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Nell’anno del primo scudetto il mercato del Napoli fu chirurgico: De Napoli e Ciccio Romano

Il passato (insieme a una giusta contestualizzazione del presente) insegna che il calciomercato può essere chirurgico, non eclatante ma vincente. È il tentativo del Napoli 2017/2018.

La questione dello scudetto

Ci siamo. Dovevano arrivare, questi giorni di giugno. I giorni dell’ansia, della fretta, dei dubbi che strisciano. Che però sono i giorni della memoria corta, anzi cortissima. Il Napoli non ha ancora iniziato il suo calciomercato in entrata. A quindici giorni dal ritiro. Questo è un fatto. Andiamo al di là di cose che abbiamo già scritto, le ripetiamo velocemente: gli investimenti del Napoli si sono concentrati sul rinnovo dei contratti; le altre big hanno annunciato cinque acquisti in tutto (i quattro del Milan più Moreno alla Roma); il Napoli non dovrebbe cedere nessuno, sta resistendo a tutte le offerte per cercare di mantenere l’intero organico dell’ultima stagione.

Detto questo, tutti fatti dimostrati e dimostrabili, andiamo sugli obiettivi. Il Napoli punta allo scudetto? Sì, ha dimostrato di poterlo fare. Qui sta la memoria cortissima: una squadra da 86 punti (e prima in classifica dalla ottava alla trentottesima, praticamente un’intera stagione dei tempi che furono) non cambia nulla, e anzi ha un’età media di circa 26 anni, quindi ha più margini di miglioramento che di deterioramento. Quindi, punta a ripetere una quota simile e quindi al titolo.

Altresì, ci e vi chiediamo: il Napoli è la favorita per lo scudetto? Chiaramente no, c’è la Juventus. Che in ogni caso partirà davanti. Dietro, le altre (vedi sopra) non hanno fatto ancora mercato reale – tranne il Milan, che però perderà Donnarumma. Anzi, alcune (vedasi Roma, con Salah e Manolas/Rudiger sul piede di partenza) saranno costrette a cedere dei calciatori. Il Napoli non ha l’obbligo morale di vincere che ha la Juventus, però può seriamente provarci. Provarci cosa significa? O meglio: qual è la strada più sicura? La conferma dell’organico (da 86 punti) con i puntelli lì dove occorrono o una nuova rivoluzione, dodici mesi dopo?

Ricordare il passato

Ecco, pensiamo di essere stati abbastanza chiari. Con i fatti degli altri, con i fatti nostri. Certo, la questione di Reina poteva essere gestita meglio. Certo, Pavoletti, Maksimovic, Giaccherini. O magari Milik in panchina. Tutti “problemi” da risolvere. Esattamente come gli altri, però: basta leggere/sapere di Dani Alves, Bonucci e Alex Sandro alla Juve; di Perisic all’Inter; di Donnarumma, altroché. Insomma, tutti hanno questi “problemi”. Il Napoli non dovrebbe cedere nessuno, eppure «è immobile sul mercato». Chiedetelo, ai tifosi della Roma: quanto vorreste essere stati o essere immobili come il Napoli? Con Salah al Liverpool e uno tra Rudiger e Manolas probabilmente ceduti. E con Hector Moreno.

Che poi, a Napoli, la memoria è corta e pure a breve termine. Nessuno ricorda le estati degli scudetti 1986 e 1989. Due mercati chirurgici, calibrati sulle esigenze della squadra. Basta andare a leggere e ricordare, una pagina Transfermarkt può dare una mano: nell’estate 1986, il Napoli acquistò De Napoli, Volpecina, Carnevale, Sola, Bigliardi e Muro. Un solo calciatore per l’undici titolare, ovviamente Nando De Napoli. Dall’Avellino. L’altro titolare aggiunto sarebbe stato Carnevale, decisivo però solo a fine anno dopo un lungo rodaggio. La squadra titolare di quel Napoli era Garella, Bruscolotti, Ferrara, Bagni, Ferrario, Renica, Caffarelli, De Napoli, Giordano, Maradona, Romano. Ah, già Ciccio Romano. Acquistato a ottobre, nel fu mercato di riparazione. Dalla Triestina. Come se il Napoli acquistasse un calciatore dell’Ascoli, oggi.

Nel 1990, stessa musica: lo stopper che serviva, poi roba di contorno. Riserve. Marco Baroni, Mauro, i giovani Tarantino e Zola. Ah, già. Zola, che campione. Che investimento. Che colpo di mercato. Dalla Torres, allora Serie C1. Come Gnahoré, quasi come Zerbin. Squadra titolare: Giuliani, Ferrara, Francini, Alemao, Baroni, Corradini (Renica), Crippa, De Napoli, Careca, Maradona, Carnevale.

Coprire i buchi

Ok, il calcio di oggi è un’altra cosa. Ha altre dinamiche. Il Napoli non può pensare di raggiungere la Juventus acquistando calciatori di Lega Pro o Serie B. C’è più distanza economica, quindi anche tecnica. Però il modus operandi può essere lo stesso, su una scala diversa: quali sono le esigenze del Napoli di oggi, se non quelle di migliorare alcuni slot della panchina? Quello che sta provando a fare il Napoli con Ounas, Berengurer, il terzino destro (Widmer?), Meret. Una campagna trasferimenti bilanciata tra le necessità tecniche e i paletti economici. Senza contare Maksimovic e Milik, praticamente due rinforzi per la squadra degli 86 punti. 

Ecco, chiudiamo questo recap della situazione con una domanda a tutti, anche a noi stessi. Come poter far felice una certa fetta di tifoseria? A luglio dell’anno scorso, il Napoli perse Higuain e comprò sette calciatori di grande livello. Non tutti indovinati, può essere. Ma fu attuato un certo progetto tecnico. Il pubblico non è stato contento fino a quando i risultati non sono diventati esaltanti. Quest’anno il Napoli non cede nessuno, si sforza per attuare il progetto tecnico inverso e il pubblico comincia a rumoreggiare. C’è qualcosa che non va.

Se la risposta alla domanda di cui sopra è: dobbiamo fare come la Juventus, ricordiamo a tutti che il mercato eccellente che i bianconeri hanno messo ineisme nel 2016 è stato di fatto sovvenzionato da una cessione. Un fatto dimostrabile e dimostrato. Poi, come dire: se qualcuno crede che potesse/possa esserci un modo, per il Napoli, di “pareggiare” l’organico della Juventus (l’unico che è superiore a quello di Sarri, dopo che la Roma ha ceduto Salah) in questo calciomercato, si faccia avanti. Noi l’ascolteremo.

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