi difensivi. Perfetto equilibrio, e l’85% della precisione nei passaggi. Chiesa tenta molto la conclusione verso la porta (55 tiri, più di 2 per match), non ha una mira infallibile (il 38% di accuracy, 3 gol segnati), ma non è un calciatore egoista.

Questa inclinazione al tiro nasce da quella che è la sua caratteristica mentale più facilmente percepibile. Parliamo della forza mentale, dell’impegno, che si traduce in sforzo fisico durante il gioco. Chiesa dà sempre l’impressione di essere partecipe al match, la sua media di km percorsi è altissima (circa 10 per match) e i suoi scatti sono importanti, anche fino a 34 km/h. È un calciatore in grado di abbinare il talento all’agonismo, un po’ come richiesto dal calcio moderno. Le esigenze tattiche di pari passo con la forza individuale, sempre. Come visto anche durante gli ultimi Europei Under 21, durante i quali è stato schierato anche a sinistra. A Firenze, con Paulo Sousa, è successo meno. Ma il punto, in chiave Napoli, non è questo.

Callejon

Il punto, per il Napoli, sta tutto nella sua capacità di poter essere un erede di Callejon. Non l’erede determinato, con l’articolo determinativo. Ma “un” erede, con caratteristiche diverse ma con alcuni punti in comune. La differenza sostanziale è che Callejon legge gli spazi, taglia alle spalle del difensore e gioca il pallone con tempistiche differenti, più immediate, più ridotte. José non è un calciatore da scorribanda in driblling, da accelerazione o da azione prolungata; è più immediato, elementare nell’espressione flash del suo talento, determinante in un contesto di gioco minimalista. Chiesa, invece, è più appariscente dal punto di vista della giocata singola, delle finte sull’avversario e del contatto continuo con la palla. È il discorso di prima: la sua foga agonistica si sfoga nel cercare ripetutamente di entrare nelle azioni offensive. E di rimanerci il più a lungo possibile.

Stante queste differenze, perché è plausibile (anzi, auspicabile) pensare a un suo acquisto come vice e post-Callejon? Perché, come lo spagnolo, Federico Chiesa è un equilibratore tattico. Copre l’intera fascia, ha caratteristiche prettamente offensive ma non crea scompensi in fase di non possesso. Una caratteristica genetica, come quella di Callejon (e non “appresa”, come per Insigne), quindi ancora più vicina al calciatore ideale incarnato da José Maria.

L’hype di Chiesa è verificato, assoluto. Per queste sue qualità, per l’età, per una serie di fattori derivanti anche dal fatto di essere italiano. Anzi, questa sua dimensione “nazionale” ribalterebbe anche una consuetudine storicamente verificata, che vede gli atleti italiani, quelli giovani e promettenti, esprimere una certa reticenza per la destinazione partenopea. I precedenti più freschi sono Grassi e Gabbiadini, poi bisogna arrivare fino a Cigarini. Per diversi motivi, nessuno ha convinto davvero. Chiesa potrebbe essere una svolta anche in questo senso. Potrebbe riscrivere la storia di questo mercato del Napoli, e anche un pezzo di Storia con la S maiuscola. Non sarebbe male. Fiorentina permettendo.

ilnapolista © riproduzione riservata