ilNapolista

Napoli-Cagliari: il 5-0 del 1974 e il peso dei gol (anche contro le altre)

Una grande vittoria contro i sardi al San Paolo (doppiette di Clerici e Braglia), e un album di tutte le grandi goleade del Napoli, da Vinicio a Sarri

Napoli-Cagliari: il 5-0 del 1974 e il peso dei gol (anche contro le altre)

Gol, gol, gol

“Il Napoli di….”, il Napoli di Sarri, il Napoli di Vinicio, il Napoli di Maradona. Quante volte, in questi due ultimi campionati, sotto la guida del tecnico di Figline Valdarno, proprio per l’organizzazione in campo e per il bel gioco espresso, si sono fatti paragoni con le squadre di un passato non troppo recente. Il calcio cambia, un gioco così non lo si era mai visto da queste parti, eppure si continuano a tirare in ballo similitudini, forse scomode se consideriamo i periodi in cui hanno giocato gli altri team, che fanno da pietra di paragone con quello attuale.

Oggi ci troviamo di fronte ad un’orchestra dove tutti conoscono il proprio spartito a memoria, con Bianchi e Bigon c’erano tanti splendidi solisti ma anche giocate da calcio spettacolo, in quello del tecnico brasiliano predominava un collettivo in stile ‘orange’. Parliamo di anni ’70, anni ’80 e saltiamo ben due decadi, i novanta e gli anni duemila, che poco hanno dato a livello di spettacolarità e gioco entusiasmante, anzi. E, aggiungiamo in questa sede, di risultati roboanti in termini numerici e di gol. Le 78 reti finora realizzate dagli azzurri, un bottino che potrebbe facilmente superare gli 80 gol anche dopo la gara di sabato col Cagliari ed essere rimpinguato nelle restanti tre partite, portano inevitabilmente a qualche raffronto col passato.

Statistiche e goleade

Ebbene, spulciando i risultati del tempo che fu, emerge come i Napoli di cui sopra non sono stati esattamente delle macchine da gol se non in poche gare rispetto a quelle giocate in totale e in relazione a quelle dell’attuale campionato dove si è superata la soglia dei tre gol già 14 volte. Gli azzurri di Sarri hanno già segnato almeno 3 reti in 10 gare, 4 reti in una gara, 5 reti in 2 gare e 7 reti in una gara. Una macchina da guerra, goleade e reti gonfiate sono state all’ordine del giorno del Napoli edizione 2016/17, lo sono state meno dei Napoli di Maradona e Vinicio che pure hanno una cosa in comune.

Nel torneo del secondo posto col “Lione” di Belo Horizonte il Napoli realizzò un minimo di 3 reti in sei occasioni, esattamente come fece quello di Diego Armando nell’anno dello scudetto dove almeno 3 reti furono segnate unicamente in sei partite. Nell’anno del primo tricolore il Napoli fece goleada solo con l’Empoli al San Paolo, 4 a 0, il 23 novembre del 1986 mentre nell’anno del secondo scudetto bissò con un 4 a 0 al Milan in casa e il decisivo 2 a 4 di Bologna, la gara che mise il campionato in cassaforte.

Tante altre reti

Al di là dei due titoli conquistati, si ricordano il 5 a 0 inflitto al Verona nel 1985, il 6 a 0 al Pescara nel 1987 e il clamoroso 8 a 2 imposto sempre al Pescara nel 1988, tutte gare giocate in ottobre. Dunque, un mese fortunato e poveri abruzzesi che, in due campionati, subirono 14 reti al San Paolo.

Il Napoli di Vinicio, invece, riuscì a segnare 3 reti solo nella gara contro la Lazio nel pareggio di Fuorigrotta ( quello delle famose corna di Chinaglia verso i tifosi della curva ) nel torneo 1973/74 mentre in quello successivo fece tre bellissime “vendemmiate di gol”, il 4 a 0 al Cesena, il 7 a 1 alla Ternana ( chi, nella gara di Bologna di quest’anno, non ha pensato per un attimo a quella partita? ) e il 5 a 0 contro il Cagliari che stranamente richiama ancora quanto successo in questo campionato, questa volta a campi invertiti.

Vinicio uguale spettacolo

Cinque pappine al S. Elia e cinque anche in quel lontano 1 dicembre 1974, l’ultima gara di Canè con la maglia del Napoli, l’addio al calcio di un campione vero, del bomber di cioccolata, come lo ebbe a definire Mimmo Carratelli. È anche vero che nel torneo 1974/75 il Napoli segnò la bellezza di 50 reti in 30 partite ( circa 1,7 a partita ) ma ben 25 furono realizzate in sole sei partite. A prescindere, come avrebbe detto Totò, quella squadra comunque divertiva. Anche se vinceva 1 a 0.

Per amore della verità diremo anche che nel campionato successivo, il primo di Savoldi in azzurro, Vinicio mise a segnò altre due goleade, una a Verona in un magnifico 2 a 4 che tutta la stampa etichettò come “frutto di una squadra che gioca a memoria” ed un’altra nel 4 a 0 inflitto al Perugia in casa, nell’ultima gara della stagione a Fuorigrotta.

Il Cagliari a Fuorigrotta, 1 dicembre 1974

Il Napoli è incazzato nero, il mercoledì di Coppe è andato giù di traverso. La squadra partenopea fu battuta nella gara d’andata degli Ottavi di Coppa U.E.F.A. al San Paolo dai cechi del Banik Ostrava con un secco 2 a 0. Fu una partita strana dove, per la prima volta, si sentirono fischi per la squadra di Vinicio che assolutamente non gradì. Inoltre gli azzurri patirono l’infortunio di Massa dopo un’ora di gioco, sostituito dal poco prolifico Ferradini, e il portiere avversario Michalik fece il fenomeno in più di una occasione.

Un Napoli offensivo, con il trio Clerici, Canè e Braglia in campo contemporaneamente dal primo minuto, non riuscì a trovare la chiave per scardinare la porta nemica. Alla fine non mancò la fiducia, tutti pensavano di poter ribaltare il risultato nella gara di ritorno in Cecoslovacchia e Burgnich in primis dichiarò “La partita non è chiusa”. Invece, come sappiamo, quella di ritorno fu una gara massacrante, giocata su un campo ridotto a pozzanghera nel freddo del paese dell’Est. Il Napoli ce la mise tutta ma il pari 1 a 1 non evitò l’uscita dalla Coppa. E quando la domenica successiva la Juventus venne a Fuorigrotta, i bianconeri vinsero per 6 a 2 perchè gli azzurri non si reggevano in piedi, erano totalmente ‘groggy’.

La partita

Il nuovo mese porta pioggia, la gara col Cagliari si gioca su un terreno pesante e sdrucciolevole, vaste zone del campo risultano totalmente allagate. Il colpo d’occhio, nelle immagini dell’epoca, è quello di un calcio romantico, della domenica alle 14,30. Si notano, infatti, ombrelli ovunque, l’impianto di Fuorigrotta, senza la copertura, sembra dover attendere altre scariche di Giove Pluvio. Nel Cagliari non c’è Riva, infortunato, ma ritorna nel suo vecchio stadio un imbolsito Ottavio Bianchi che tenta di arginare in mediana davanti al “monumento delle autoreti” Niccolai e a quello che resta dello scudetto sardo del 1970, ovvero Nenè. La risposta del Napoli alla sconfitta di Coppe è perentoria e in 16 minuti gli azzurri conducono già per 3 a 0. Braglia di testa, Juliano di capoccia ed ancora Giorgio “Guitar” Braglia con un tiro bomba nel “sette” chiudono la gara.

Nel secondo tempo subito un penalty che Clerici trasforma alla sua maniera e il definitivo 5 a 0, sempre del bomber brasiliano, al ’76 minuto dopo una delle sue classiche caparbie azioni. I   l tandem d’attacco azzurro, dunque, con due doppiette, fa felici i tifosi partenopei e ridà la carica ad una squadra che, con un allenatore del genere, non la poteva mai smarrire. Curiosa una dichiarazione di “Totonno” Juliano nel post partita, qualcosa che somiglia molto a quello che accade oggi con la squadra di Sarri. Il capitano affermò : “Ogni volta che arrivavamo al limite dell’area della squadra ospite avremmo potuto segnare una rete”. Vecchi, infatti, che sostituì il titolare Copparoni dopo soli 20 minuti, fece una serie di parate spettacolo che evitarono un passivo molto più largo.

Reazioni e precedenti

Pacileo diede 8 in pagella a Pogliana e Clerici e 7,5 a Braglia mentre Beppone Chiappella, passato sulla panchina dei sardi, incassò e portò a casa, con un po’ di nostalgia, una sconfitta che restò negli annali. E a proposito di punteggi rotondi: il Napoli non vinceva 5 a 0 dalla gara col Varese nel torneo 1967/68 quando Orlando con una doppietta, Canè, Barison ed un’autorete demolirono la squadra lombarda. In panchina, col numero 12, in quella gara c’era Carmignani. Che, immaginiamo, non si divertì molto come quando, da titolare del Napoli, rivide un’ altra cinquina. Stavolta nella porta avversaria.

ilnapolista © riproduzione riservata